Otto vincitori diversi nelle ultime dieci edizioni: una cosa che non manca è l’equilibrio tra franchigie. Cosa aspettarci da una annata da 82 match e il disperato bisogno di bilanciare la fuga di spettatori: i nuovi Rockets di Durant, la nuova regola sui tiri lunghi, il ritorno di Wembanyama, la 23esima stagione di LeBron e le aspettative su Flagg
C’è una competizione sportiva che assomiglia alla roulette. Ognuno dei suoi 37 numeri può essere vincente, ma è impossibile scoprire quale prima del lancio della pallina da parte del croupier. In Nba, il campionato di pallacanestro statunitense, le franchigie ai nastri di partenza sono “solo” 30. Però il concetto è più o meno lo stesso. Lo dimostrano gli otto vincitori diversi alternatisi nelle ultime dieci stagioni: un simile equilibrio non si era mai visto in oltre 70 anni di storia.
Nel 2026 chi trionferà? Lo scopriremo a partire dalla notte tra martedì e mercoledì, quando la lega della palla a spicchi più glamour al mondo riaccenderà le luci.
La nuova regola
La Nba riparte con una sfida che ha tutto per essere il confronto della stagione. Oklahoma City Thunder-Houston Rockets. I campioni in carica contro la squadra che punta a detronizzarli. La franchigia del Texas, uscita al primo turno degli ultimi playoff, si presenta rinvigorita. Il merito più grande è stato quello di aggiudicarsi un fuoriclasse come Kevin Durant, con il quale i Rockets puntano a fare quel salto di qualità che gli manca per vincere il titolo. Con un sistema difensivo già tra i più efficienti, i Rockets hanno preferito sistemare la loro fase offensiva sterile.
Durant, con la sua esperienza e le sue abilità al tiro, può essere quell’arma in più per il grande obiettivo. Il quattro volte oro olimpico è uno degli ultimi baluardi di una generazione che sta lentamente lasciando la scena. Come LeBron James. Il Re è pronto a cominciare la sua 23esima stagione e a quasi 41 anni non sembra avere intenzione di smettere. Il suo fisico è da studiare: crioterapia, 9 ore di sonno al giorno e un’alimentazione rigorosa lo rendono ancora un concentrato di salute ed energia. Ma non sarà il trascinatore dei Lakers, perché ormai a quello deve pensarci Luka Dončić. Lo sloveno è in forma smagliante e avrebbe perso circa 12 kg grazie al digiuno intermittente e all’eliminazione degli zuccheri.
Insieme a James può guidare Los Angeles alla vittoria, nonostante ci siano squadre che potrebbero averne di più. Chissà se Dončić, uno dei migliori tiratori della lega, si metterà alla prova con la nuova regola sui tiri lunghi introdotta dalla Nba con l’obiettivo di aumentare ulteriormente lo spettacolo. Da questo campionato, ogni tentativo da più di 11 metri dal canestro nei tre secondi finali dei primi tre quarti di partita, qualora non dovesse andare a segno, sarà conteggiato come errore di squadra e non come errore individuale del giocatore. Lo scopo, appunto, è di incentivare i cestiti a provare il tiro disperato, quel tiro che se entrasse farebbe esplodere i tifosi.
Ritorni ed esordi
Questo canestro non lo tenterà Victor Wembanyama, che non lo ha ancora tra le sue soluzioni. Il gigante francese dei San Antonio Spurs è tornato dopo la trombosi che lo aveva costretto a chiudere a febbraio il suo secondo campionato. È tornato più alto (da 222 a 225 cm), più grosso e anche rinnovato spiritualmente grazie ai dieci giorni spesi nel tempio Shaolin, il più famoso tempio buddista cinese. San Antonio non è ancora competitiva per l’anello, ma al nuovo anno ci arriva con un cast di giovani promesse e una squadra con un mix di esperienza, atletismo e tecnica.
Se Wembanyama è pronto a prendersi la Nba, l’altro che potrà riuscirci in futuro è il chiacchierato rookie dei Dallas Mavericks: Cooper Flagg. Ala, 19 anni da compiere, è uno dei prospetti sulla bocca di tutti come lo è stato James ai suoi tempi. In campo sa fare tante cose in modo eccellente. Difendere su centri veri, giocare da playmaker portando palla, segnare punti e prendersi i rimbalzi. In più ha un’etica del lavoro da vero campione.
A Dallas avrà icone come Davis, Thompson e Irving dai quali rubare per crescere e diventare uno dei migliori. Di icone, nei Boston Celtics vincitori due anni fa, ne sono rimaste poche. Tatum non si vedrà per la rottura del tendine d’Achille, tre big sono stati tagliati per far quadrare i conti. Il rischio è che Brown e White trascorreranno una lunga e noiosa stagione di transizione.
Ben vengano comunque volti freschi come Flagg e Wembanyama, perché serviranno nuovi atleti per contrastare il calo di popolarità che la Nba vive da tempo. La mancanza di nuove storie è una delle ragioni dietro alla riduzione di pubblico, che tra il 2012 e il 2024 è stata del 48 per cento. Le altre variano e vanno dalla naturale crescita delle altre leghe sportive alla monotonia che contrassegna il gioco odierno della pallacanestro: troppe soluzioni semplici e poco impegno in certi momenti di una stagione da 82 partite ritenuta estenuante. Qualcosa magari cambierà, ma non ora. È tempo di ripartire.
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