Leone XIV ha concluso il suo primo viaggio apostolico che lo ha portato in Turchia e Libano con un forte appello per la pace in Medio Oriente pronunciato di fronte a circa 150mila persone accorse da tutto il Libano per la messa conclusiva celebrata dal pontefice nell’area del “Beirut Waterfront”.

«Il Medio Oriente ha bisogno di atteggiamenti nuovi, per rifiutare la logica della vendetta e della violenza - ha detto il papa - per superare le divisioni politiche, sociali e religiose, per aprire capitoli nuovi all’insegna della riconciliazione e della pace. La via dell’ostilità reciproca e della distruzione nell’orrore della guerra è stata percorsa troppo a lungo, con i risultati deplorevoli che sono sotto gli occhi di tutti. Occorre cambiare strada, occorre educare il cuore alla pace».

Poi, sul volo che lo riportava a Roma, conversando con i giornalisti in merito alla possibilità che la Santa Sede eserciti un’attività di mediazioni con i tanti attori nel conflitto in Libano e in Medio Oriente in generale, ha detto: «Durante questo viaggio» in Libano «ho avuto anche incontri personali con rappresentanti di diverse gruppi che rappresentano autorità, persone e gruppi, che hanno a che vedere con i conflitti interni e internazionali nella regione», ma «su questo non dichiariamo in pubblico, nelle strade, lavoriamo dietro le quinte. È quello che abbiamo fatto e continuiamo a fare».

Alla domanda se avesse ricevuto il messaggio di Hezbollah e quale sia la posizione della Santa Sede, Leone ha risposto: «Sì l'ho visto», l'obiettivo è «cercare di convincere le parti a lasciare le armi e la violenza e di venire insieme al tavolo del dialogo per cercare risposte e soluzioni che non sono violente». È questa «la proposta da parte della chiesa».

Attacchi e lotta armata

In effetti, in un breve discorso di congedo dal paese dei cedri, dall’aeroporto internazionale Rafiq Hariri, Prevost era tornato su alcuni dei temi più politici della sua visita, toccando il tema del conflitto che sta devastando la regione mediorientale da due anni. Ha fatto, in questa occasione, riferimenti espliciti agli attacchi di cui è vittima il Libano, e alla risposta armata quale strada che non porta a nulla.

«Cessino gli attacchi e le ostilità. Nessuno creda più che la lotta armata porti qualche beneficio», ha affermato infatti il pontefice, che poi ha aggiunto: «Le armi uccidono, la trattativa, la mediazione e il dialogo edificano. Scegliamo tutti la pace come via, non soltanto come meta!». In trasparenza nelle parole del vescovo di Roma si vedono sia Israele che Hezbollah.

Una foto dalla conferenza stampa di Leone XIV sul volo di ritorno dal suo viaggio apostolico in Libano e Turchia (FOTO ANSA)
Una foto dalla conferenza stampa di Leone XIV sul volo di ritorno dal suo viaggio apostolico in Libano e Turchia (FOTO ANSA)
Una foto dalla conferenza stampa di Leone XIV sul volo di ritorno dal suo viaggio apostolico in Libano e Turchia (FOTO ANSA)

Ancora, parlando sul volo che lo riportava in Italia, il papa ha affermato: «So che in Europa sono presenti tante paure, ma il più delle volte sono generate da persone che sono contro l'immigrazione e che provano a tenere fuori le persone che possono venire da un altro paese, di un'altra religione, un'altra razza». Per il pontefice «una delle cose positive di questo viaggio è aver attirato l'attenzione del mondo sulla possibilità che il dialogo e l'amicizia tra musulmani e cristiani è possibile. Penso che una delle grandi lezioni che il Libano può insegnare al mondo è precisamente mostrare una terra in cui l'islam e la cristianità sono entrambi presenti e si rispettano e c’è la possibilità di vivere insieme ed essere amici».

«Io penso che questa sia una lezione importante – ha aggiunto - da ascoltare in Europa e in Nord America. Dovremmo forse avere un po' meno paura e guardare ai modi di promuovere un dialogo autentico e il rispetto».

La preghiera al porto

La mattinata era cominciata con un suggestivo momento di preghiera silenziosa fatto dal papa al porto di Beirut, nel luogo dove il 4 agosto del 2020 si verificò una spaventosa esplosione che causò 213 morti, circa 3.000 feriti e un numero enorme di sfollati. Andarono distrutti interi quartieri oltre a una infrastruttura decisiva per l’economia libanese. L'esplosione fu causata da un quantità enorme di nitrato di ammonio, sostanza utilizzata per produrre esplosivi, depositata nel porto nel 2014, e lasciata incustodita per alcuni anni.

I familiari delle vittime, che hanno incontrato il papa, chiedono da tempo che sia fatta giustizia. Tuttavia, i procedimenti giudiziari sono stati fermati nel corso degli anni da vari settori politici libanesi. Importante risulta in tal senso il fatto che il pontefice abbia voluto pregare da solo e poi abbia trascorso del tempo ad ascoltare i parenti delle vittime che, commossi, hanno abbracciato il papa chiedendogli di aiutarli ad avere giustizia.

Un’eco di questo incontro c’è stato nel discorso finale del pontefice: «Mi ha toccato il cuore la breve visita al porto di Beirut, dove l’esplosione ha devastato non soltanto un luogo, ma tante vite. Ho pregato per tutte le vittime e porto con me il dolore e la sete di verità e di giustizia di tante famiglie, di un intero paese», ha detto.

Il papa, nel corso della conferenza stampa sull’aereo, ha affrontato anche altri temi di politica internazionale, ha detto che l’Italia può giocare un ruolo importane nella mediazione fra Russia e Ucraina. A proposito della crisi in Venezuela, Leone ha spiegato che non va cercata la soluzione militare: «Le voci che vengono dagli Stati Uniti cambiano con una certa frequenza, a volte bisogna vedere. Da un lato sembra che c'è stata una conversazione al telefono tra i due presidenti, dall'altro lato c'è questo pericolo, questa possibilità» di «un'operazione anche invadendo il territorio venezuelano. Credo che sia meglio cercare maniere di dialogo, forse anche con la pressione economica, ma cercando un altro modo».

Infine, sempre sul volo di ritorno, ha detto che il suo prossimo viaggio sarà in Africa: «Personalmente spero di andare in Algeria per visitare i luoghi della vita di Sant'Agostino, ma anche per continuare il discorso del dialogo, della costruzione di ponti tra il mondo cristiano e il mondo musulmano».

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