Trattative dietro le quinte tra Israele e Hamas fino all’ultimo momento: i miliziani insistono sul rilascio di Barghouti. Lo Stato ebraico pronto alla liberazione di circa 2000 palestinesi: tra loro anche ergastolani e minori. Dall’Egitto arrivano via Rafah i primi convogli con cibo, forniture mediche, carburanti. Un tir preso d’assalto a Khan Yunis
Tel aviv – Settecentotrentasette giorni. La prigionia degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas, quelli sopravvissuti, è durata più di due anni. Le piazze di Tel Aviv sono pronte al loro ritorno, alla fine di un giorno che è stato un vortice di emozioni, condizionato da frenetiche trattative dietro le quinte in corso tra il governo Netanyahu e i leader del gruppo islamista.
Gli ospedali israeliani hanno sviluppato protocolli avanzati: alloggi per le famiglie, trattamento per la fame e assistenza psicologica. Ci sono migliaia di persone radunate a Tel Aviv, nella piazza rinominata “degli ostaggi” l’attesa scandita con immagini live: qui le bandiere americane e quelle israeliane sono un tutt’uno e il volto di Donald Trump è onnipresente. «Ti amiamo presidente Trump», recitano i cartelli dei manifestanti. Su un grattacielo campeggia un’enorme grafica che titola: «Thank You Mr. President». Nessun cenno al premier, Benjamin Netanyahu.
Tutti in piazza
Per due anni le famiglie degli ostaggi hanno manifestato incessantemente per chiederne il rilascio. «Andava fatto prima», confessa sottovoce una donna, venuta qui con un’amica. «Hamas aveva accettato il rilascio diverse volte, ma Netanyahu ha sempre violato ogni accordo». Un boato si solleva dalla piazza quando prende parola Einav Zangauker, madre di Matan, rapito nell’attacco di Hamas del 7 ottobre, e una delle personalità più attive nel movimento per la liberazione degli ostaggi.
Dei 47 ostaggi nelle mani di Hamas, 20 sarebbero vivi e 27 morti. I miliziani hanno fatto sapere ieri che la liberazione avverrà in diversi punti della Striscia. A seguito del rilascio dovrebbe iniziare anche la liberazione dei circa 2.000 prigionieri palestinesi sepolti nelle carceri israeliane, molti di loro arrestati senza nessuna accusa formale e costretti a condizioni detentive disumane.
Tra questi vi sono 250 ergastolani condannati per attentati e omicidi, a cui si aggiungono 1.722 incarcerati dal 7 ottobre di due anni fa, non coinvolti nell’attacco di Hamas. Tra questi ci sono anche 22 minorenni. I bene informati fanno sapere che l’elenco fino all’ultimo è al centro di serrate trattative tra le parti. Tra i nomi in discussione vi è incertezza sul rilascio di Marwan Barghouti, storico e amato leader della resistenza palestinese, in carcere dal 2002, considerato terrorista da Israele.
L’entusiasmo per il rilascio degli ostaggi lascia spazio a sentimenti contrastanti. Alon-Lee Green, storico attivista per i diritti umani e leader di Standing Together, movimento misto israelo-palestinese, racconta bene lo stato d’animo della piazza: «Sono felice, ma scettico. Troppe incertezze sul futuro di Gaza e del popolo palestinese. Aspettavamo da tempo questo momento e ne siamo felici, ma speriamo che ci sia qualcosa di più oltre alla liberazione degli ostaggi».
E aggiunge: «Questo è solo un cessate il fuoco, non un vero processo di pace, nonostante quel che dice Trump. Ora è il momento di lottare per la pace e la giustizia. Bisogna porre fine al genocidio, all’occupazione e al sistema di apartheid imposto ai palestinesi. Senza uguaglianza tra israeliani e palestinesi, senza la possibilità per questi ultimi di avere uno Stato e la loro libertà, un’altra guerra arriverà. È solo questione di mesi, se non settimane».
Nel frattempo, dopo mesi di assedio totale, circa 400 camion di aiuti umanitari partiti dall’Egitto sono finalmente entrati nella Striscia di Gaza attraverso i valichi di Rafah e Kerem Shalom, chiusi per mesi. A bordo, tonnellate di generi alimentari, forniture mediche e carburante, destinati a una popolazione allo stremo. Le immagini diffuse dall’emittente Sky News mostrano uno dei tir preso d'assalto da decine di persone a Khan Yunis, nel sud della Striscia.
Secondo le Nazioni Unite, sarebbero necessari almeno 600 camion al giorno per cominciare a rispondere alla gravissima crisi umanitaria in corso. La tregua firmata venerdì scorso tra Israele e Hamas — mediata da Qatar, Egitto e Turchia — ha permesso questa prima apertura. Restano però irrisolti i nodi principali: disarmo di Hamas, futuro della Striscia e garanzie internazionali.
Per mesi, Israele ha bloccato l’ingresso di cibo, acqua e medicinali nella Striscia, le stesse istituzioni internazionali hanno certificato la carestia. Gran parte delle organizzazioni internazionali non ha potuto operare sul territorio, aggravando ulteriormente la situazione.
Quasi solo macerie
Dopo il parziale ritiro dell’esercito israeliano dalla Striscia, dove controlla ancora il 53 per cento del territorio, migliaia di palestinesi hanno iniziato a muoversi verso nord a piedi, portando con sé il poco che è rimasto. Le immagini sono drammatiche. Città e quartieri rasi al suolo. Così come la vita al loro interno: scuole, caffè, ristoranti. Si torna verso ciò che una volta erano case, oggi cumuli di macerie e ossa. Il bilancio è spaventoso: 67.074 i morti e 169.430 i feriti in due anni, secondo l’ultimo bilancio del ministero della Sanità della Striscia. Secondo un rapporto pubblicato a febbraio dalle Nazioni Unite i costi per la ricostruzione della Striscia sono stimati in oltre 53 miliardi di dollari.
La situazione umanitaria resta gravissima. «Nei prossimi giorni le agenzie dell’Onu riprenderanno i convogli umanitari verso il nord per rifornire ospedali e ripristinare la distruzione idrica e alimentare nelle aree più colpite», spiega Loris De Filippi, operatore umanitario Unicef, da Rafah.
E ancora: «La situazione negli ospedali resta al collasso con un tasso di occupazione letti superiore al 200 per cento. I pazienti si trovano in corsie sovraffollate dove a volte tre neonati condividono una sola incubatrice. Nelle ultime settimane sono morte più di 459 persone per denutrizione, di cui 154 bambini. Il 58 per cento dei farmaci essenziali è esaurito».
© Riproduzione riservata



