Più Emmanuel Macron reprime il dissenso, più la mobilitazione si amplia e si approfondisce. In Francia non c’è solo la protesta contro la riforma delle pensioni, che è diventata ormai una protesta contro il deficit democratico. C’è anche la rivolta contro i mega-bacini e cioè per il clima e la gestione equa di una risorsa sempre più scarsa: l’acqua. E la novità è che tutti questi diversi livelli di protesta – attivi già da mesi – sono ormai sempre più intrecciati fra loro.

Tutte queste istanze – per il welfare, per il tempo di vita, per l’acqua, per il clima, per la democrazia – sono in fondo un’unica lotta per una società più giusta. E più il ministro degli Interni Gérald Darmanin usa il pugno di ferro, più il presidente Emmanuel Macron nega risposte istituzionali a questa crisi multipla, più si intravede – dietro la coltre fumogena delle granate della polizia – una visione alternativa di Europa.

Città e campagne

Tutto il paese è in rivolta, dalla capitale ai terreni agricoli. Questo martedì si è svolto un nuovo sciopero generale contro il piano di Macron e del governo Borne di spostare a 64 l’età pensionabile, e si tratta della decima giornata consecutiva di mobilitazione: la premier ha approvato la riforma scavalcando l’assemblea nazionale con la leva dell’articolo 49.3 della Costituzione.

Il progetto non conta né su una maggioranza parlamentare quindi, né popolare: la stragrande maggioranza dei francesi è contro. «E la gente è furiosa: prende coscienza che si va ben oltre la crisi sociale. Questa è una crisi democratica. Macron è una sorta di monarca che dall’alto del suo palazzo reale osserva la folla con atteggiamento indifferente», per dirla con la leader della Sinistra europea Manon Aubry.

Oltre alla crisi sociale e democratica, è la crisi climatica a deflagrare. L’epicentro del dissenso si trova in questo caso a Sainte-Soline, dove questo weekend si sono svolte le proteste. Già in autunno, sindacati, ambientalisti di diversa estrazione, partiti di sinistra ed ecologisti si erano mobilitati contro il progetto dei mégabassines, bacini di raccolta d’acqua che in un contesto di crisi idrica concentrano enormi quantità di risorse a vantaggio di un pugno di agroindustriali, per agricoltura intensiva dannosa per il clima.

Ma proprio come è successo con le pensioni, Macron – che a parole si presenta come il presidente del clima ma nella pratica agisce in direzione opposta – e il governo Borne hanno ignorato le manifestazioni di dissenso. Oltre a ignorare le istanze di chi protesta – come per le pensioni, anche tanti giovanissimi – la Macronie, il regime macroniano, ha represso e demonizzato il dissenso.

Repressione e alternative

I mégabassines sono stati militarizzati. I manifestanti sono stati criminalizzati. Anche qui, vediamo maturare una strategia che era chiara già in autunno: all’epoca, Darmanin aveva definito «ecoterroristi» gli ambientalisti in protesta; e questo martedì il ministro dell’Interno è arrivato a imporre lo scioglimento dell’organizzazione ecologista Les Soulèvements de la Terre.

Sin dalle legislative di giugno, e ancor più da quando l’articolo 49.3 è stato innescato, la principale strategia di contrattacco dei macroniani consiste nel diabolizzare la sinistra ecologista, spostando il cordone sanitario contro la gauche. Ma la scelta di ignorare le proteste finisce per saldarle ancora di più in una visione comune alternativa.

Cosa accomuna i megabacini alla riforma delle pensioni? «Anzitutto le violenze della polizia», risponde l’eurodeputato francese Benoît Biteau, che è ecologista, contadino e agronomo. Già con le proteste sulle pensioni si erano moltiplicate le denunce per la repressione violenta da parte delle forze dell’ordine: da Amnesty al Consiglio d’Europa, dal sindacato dei giornalisti alla garante dei diritti.

Le testimonianze da Sainte-Soline aggiungono ulteriori elementi agghiaccianti: due manifestanti sabato sono finiti in coma; oltre alle ferite per i lanci di granate da parte delle forze dell’ordine, pure i soccorsi sono stati rallentati, secondo i resoconti dei presenti.

Tutto questo non fa che alimentare la rabbia dei manifestanti: «Questo è il presidente del capitale», dice l’eurodeputato verde Biteau. Che sia per l’acqua o per le pensioni, la protesta cresce come un’onda, e a cavalcarla ci sono tantissimi giovani.

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