Tutti si aspettano un attacco da un momento all’altro. Mentre manca sempre meno all’ingresso della Global Sumud Flotilla nella “zona ad alto rischio” la Marina militare israeliana fa sapere di essere pronta a entrare in azione e a «prendere il controllo» delle oltre 50 imbarcazioni oramai entrate nel raggio di intercettazione delle forze armate dello Stato ebraico.

All’operazione prenderebbe parte anche l’unità speciale Shayetet 13, come riferiscono fonti militari israeliane all’emittente televisiva Kan, secondo cui l’Idf prevede di trasferire gli attivisti su una grande nave militare e di rimorchiare le imbarcazioni verso il porto di Ashdod, con la possibilità che alcune vengano affondate in mare.

Secondo questo schema, per Israele la priorità è che la missione non entri nelle acque della Striscia di Gaza. A quanto riporta invece il quotidiano Haaretz, all’interno delle forze armate israeliane ci sono timori per possibili scontri con i manifestanti a bordo che porterebbero a dure critiche nei confronti di Israele.

Ma da quanto trapela dalla missione, la maggior parte degli attivisti non intende fermarsi, mentre le diplomazie dei paesi coinvolti rimangono con il fiato sospeso aspettando il contatto della flotta con il blocco navale. Un momento a partire dal quale potrebbe succedere di tutto.

È questo il contesto nel quale martedì sera è arrivato l’altolà agli attivisti da parte di Giorgia Meloni: riferendosi alla «speranza» suscitata dal piano di pace per Gaza presentato da Trump e Netanyahu, la premier afferma che essa «poggia su un equilibrio fragile, che in molti sarebbero felici di poter far saltare. Temo che un pretesto possa essere dato proprio dal tentativo della Flotilla di forzare il blocco navale israeliano. Anche per questo ritengo che dovrebbe fermarsi ora e accettare una delle diverse proposte avanzate per la consegna, in sicurezza, degli aiuti. Ogni altra scelta rischia di trasformarsi in un pretesto per impedire la pace, alimentare il conflitto e colpire così soprattutto quella popolazione di Gaza alla quale si dice di voler portare sollievo. È il tempo della serietà e della responsabilità».

Le parole di Crosetto

Fin qui Meloni. Ma un ennesimo appello è arrivato anche dal ministro della Difesa Guido Crosetto, che si è rivolto di nuovo all’equipaggio affermando che non conta «la volontà o il sentimento, ma i rischi che si possono trovare davanti».

Il ministro ha fatto riferimento al piano americano per la Palestina, sostenendo che, se verrà accettato da entrambe le parti, «si potranno creare anche le condizioni immediate utili a far sì che ogni aiuto umanitario possa raggiungere la popolazione civile di Gaza». Crosetto ha poi espresso la preoccupazione per la fase finale della missione rievocando la tragedia della Mavi Marmara del 2010. Un incidente in cui persero la vita dieci attivisti turchi dopo l’intercettazione delle forze israeliane.

Il tema è che nonostante il presidente Isaac Herzog abbia assicurato che l’ordine sia di «non usare la forza letale», la sua parola non è una certezza. Perché anche ai tempi della Freedom Flotilla i soldati israeliani non avrebbero dovuto aprire il fuoco, eppure è successo. Dal canto suo, Israele ha trasmesso al governo italiano il proprio scetticismo sui “reali” profili dei membri dell’equipaggio, alludendo alla possibilità che ci siano armi e munizioni sulle navi. Anche per questo sono cresciute le tensioni tra la Flotilla e il governo di Tel Aviv.

Le forze di difesa israeliane hanno dichiarato di essere entrati in possesso di documenti ufficiali che testimoniano un coinvolgimento diretto di Hamas «nel finanziamento della flottiglia Sumud». Secondo quanto riferito dall’ufficio del portavoce dell’Idf, i leader della Flotilla sarebbero collegati ad Hamas tramite la Pcpa (Palestinian Conference for Palestinians Abroad), braccio internazionale del movimento.

Designata da Israele come organizzazione terroristica nel 2021 e accusata dallo stesso di operare come “ambasciata” di Hamas all’estero tramite la mobilitazione di cortei e flottiglie contro lo Stato ebraico. In uno dei documenti citati dall’Idf sono contenuti i nomi degli operatori della Pcpa noti per aver guidato le flottiglie verso Gaza negli ultimi 15 anni. La portavoce italiana della Global Sumud Flotilla, Maria Elena Delia, rimanda le accuse al mittente, affermando che i fogli diffusi da Israele non provano alcun finanziamento o controllo di Hamas sulla flotta. Delia ha quindi invitato l’Idf a consegnare la documentazione a organismi indipendenti per provare le sue supposizioni: «Finchè non accade – commentato l’attivista – è propaganda, non prova».

La stessa indignazione arriva dal parlamentare Pd Arturo Scotto, imbarcato sulla Karma della Flotilla. «Siamo di fronte a una mera operazione propagandistica che punta a screditare una missione umanitaria che ha suscitato attenzione e sostegno».

A ogni modo, la questione giuridica più controversa riguarda la questione del blocco navale istituito da Israele nel 2009. Diverse associazioni di giuristi hanno denunciato l’illegalità del «riconoscimento di sovranità territoriale israeliana sul mare antistante Gaza». Dopo i ripetuti moniti delle istituzioni sulla volontà di rompere il blocco, gli stessi attivisti della Flotilla avevano rivendicato la sovranità palestinese delle acque in questione. Sottolineando come l’unica violazione del diritto internazionale sia «il considerare come israeliane le acque della costa della Striscia».

La fregata Alpino

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha categoricamente «escluso» che la Marina militare italiana «possa accompagnare la Flotilla nel forzare il blocco». Tuttavia, qualora gli attivisti italiani «dovessero essere fermati o arrestati», il governo farà «in modo che possano rientrare il prima possibile in Italia». Tajani ha inoltre annunciato di aver parlato nuovamente con il suo omologo israeliano per chiedere di «non usare la violenza» contro gli italiani della Flotilla. La fregata Alpino della marina militare si è comunque resa disponibile ad accogliere chiunque voglia trasferirsi a bordo prima dello stop. La nave rimarrà a disposizione per eventuali interventi di assistenza umanitaria.

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