L’artista si è preso praticamente ogni schermo e stadio in Russia. Pedina musicale dell’establishment, è nato come prodotto artificiale, costruito su misura per un pubblico accondiscendente alla narrativa governativa, ma sa intonare perfettamente la missione: forse per impeto ideologico, ma più probabilmente finanziario. L’Ue lo ha sanzionato, Youtube e Spotify lo hanno escluso dalle piattaforme
Ai suoi concerti le casse sparano decibel di nazionalismo musicale. Ha la cresta biondo platino, la croce sempre al collo e sulla lingua rime patriottiche che canta davanti a decine di migliaia di persone. Nella Federazione sono ormai milioni gli ammiratori accaniti. Si chiama Shaman e in Russia non ha più avversari sui palchi: dal 2022 è diventato l’aedo della guerra contro Kiev.
Shaman ha cominciato a scalare le classifiche mentre i soldati russi avanzavano al fronte, la sua carriera e il conflitto sono cresciuti come due binari paralleli. Il repertorio a cui deve la sua fama è monocorde. La canzone che omaggia le truppe è “Vstanem”: in traduzione vuol dire «ci solleveremo» e ha dichiarato che gli è stata «dettata dall’alto».
Il suo brano più ascoltato è “Ja russky”, che vuol dire «io sono russo». Il titolo è anche il ritornello rintronante in rima: «Sono russo, andrò fino in fondo, sono russo, il mio sangue è di mio padre, sono russo malgrado il mondo». Che è russo e andrà fino in fondo lo ripete anche nel pezzo “Moi boy” (“la mia lotta”) l’artista che si è preso praticamente ogni schermo e stadio in Russia, dove sta imperversando la Shamanmania. C’è però un fan più sfegatato degli altri: il Cremlino, che lo ha anche premiato.
Accorrono tutti a sentire le performance di Shaman sulla Russia eterna e invincibile, tutti lo amano quando si dimena come una girandola tra effetti speciali, fuoco e fiamme. Un mese fa era a Pyongyang con i parlamentari di Putin che lo hanno schierato come pedina musicale davanti a un divertito Kim Jong-un che batteva le mani. Nel 2022 ha scritto sui social: «Un duetto che non avrei mai potuto immaginare!», dopo aver condiviso il palco con il presidente russo. Quella su cui si celebrava nel primo anno di guerra l’annessione delle quattro regioni ucraine è stata di certo la sua tribuna più importante: nella Piazza Rossa ha trovato il suo trampolino di lancio.
L’ascesa
Da allora, il canto di guerra russo è diventato pop e ormai lo intona solo lui, il ragazzo che all’anagrafe di Novomoskovsk, regione di Tula, quando nasce nel 1991, viene registrato come Yaroslav Dronov. Quelli sono gli anni del collasso sovietico. Emerge presto il talento di Yaroslav per spartiti e tasti, ma non il successo: frequenta scuole e licei musicali, si esibisce nei ristoranti, finisce nelle edizioni russe di X Factor e The Voice, ma non vince mai.
Entra nella band Chas Pik, ma rimane sempre sotto la linea della gloria senza varcarla. Oltre quel traguardo lo porterà la Pr del potente oligarca Usmanov, Elena Martynova: nel 2017 si incontrano, dopo pochi mesi si sposano e Yaroslav diventa Shaman. Lei, 46enne, diventa la sua manager e lui, 31enne, il suo toyboy. Lui ha deciso di farsi chiamare sciamano, ma l’alchimista è lei: dal guardaroba alle date dei concerti, gestisce ogni dettaglio per avviare la sua ascesa nel firmamento dell’alta società russa. Ha le conoscenze giuste per farlo finire nei titoli dei giornali fino ai salotti in prima serata sui canali nazionali.
Tra due giorni il cantante rappresenterà la Federazione all’Intervision (in russo: Intervidenie), il concorso che il Cremlino ha scelto di organizzare in risposta all’Eurovision che ha chiuso le porte agli artisti russi. Il contest non è stato inventato da zero, ma è “resuscitato” dagli anni della Guerra Fredda. Era il Sanremo collettivo di tutti i paesi del blocco sovietico.
Anche se Shaman è nato come prodotto artificiale, costruito su misura per un pubblico accondiscendente alla narrativa governativa, sembra però ben consapevole del ruolo che sta svolgendo. Sa intonare perfettamente la missione: forse per impeto ideologico, ma molto più probabilmente per impulso finanziario.
Ancora un altro forse. Forse lo sciamano è una marionetta che ha accettato i fili finché serviva: ora che non insegue più il jet set moscovita, ma il jet set insegue lui, ha mollato la sua moglie-Pigmalione e si è fidanzato con Ekaterina Mizulina, zarina della censura del web e a capo della Lega per un internet sicuro, già figlia di una parlamentare nazionalista.
Le sanzioni
L’Unione europea lo ha sanzionato per le sue esibizioni al fronte, tra le truppe russe a Mariupol e Lugansk, e nel giugno 2024 Youtube e Spotify lo hanno buttato fuori dalle loro piattaforme per il supporto canoro e strumentale alla guerra.
In quell’occasione Shaman ha deciso di presentarsi con la bandiera russa davanti all’ambasciata statunitense per un mini-concerto: «La vittoria», ha dichiarato ai giornalisti statali accorsi a riprenderlo, «è vicina».
Non si sa bene di chi è la vittoria di cui ha parlato all’epoca Yaroslav: di certa c’è solo la sua. Perché da quando i maggiori musicisti e cantautori russi sono scappati all’estero, abbandonando sale, teatri e palchi di Mosca e dintorni, la piazza, e non solo quella Rossa, è diventata tutta sua.
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