Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan continua a fare l’equilibrista tra oriente e occidente, interpretando due parti in commedia: paese Nato del fianco sud, ma anche paese che non ha accettato di aderire alle sanzioni occidentali contro Mosca dopo l’invasione russa in Ucraina. Paese che media con Mosca per il passaggio delle navi con il grano ucraino nel Bosforo e contemporaneamente fornisce micidiali droni Bayraktar a Kiev.

Cooperazione finanziaria

Copyright 2022 The Associated Press. All rights reserved

In questo quadro confuso le cancellerie occidentali sono sempre più allarmate dall’intensificarsi della cooperazione finanziaria tra Russia e Turchia e avvertono che lo stato membro della Nato, dove sta facendo pesare tutta la sua influenza in funzione anti-curda per l’ingresso di Svezia e Finlandia, potrebbe essere colpito da ritorsioni punitive, le sanzioni secondarie, qualora aiuti la Russia ad aggirare gli effetti delle sanzioni economiche. È quanto hanno riferito sei funzionari occidentali al quotidiano britannico Financial Times, subito dopo il vertice di Sochi nel quale i presidenti dei due Paesi, Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan, hanno promesso di rafforzare l'alleanza sul fronte economico.

Insomma Ankara è un osservato speciale da Bruxelles. Una situazione delicata al punto che un funzionario dell'Ue ha dichiarato al quotidiano della City che la Commissione sta monitorando la cooperazione turco-russa «sempre più da vicino» e ha espresso preoccupazione per come la Turchia si stia «sempre più» trasformando in una piattaforma per il commercio con la Russia. Un altro funzionario ha descritto il comportamento della Turchia nei confronti della Russia come «molto opportunistico».

Esagerazioni? Inviti a fermarsi prima di superare la linea rossa? Forse, ma sempre secondo il Financial Times circolano proposte estreme quali chiedere alle aziende europee di abbandonare la Turchia, ma alla maggior parte degli analisti misure così drastiche appaiono improponibili, visto che l’Europa è il principale partner commerciale di Ankara. Tuttavia, avverte un alto funzionario «non si possono escludere conseguenze negative per la Turchia se si avvicinasse troppo alla Russia».

Pagamento in rubli

Mert Can Bukulmez/GocherImagery /MediaPunch/MediaPunch/IPx

Il presidente turco Erdogan, che sembra a suo agio in questa parte da funambolo tra i due blocchi, ha confermato che Ankara inizierà a pagare parte delle importazioni di gas russo in rubli. Va ricordato che la Turchia soffre di un enorme squilibrio commerciale causato dall’impennata dei prezzi dell'energia a livello globale e questo ha spinto Ankara alla ricerca di capitali stranieri per colmare il divario, capitali che restano cauti a causa di un’inflazione annua dell’80 per cento, di una moneta debole e di una politica monetaria molto discussa. Anche gli Stati Uniti sono preoccupati per la posizione ambivalente di Erdogan sull'invasione dell’Ucraina.

Il vice segretario del Tesoro degli Stati Uniti ha recentemente incontrato funzionari turchi e banchieri di Istanbul a giugno per ammonirli a non diventare un canale per consentire di dribblare le sanzioni russe. L’incontro di Sochi è avvenuto mentre i servizi segreti ucraini hanno condiviso con i paesi della Nato un documento da cui trapela che Mosca sta cercando l'aiuto di Ankara per aggirare le sanzioni occidentali, dando in cambio capitali e risorse energetiche. Non è dato sapere se la Turchia, membro della Nato, accetterà tali proposte.

L’allarme del Washington Post

Anche il Washington Post ha lanciato l’allarme: Mosca guarda ad Ankara e ad altri potenziali partner commerciali per cercare di aggirare le sanzioni occidentali imposte per la guerra in Ucraina. Mosca, riporta il Washington Post, punta ad aprire nuovi canali per evitare le restrizioni imposte alle banche, all’energia e ai settori industriali.

La proposta russa chiederebbe alla Turchia di consentire alla Russia di acquistare quote nelle raffinerie e nei terminali petroliferi turchi, in una azione per aggirare l’entrata in vigore dell’embargo europeo sul petrolio russo. Nei piani di Mosca c’è anche la richiesta ad alcune banche turche pubbliche di consentire conti ai maggiori istituti russi, in quella che secondo gli economisti sarebbe una violazione delle sanzioni occidentali.

Non ci sono però indicazioni che Ankara sia favorevole a tale proposta, considerato che sostenerla esporrebbe le sue banche e le sue aziende a sanzioni secondarie, rileva il Post.

Pagamento russo Mir

Sputnik

Tutte queste fibrillazioni si aggiungono a un accordo in base al quale cinque banche turche intendono adottare il sistema di pagamento russo Mir per le transazioni finanziarie. Non avendo aderito alle sanzioni economiche contro Mosca, Ankara, che non ha riconosciuto l’annessione russa della Crimea del 2014, ha continuato a importare energia dalla Russia, che lo scorso anno ha fornito un quarto delle sue importazioni di greggio e circa il 45 per cento delle sue forniture di gas.

Un legame molto stretto che consente a Mosca uno spazio di manovra elevato verso il paese della Mezzaluna sul Bosforo.

© Riproduzione riservata