La commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatović, ha denunciato l’arresto di quattro attivisti, che stavano aiutando i migranti a trovare un luogo protetto in Polonia, al confine con la Bielorussia. Rimarranno in custodia cautelare per tre mesi, accusati di traffico illegale di esseri umani, rischiando fino a 8 anni di carcere.

  • Il loro arresto e «la prosecuzione», dice la commissaria, «è un tentativo di criminalizzare l’aiuto umanitario». Mijatović chiede quindi alla Polonia di fermare le persecuzioni contro i difensori dei diritti umani nella zona di confine
  • «Quando hanno aiutato i rifugiati dall’Ucraina erano eroi, ora per aver fornito lo stesso aiuto a Podlasie, sono criminali», ha denunciato l’organizzazione a cui appartengono gli attivisti arrestati, Grupa Granica, attiva nel fornire aiuto a migranti e rifugiati. Stavano fornendo aiuti umanitari a una famiglia con sette bambini, rimasta bloccata al confine da 7 mesi e da giorni nella foresta senza cibo, acqua e riparo. Gli attivisti non hanno aiutato i migranti ad attraversare il confine, precisa Grupa Granica, ma si sono limitati a fornire loro beni di prima necessità.
  • È infatti diverso l’atteggiamento della Polonia verso chi fugge dall’Ucraina e chi arriva invece dal confine bielorusso, dove i migranti vengono respinti alla frontiera, subiscono violenze o rimangono bloccati al freddo. La Polonia, mentre accoglie oltre due milioni di profughi ucraini – secondo i dati dell’Unhcr al 24 marzo erano 2,206,119 – ha creato una zona inaccessibile agli attivisti e ai mezzi d’informazione, di fatto impedendo un sostegno ai profughi e un controllo su ciò che accade lungo il confine con la Bielorussia, dove ai migranti viene ostacolata la possibilità di presentare richieste di protezione internazionale.

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