È il quinto bombardamento sulla rete elettrica di Kiev a dicembre: tre morti, dodici feriti. Il Cremlino stronca l’ottimismo sui colloqui. Nel Donbass gli ucraini si ritirano da Siversk
Quasi quattro milioni di ucraini sono rimasti completamente senza corrente elettrica dopo l’ultimo massiccio attacco aereo che la Russia ha scatenato sull’Ucraina, proprio mentre le temperature in gran parte del paese sono precipitate sotto zero. Oltre 580 droni suicidi e più di cinquanta missili hanno bersagliato il paese e le sue infrastrutture elettriche per tutta la notte, uccidendo tre persone e ferendone altre 12.
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, aveva avvertito i suoi cittadini solo due giorni fa: preparatevi a un’escalation di attacchi aerei nel periodo di Natale. E il bombardamento è puntualmente arrivato.
Il ministero della Difesa russo lo ha definito «un attacco di precisione contro industrie della difesa e gli impianti elettrici che li alimentano», arrivato «in risposta agli attacchi terroristici dell’Ucraina contro obiettivi civili in Russia».
I soccorritori ucraini riportano che missili e droni hanno preso di mira soprattutto linee e stazioni elettriche. Secondo la compagnia elettrica nazionale ucraina, quello di martedì è stato il nono attacco su larga scala contro le infrastrutture energetiche del paese nel corso del 2025, il quarto nel solo mese di dicembre.
Negli ultimi mesi, l’aviazione russa ha lanciato migliaia di droni e missili contro la rete elettrica ucraina, nel tentativo di isolare il paese e lasciare il maggior numero di persone e industrie prive di energia e riscaldamento, nel pieno dei mesi invernali.
Martedì sera, tre regioni nell’ovest dell’Ucraina, Ternopil, Khmelnytskyi e Rivne, sono rimaste completamente senza elettricità, mentre quasi tutto il resto del paese ha subito blackout fuori programma.
Ma l’aviazione russa continua anche a prendere di mira il porto di Odessa e le imbarcazioni commerciali che vi sostano, tornate bersaglio dopo una serie di attacchi della marina ucraina contro navi da carico e petroliere russe. I droni russi hanno colpito una nave battente bandiera libanese che stava imbarcando soia.
Quasi tutti i missili intercettati sono stati abbattuti da jet F-16, ha detto il comando dell’aviazione ucraina. Un dato dovuto non soltanto alle capacità di piloti e aerei, ma anche al fatto che «i missili antiaerei non ci stanno arrivando in quantità sufficiente».
Il presidente Zelensky ha chiesto ancora una volta agli alleati di rafforzare la pressione sulla Russia: «Questo attacco russo segnala in modo estremamente chiaro le priorità della Russia – ha commentato Zelensky – Un attacco alla vigilia di Natale, quando le persone desiderano semplicemente stare con i propri cari, a casa, al sicuro. Un attacco arrivato nel mezzo dei negoziati per far finire questa guerra».
Nessuna svolta
Negoziati che però, per ora, continuano a non portare da nessuna parte. A Miami, gli americani non sono riusciti a trovare una mediazione sul futuro del Donbass che mettesse d’accordo russi e ucraini. I negoziatori impegnati in Florida sono tornati nei rispettivi paesi per fare rapporto. Zelensky ha ascoltato Rustem Umerov, l’ex ministro della Difesa lambito dagli ultimi scandali sulla corruzione e, a dispetto della mancanza di risultati concreti, ha definito gli incontri «produttivi». Ha poi ribadito: «Ogni attacco russo all’Ucraina e gli intensi assalti russi sul fronte dimostrano che la determinazione dell’Ucraina a porre fine alla guerra è molto superiore a quella della Russia, e questo deve essere corretto aumentando la pressione del mondo sull’aggressore».
A Mosca, il Cremlino ha ricevuto il rapporto dell’inviato russo Kiril Dmitriev, e la reazione è stata, come da attese, piuttosto fredda. «Non possiamo dire che siano stati compiuti progressi significativi», ha detto il viceministro degli Esteri Sergei Rjabkov, mentre Dmitri Peskov, portavoce del presidente russo, ha negato che i colloqui a Miami abbiano rappresentato una «svolta», una parola usata poche ore prima dal vicepresidente americano JD Vance. Il problema, per Mosca, è che il testo elaborato da americani e ucraini non include il ritiro di Kiev dal Donbass, condizione che Mosca ha definito essenziale.
Ritirata da Siversk
Sul fronte di terra, le forze armate ucraine hanno annunciato il ritiro da Siversk, una cittadina nella parte più settentrionale della regione di Donetsk. Si tratta di una località strategica, a cavallo di un fiume e situata lungo l’importante via di rifornimento che da Kharkiv scende verso Kramatorsk, la capitale del Donbass ancora sotto controllo ucraino. I russi avevano annunciato la conquista della città due settimane fa, quando gli ucraini controllavano ancora la sponda occidentale.
Il comando ucraino dice che la città si trova ancora sotto tiro e che le vie logistiche nemiche sono interrotte, quindi non ci sono da attendersi sfondamenti nell’immediato. Con tutte le attenzioni concentrate sul fronte meridionale di Pokrovsk, la caduta di Siversk rischia di creare una seconda minaccia per il Donbass ucraino, l’area non più grande del Molise intorno a cui ruota il futuro di questa guerra e dei negoziati di pace.
© Riproduzione riservata


