Il presidente ucraino si dice pronto a sottoporre a referendum il piano di pace se la Russia lo accetterà nei prossimi sessanta giorni. Mosca frena: «Kiev ed Europa vogliono affossare l’accordo»
Volodymyr Zelensky e Donald Trump si incontreranno il 28 dicembre, nella residenza del presidente degli Stati Uniti a Mar-a-Lago, in Florida. Lo ha annunciato il presidente ucraino la mattina del 26 dicembre su X, affermando che «molto potrà essere deciso prima dell’anno nuovo». Ai giornalisti ha poi spiegato che al centro dei dialoghi ci sarà il piano di venti punti per la pace, «pronto al 90 per cento», ma anche le «garanzie di sicurezza, il Donbass e la centrale nucleare di Zaporizhzhya». E che è pronto a sottoporre a referendum il piano di pace se la Russia lo accetterà nei prossimi sessanta giorni.
Trovare un accordo su questi ultimi due punti sarà la parte più difficile dal momento che il presidente russo Vladimir Putin ribadisce da giorni di volere il controllo di entrambi. Come riporta la rivista russa Kommersant, da una parte il capo del Cremlino sta discutendo con Washington una co-gestione della centrale nucleare senza Kiev. Dall’altra continua a chiedere la totale cessione del Donbass, comprese le parti non conquistate. Secondo il viceministro degli Esteri russo, la soluzione sarebbe vicina, ma Kiev e l’Europa sembrano «rafforzare gli sforzi per affossare l’accordo».
La posizione europea
Zelensky ha affermato che l’incontro con Trump avrà lo scopo di «finalizzare tutto, il più possibile, per arrivare alla pace». Una pace da cui però l’Europa sembra essere sempre più esclusa. «Sarò in contatto costante con loro, vorremmo che gli europei fossero presenti», ha detto il presidente ucraino. «Come minimo, ci collegheremo online».
Il consigliere presidenziale di Kiev, Mykhailo Podolyak, ha poi affermato che Francia, Germania, Turchia e Gran Bretagna sarebbero «pronti a inviare truppe in Ucraina dopo la fine della guerra» per deterrenza e mantenimento della pace. Questi quattro paesi hanno già dato il loro assenso, «altri stanno ancora valutando». Una possibilità che ha subito causato tensioni interne all’Unione, in particolare con Budapest. Il capogruppo del Ppe al Parlamento europeo, Manfred Weber, in un'intervista a Die Zeit, ha infatti auspicato di vedere i soldati tedeschi in Ucraina per la pace e sotto la bandiera Europea. Affermazione a cui ha risposto il portavoce del premier ungherese Viktor Orban, Zoltan Kovacs. «Questa dichiarazione dimostra chiaramente che alcune parti di Bruxelles rimangono dalla parte della guerra, mentre gli ungheresi sono dalla parte della pace».
Sul tema non si è espressa ancora l’Italia che il 29 dicembre, nell’ultimo Consiglio dei ministri, approverà il decreto per prorogare la possibilità di inviare armi all’Ucraina nel 2026. Intanto però ad attaccare Roma è stata l’ambasciata russa in Italia che il 25 dicembre, con un post su X, ha scritto: «L’ucrainizzazione dell’Italia va avanti».
Natale in guerra
Nonostante gli sforzi per arrivare alla pace, neanche il Natale ha fermato le bombe russe. Tra la notte del 25 dicembre e le prime ore del 26, sono state duramente colpite le regioni ucraine di Zaporizhzhya, Donetsk e Kherson. L’amministrazione militare di Kostiantynivka, nel Donetsk, ha avvertito che ormai non ci sono più luoghi sicuri per la comunità e che l'evacuazione rimane il modo più efficace per proteggere vite umane. Sempre nella notte di Natale le sirene d’allarme antiaereo hanno suonato in tutto il sud del paese tra Odessa, Mykolaiv e Dnipropetrovsk. Il bilancio è di almeno cinque morti e diciannove feriti, come riportato dai governatori delle aree colpite. Da parte dell’Ucraina c’è stata una risposta più mirata e strategica. Il ministero della Difesa di Mosca ha fatto sapere che la difesa aerea russa ha distrutto 77 droni ucraini in vari punti del proprio territorio. Il 25 dicembre Kiev ha invece danneggiato con un missile di fornitura inglese un’importante raffineria di petrolio a Novošachtinsk, nel sudovest della Russia. Il colpo ucraino più duro però è arrivato alla Vigilia quando l’intelligence di Kiev è riuscita a piazzare l’ennesima bomba a Mosca che ha ucciso tre persone, tra cui due agenti della polizia. Pochi giorni prima un’autobomba aveva ucciso un generale di alto rango poco lontano.
L’appello di papa Leone XIV
«Preghiamo in modo particolare per il martoriato popolo ucraino: si arresti il fragore delle armi e le parti coinvolte, sostenute dall'impegno della comunità internazionale, trovino il coraggio di dialogare in modo sincero, diretto e rispettoso». Ha parlato così papa Leone XIV durante il suo messaggio natalizio Urbi et Orbi del 25 dicembre. Il pontefice, davanti a 26mila persone in piazza San Pietro, ha invitato al dialogo, alla pace e alla riconciliazione. È la prima volta dal 1994 che un papa celebra questa funzione di persona, l’ultimo era stato Giovanni Paolo II. Altra novità sono stati gli auguri fatti in dieci lingue, tra cui latino, cinese e arabo. L’ultimo a farlo fu sempre Wojtyla.
Nella preghiera Leone XIV ha lanciato un appello di pace non solo per l’Ucraina ma anche per chi vive nelle «tende di Gaza», invitando a ricordare tutte le «guerre dimenticate» nel mondo. Tra queste il papa ha citato «i fratelli e le sorelle del Sudan, del Sud Sudan, del Mali, del Burkina Faso e della Repubblica Democratica del Congo» ma anche Myanmar, Tailandia e Cambogia.
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