La squadra campione d’Italia, nonostante gli addii di Shengelia, Belinelli, Clyburn e Cordinier, sta riuscendo a creare subito un nuovo ciclo. Dietro l’inizio di stagione al top, non solo in campionato ma anche in Eurolega, c’è il lavoro maniacale del condottiero Duško Ivanović, Carsen Edwards al picco della sua maturità cestistica, i futuri pilastri della Nazionale Diouf e Niang e il capitano, ai vertici d’Europa per rendimento difensivo
17 giugno 2025: dopo tre finali scudetto perse, la Virtus Bologna conquista nuovamente il titolo di Campione d’Italia, tornando sul tetto del basket della penisola per la prima volta dalla stagione 2020/21. Nel giubilo di quel giorno, c’era anche la consapevolezza di come si trattasse della chiusura di un cerchio, con il grande protagonista Toko Shengelia a lasciare la squadra insieme ad altri componenti di spessore, da Belinelli (rimasto nelle fila societarie, ma non più sul parquet) a Cordinier, passando per Clyburn, per un nuovo ciclo pronto a iniziare.
Con un’impronta più giovane, un budget più basso e un monte di impegni ad aumentare, con l’allargamento dell’Eurolega a 20 squadre. Ma con la garanzia del presidente Massimo Zanetti, nonostante gli addii: «Sarà una squadra forte». Ed effettivamente, il nuovo corso sta regalando ai tifosi bianconeri diverse soddisfazioni in un inizio di stagione che vede la Virtus ai piani alti non solo in campionato ma anche in Eurolega, dove il team bolognese è tra le principali sorprese nell’inizio della massima competizione di pallacanestro europea.
Un generale con la coda
Ispirata innanzitutto dal suo condottiero Duško Ivanović: dall’inconfondibile look con coda di cavallo e cappellino sempre a portata, famoso per la dedizione maniacale del lavoro (nota la sua sessione di allenamento da 6 ore e mezza al primo giorno con la Stella Rossa nel 2022 o quella piazzata alle 8 di mattina nel 2016 al Khimki, in Russia, dopo una vittoria da 34 punti ritenuta non soddisfacente), spesso coinvolto in situazioni complicate da risollevare.
Come accaduto proprio a Bologna, dove arrivò nello scorso anno dopo il divorzio con Luca Banchi da traghettatore di una squadra in crisi e guidata alla vittoria dello scudetto a fine stagione. Portando un gioco molto dinamico, che sta esaltando ragazzi come Momo Diouf e Saliou Niang: 24 anni il primo, 21 anni il secondo, dopo la loro buona estate con la Nazionale azzurra (dove si sono candidati a essere pilastri del futuro) stanno continuando a migliorare travolgendo con la loro energia gli avversari, per quanto blasonati come Real Madrid, Monaco o Panathinaikos, tutti battuti in un PalaDozza teatro delle sfide interne di questo inizio di stagione.
La maturità di Edwards
Campo che diventa infuocato con uno come Carsen Edwards a incendiare la tifoseria: miglior marcatore della scorsa Eurolega (con 20.4 punti di media) e componente a fine stagione del miglior quintetto della competizione, è arrivato un pò a sorpresa in questa estate sotto le Due Torri dove sta mostrando di essere al picco della sua maturità cestistica, ripagando totalmente in questo primo scorcio di stagione le aspettative da cui è stato da subito contornato.
Protagonista di exploit offensivi eccezionali, con il picco del suo primato personale nel torneo riscritto a quota 36 punti nel successo contro l’Asvel il 17 ottobre, anche con la sua nuova maglia sta continuando a trovare il canestro da ogni posizione grazie a uno strabordante talento offensivo, ergendosi anche dal punto di vista figurativo, con il suo fisico da “soli” 180 centimetri, ma che mai arretra di fronte alle sfide di difensori più massicci e atletici a cui puntualmente sfugge, come simbolo di una squadra che da underdog prova ad andare oltre i limiti che sembrano prefissati.
Pajola scardina le gerarchie
Gli stessi limiti teorici che, stagione dopo stagione, supera il ragazzo che più di tutti è anima e icona di questa Virtus: il playmaker della Nazionale e da questo giugno Capitano bianconero, Alessandro Pajola. Arrivato alla sua decima stagione a Bologna, dopo l’esordio a soli 16 anni, ha scalato anno dopo anno le gerarchie nel roster, con dedizione e impegno costante, passando da giovane aggregato a punto di riferimento e successore nel ruolo di Capitano ad un totem come Marco Belinelli senza perdere la propria carica agonistica, mista all’umiltà con cui è diventato leader di esempio nel gruppo.
Non ruberà gli occhi con un singolo highlight, ma ha rubato il cuore di tutta la tifoseria con il contributo a tutto tondo in campo (basti vedere il trionfo contro il Panathinaikos: 7 punti, 10 rimbalzi, 7 assist, 2 palloni rubati da MVP del match), a partire da quello difensivo in cui è ai vertici d’Europa per rendimento: superati i fasti fra fine anni 90 e inizio anni 2000, è proprio il livello a cui spera di riportare, come anello di congiunzione fra le vittorie di queste ultime stagioni e nuovo corso al suo inizio, la Virtus Bologna.
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