Fabbriche, centrali elettriche, stazioni ferroviarie, edifici. Da mezzanotte fino all'alba di sabato 6 dicembre, contro questi bersagli, la Russia ha fatto piovere missili cruise dai suoi bombardieri Tupolev. Tre missili ipersonici Kinzhal, accompagnati da droni, hanno mirato a Kiev, precipitata in parte nel buio. Scie di fuoco nei cieli ucraini producono black out in otto regioni, ma in ben di più sono risuonate le sirene che avvertivano delle operazioni d'attacco in corso: i cittadini scappano in rifugi e bunker, raggiungono le metropolitane di tutto il Paese. Numerose le esplosioni registrate a Poltava, Lutsk, Odessa, Zaporizhzhia, Dnipro, Zaporizhzhia, Chernihiv.

Una casa a Bucha è stata inghiottita dalle fiamme. La gittata degli ordigni di Mosca è stata più ampia dei giorni precedenti: hanno mirato alle regioni occidentali e hanno raggiunto Leopoli, Ternopil e Khmelnytskyi. Molti feriti e sorprendentemente nessun morto, nonostante la disintegrazione estesa delle infrastrutture: a Fastov, lontana una cinquantina di chilometri dalla capitale, la stazione non esiste più, è stata completamente rasa al suolo.

Squadre d'emergenza coordinate sono al lavoro senza sosta per spegnere fiamme e riparare gli impianti, soprattutto quelli termoelettrici, che proteggono dal gelo invernale. Obiettivo della strategia russa sembra essere proprio questo: estendere la devastazione, accanirsi contro le centrali energetiche, disintegrarle e vanificare ogni tentativo di ricostruzione.

Caccia polacchi in volo

Per gli attacchi a lungo raggio russi, a scopo preventivo, Varsavia ha fatto levare in volo i suoi caccia. Lo ha reso noto il comando operativo delle forze armate polacche che però non hanno registrato alcuna violazione dello spazio aereo nazionale. Altrove, invece, non mancano sconfinamenti. Quasi ogni settimana la Svezia intercetta i russi: i loro sottomarini sono nel Baltico, è ormai routine avvistarli nei binocoli, negli anni aumentano.

Il capo delle operazioni della marina di Stoccolma, Marko Petkovic, non ha dubbi: Mosca sta «rafforzando costantemente» la sua presenza in una regione che più di altre in Europa teme la capacità aggressiva delle sue forze. L'era delle minacce – così l'ha chiamata il ministero britannico quando, il mese scorso, ha individuato una nave di spia russa nelle sue acque – è cominciata e non si ferma. La Svezia per prepararsi a resistere ha partecipato alle Playbook Merlin 25, esercitazioni che hanno coinvolto nove paesi, tra cui Germania, Francia e Stati Uniti, per affinare procedure di risposta a potenziali incursioni sottomarine.

La tattica russa

Questa ultima campagna d'attacchi contro l'Ucraina dimostra che la Russia non cambia tattiche. Picchetta e martella per erodere le capacità difensive di Kiev, per logorare quelle morali. Lo rivendica il suo esercito ufficialmente: «È stato lanciato un massiccio attacco con missili ipersonici Kinzhal sugli impianti energetici ucraini in risposta agli attacchi terroristici di Kiev». L'aviazione del Cremlino, che ha riferito di aver abbattuto un centinaio di droni ucraini nelle ultime ore, non allenta la presa, non si disimpegna dalle operazioni mentre è in corso la fragile scalata negoziale verso la fine del conflitto (che qualcuno, forse erroneamente,  intravede).

Nuovi colloqui a Miami

Un altro round di colloqui tra Stati Uniti e Ucraina si tiene a Miami. Il segretario del Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale ucraina, Rustem Umerov, ha ribadito che «agli Usa abbiamo confermato che la priorità di Kiev è l’indipendenza del Paese» e che si mira a raggiungere una sovranità che «garantisca la sicurezza degli ucraini e offra una base stabile per un futuro democratico». Compie un passaggio obbligato sulla «prosperità futura» comune, quella post-bellica, sono formule di rito vaghe per un impegno per la pace che deve essere invece definitiva e seria. Umerov e il capo di Stato Maggiore ucraino, Andriy Hnatov, hanno concordato col team americano composto dall'inviato di Donald Trump, Steve Witkoff, e dal marito di sua figlia, Jared Kushner, «che i progressi reali verso un accordo dipendono dalla volontà della Russia nel dimostrare un impegno serio per una pace duratura».

Incubo Chernobyl

La certezza che il conflitto possa davvero finire assomiglia allo stato attuale della cupola protettiva della centrale nucleare di Chernobyl: l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) l'ha appena ispezionata e ha riferito che, a causa dei danni provocati a febbraio scorso da un drone russo, «la struttura ha perso i suoi componenti di sicurezza chiave, inclusa la capacità di contenimento» del materiale radioattivo. Lo stesso la cui fuoriuscita generò il disastro nel 1986. Un altro, esattamente 40 anni dopo, è in atto.

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