Il presidente russo offre alla Casa Bianca il rinnovo del trattato Start. Trump vuole l’accordo. Ma intanto i caccia di Putin provocano la Nato. Varsavia e Londra: «Abbatteremo aerei russi che sconfinano»
Dopo la promessa di disgelo diplomatico e di possibili accordi economici, offerte da Mosca a Washington, ora sul tavolo negoziale arriva anche la proposta del Cremlino di un nuovo accordo sulle armi nucleari. Il messaggio del presidente russo, Vladimir Putin, alla Casa Bianca è chiaro: potremmo accordarci su tutto, se non ci fosse l’Ucraina di mezzo.
Putin ha fatto la sua offerta, proponendo di prorogare per un anno l’ultimo trattato di limitazione degli arsenali nucleari ancora in vigore tra Stati Uniti e Russia. «Crediamo sia giustificato tentare di mantenere lo status quo stabilito dal nuovo trattato Start durante l’attuale periodo piuttosto turbolento», ha detto Putin.
Firmato nel 2010 e in scadenza il 5 febbraio 2026, il trattato stabilisce il numero massimo di testate «pronte all’utilizzo» di cui ciascun paese può dotarsi e sistemi di ispezione per verificarne il rispetto.
Putin sa bene che il rinnovo del trattato è uno degli obiettivi politici di Trump, intento a proporsi ai suoi elettori come un presidente in grado di mantenere il mondo in pace ed evitare il coinvolgimento degli Stati Uniti in costose avventure di politica estera (e non a caso la Casa Bianca si è affrettata a far sapere che oggi a margine dell’Assemblea generale Onu il presidente avrà bilaterali con Zelensky e l’Ue). Il tycoon aveva parlato dell’importanza di accordi sugli armamenti nucleari con Russia e Cina non appena eletto. A fine luglio aveva detto del nuovo Start: «Non è un trattato che uno vorrebbe vedere scadere».
Trattato sospeso
Il trattato, al momento, è sospeso, una decisione presa dal Cremlino nel febbraio del 2023, durante la preparazione della grande controffensiva ucraina, sostenuta con armamenti e intelligence da parte della Nato. Putin aveva proibito le ispezioni internazionali, ma aveva assicurato che la Russia avrebbe continuato a rispettarne le limitazioni numeriche.
Anche nella sua proposta di disgelo e contenimento, Putin però non ha potuto fare a meno di usare toni machisti. L’offerta, ha detto, «è valida solo se gli Stati Uniti non compiranno azioni per alterare severamente il bilanciamento della deterrenza», nel qual caso «la Russia è pronta a rispondere con mezzi tecnologici-militari». E d’altro canto anche Trump porta avanti lo stesso gioco. Se da un lato annuncia la sua intenzione di raggiungere nuovi accordi per il contenimento delle armi nucleari, dall’altro ha dato via a progetti come il “Golden Dome” che, per quanto ancora in fase embrionale, hanno lo scopo di creare un sistema di difesa in grado di proteggere gli Stati Uniti dagli attacchi nucleari, alterando così l’attuale situazione di bilanciamento tra le principali potenze atomiche. Nel suo discorso, Putin ha parlato direttamente di questa componente dell’arsenale americano, definendo qualsiasi tentativo di accrescerla «azioni destabilizzanti».
L’altra faccia di Vladimir
Mentre il presidente russo porge un ramoscello d’ulivo alla Casa Bianca, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, riunito in sessione straordinaria, ha fatto i conti con l’incursione di tre caccia russi nello spazio aereo estone, avvenuto venerdì.
Si tratta della seconda riunione del Consiglio di sicurezza causata dalle azioni aggressive dell’aviazione russa in dieci giorni. La riunione precedente era stata convocata su richiesta della Polonia, che aveva subito due settimane fa l’incursione di 19 droni russi nel suo spazio aereo.
E poco prima della riunione del Consiglio di sicurezza, proprio il primo ministro polacco, Donald Tusk, è tornato a dire che il paese è pronto ad abbattere «qualsiasi oggetto dovesse violare» il suo spazio aereo. Ma il primo ministro polacco ha suonato anche una nota di cautela: serve maggior prudenza con i «sorvoli che non violano esplicitamente lo spazio aereo nazionale». Inoltre, Varsavia vuole essere «assolutamente certa» che tutti i membri della Nato «tratterebbero un simile episodio nello stesso identico modo», una frase che fa capire come della solidità della Nato dubitino sempre di più anche i suoi stessi membri.
E mentre il ministero della Difesa estone assicura che i reparti Nato presenti nel paese erano pronti a colpire i jet russi, dimostrando la preparazione a respingere ogni aggressione, il Cremlino ha negato completamente l’incidente.
Il portavoce del presidente Vladimir Putin, Dimitri Peskov, ha detto che la Russia opera «rigorosamente nei limiti del diritto internazionale, comprese le disposizioni relative ai voli». Peskov ha accusato gli estoni di aver prodotto una versione degli eventi «vuota, infondata e una continuazione della politica assolutamente inarrestabile del Paese di alimentare le tensioni e provocare un clima di confronto».
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