Un voto all’unanimità restituisce l’indipendenza alla procura speciale. Otto ore consecutive di raid russi sulla capitale ucraina: almeno 13 morti
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha firmato il 31 luglio la sua prima e più importante sconfitta politica dall’inizio dell’invasione russa. Dopo un voto all’unanimità del parlamento, ha dovuto ripristinare l’indipendenza delle due agenzie anticorruzione ucraine, Nabu e Sapo, contro cui aveva lanciato un durissimo assalto, culminato la scorsa settimana con la loro subordinazione alla procura generale, e quindi al presidente che nomina il procuratore generale.
In tutto, 331 deputati, tutti i presenti alla seduta, hanno votato per ripristinare l’indipendenza delle due agenzie. «Ringrazio tutti per aver votato la mia proposta, ora diventata legge dopo la mia firma», ha detto Zelensky.
Nonostante il linguaggio che fa sembrare quanto avvenuto il frutto di un’iniziativa del presidente, nessuno si illude, e qualcosa si è spezzato nel rapporto tra il presidente, gli ucraini e i loro alleati. E anche se Zelensky ne ha approfittato per lanciare un nuovo attacco retorico alla Russia, «a Mosca serve un cambio di regime», i media ucraini restano dominati dai festeggiamenti in piazza a Kiev, lanciati da quegli stessi manifestanti che nell’ultima settimana avevano cantato cori contro il loro presidente.
Il futuro di Volodymyr
Tutti sanno che, una settimana fa, era stato il presidente a ordinare ai suoi parlamentari di votare a favore di una legge, presentata in tutta fretta, che toglieva l’indipendenza alle due agenzie anticorruzione create dopo la rivoluzione di Maidan nel 2014. Zelensky ha proceduto con la sua manovra nonostante i pareri contrari dei leader europei. Ma la decisione gli si è rapidamente rivoltata contro.
Migliaia di ucraini sono scesi in piazza nel corso delle prime proteste contro il governo degli ultimi tre anni. Zelensky è stato accusato di voler trasformare l’Ucraina in una seconda Russia e di voler proteggere i suoi alleati politici dalle inchieste della magistratura anticorruzione, un’informazione confermata da numerose fughe di notizie negli ultimi giorni, secondo cui il colpo di mano era stato preceduto da un’indagine della Nabu nei confronti di Timur Mindich, partner d’affari di Zelensky e membro della sua cerchia ristretta.
La decisione ha prodotto una profonda frattura tra gli ucraini che guardano all’Europa, spesso giovani, istruiti e abitanti dei centri urbani – tra loro sono molti i veterani della rivoluzione del 2014 – e il loro presidente e il suo entourage, verso il quale già da tempo molti ucraini nutrono scetticismo.
Accanto alle proteste di piazza, anche l’Unione europea ha indurito la sua posizione nei confronti del governo ucraino, con la Commissione Ue che è arrivata a minacciare un congelamento completo dei fondi e uno stop al processo di integrazione se l’indipendenza di Nabu e Sapo non fosse stata ripristinata.
Le mosse delle ultime settimane hanno lasciato parecchie cancellerie spiazzate e con il crescente sospetto che il presidente ucraino e il suo entourage stiano diventando un problema crescente per il paese e per il suo avvicinamento all’Europa. Ma allo stesso tempo, agli ucraini quanto agli alleati, mancano gli strumenti legali per mettere in atto una transizione, con la legge marziale che rende impossibili le elezioni e poche altre strade, tranne le dimissioni del diretto interessato, per sostituirlo. Zelensky, insomma, sembra destinato a sopravvivere politicamente per il prossimo futuro. Indebolito, ma non ancora battuto.
Attacco a Kiev
I manifestanti anticorruzione hanno però festeggiato con l’amaro in bocca. La notte prima del voto Kiev ha subito un nuovo violentissimo attacco aereo russo, che ha ucciso almeno 13 persone e ne ha ferite altre 135. I droni russi hanno colpito la capitale ucraina per otto ore consecutive, sorvolando anche il centro storico, mentre il fuoco dei cannoni antiaerei non ha cessato fin quasi all’alba.
Poco prima dell’alba, una pausa nel bombardamento ha spinto molte persone a lasciare i rifugi e a tornare nei loro appartamenti. Pochi minuti dopo, una salva di otto missili ha colpito la città e uno di questi ha centrato in pieno un edificio residenziale multipiano, abbattendone completamente un’ala. La maggior parte dei corpi è stata ritrovata tra le macerie, da dove i soccorritori sono riusciti però ad estrarre almeno un sopravvissuto.
Il presidente Usa, Donald Trump, non ha commentato l’attacco, anche se nelle ultime settimane aveva dimostrato crescente impazienza per i continui raid russi alla capitale ucraina. Ma ha risposto direttamente alle minacce dell’ex presidente russo, Dimitri Medvedev. «L’ex presidente fallito della Russia deve stare attento a quello che dice. Sta entrando in un territorio molto pericoloso», ha scritto Trump. Non sono ancora le promesse sanzioni contro la Russia, ma per molti ucraini ogni frizione tra Russia e Stati Uniti, anche la più piccola, è sempre un segnale di speranza.
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