Mentre ci avviciniamo a superare 1,5 °C di riscaldamento globale, sempre più sistemi correranno il pericolo di oltrepassare il punto di non ritorno. Questo ci ha portato a una sorta di fatalismo climatico. Ci sono invece dei motivi di speranza: i tipping point positivi, cambiamenti di rotta che diventano autopropulsivi e che possono partire anche da scelte piccole
Tim Lenton, climatologo di fama internazionale e direttore del Global Systems Institute dell’Università di Exeter, sarà a Pianeta Terra Festival a Lucca sabato 4 ottobre alle ore 17:15 all'Auditorium del Suffragio.
Il Festival, diretto da Stefano Mancuso e organizzato da Editori Laterza, si terrà dal 2 al 5 ottobre 2025 e ha come tema di questa quarta edizione Sistemi instabili. Oltre 90 eventi in quattro giorni, con protagonisti del pensiero scientifico e umanistico chiamati a costruire nuovi strumenti per leggere la realtà che ci circonda. Tra gli ospiti Sunil Amrith, Lucio Caracciolo, Marta Cartabia, Patrizia Caraveo, Giuseppe Cederna, Javier Cercas, Carlo Cottarelli, Paolo Giordano, Daniel Gros, Mariangela Gualtieri, Matteo Lancini, Tim Lenton, Vittorio Lingiardi, Michela Marzano, Michela Matteoli, Ezio Mauro, Elisa Palazzi, Simone Pieranni, David Quammen, Nathalie Tocci, Mauro Varotto, Ersilia Vaudo Scarpetta, Matteo Vegetti, Paolo Vineis e tanti altri.
Appoggiatevi allo schienale di una sedia fino a superare il punto di equilibrio e vi renderete conto che a volte anche un piccolo cambiamento può fare una grande differenza in un sistema. Una spintarella può innescare un processo auto-propulsivo e difficile da invertire che vi transiterà in uno stato molto diverso: nel caso specifico, spalmato a terra sul pavimento. Questo è un cosiddetto tipping point, un punto di non ritorno. Si possono manifestare in molti sistemi, compresi il clima e le nostre società.
Con il riscaldamento globale, i tipping point climatici sono tra i rischi più grandi che ci troviamo davanti, perché portano a danni diffusi e irreversibili. Le barriere coralline delle acque tropicali sono già decimate da fenomeni di sbiancamento senza precedenti, con ripercussioni importanti sul sostentamento di centinaia di milioni di persone. Anche le calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide occidentale rischiano di precipitare in un collasso irreversibile, a lungo termine condannando il pianeta a oltre dieci metri di innalzamento del livello del mare.
I rischi
Mentre ci avviciniamo a superare 1,5 °C di riscaldamento globale, sempre più sistemi correranno il pericolo di oltrepassare il punto di non ritorno. Ampie aree della foresta amazzonica potrebbero scomparire, colpendo la vita di centinaia di milioni di persone e distruggendo la biodiversità. La circolazione meridionale atlantica (AMOC) potrebbe collassare, scaraventando l’Europa nord-occidentale in inverni glaciali, condizionando i monsoni in Africa occidentale e in India e riducendo drasticamente la sicurezza alimentare globale.
Questi gravissimi rischi aumentano con ogni 0,1 °C di riscaldamento globale. Per contrastarli dobbiamo fermare il riscaldamento del pianeta, e per farlo dobbiamo arrivare il prima possibile all’obiettivo di zero emissioni nette di gas serra. Questo richiede un’accelerazione spettacolare delle azioni messe in campo: dobbiamo andare oltre cinque volte più veloci nel processo di decarbonizzazione della nostra economia per avere qualche probabilità di contenere il riscaldamento ben al di sotto dei 2 °C.
I motivi per sperare
Tutto questo può sembrarci sconfortante. Ci troviamo di fronte a pericoli esistenziali che richiedono, per essere sventati, cambiamenti sociali e tecnologici di portata straordinaria e a ritmi mai visti prima. È comprensibile che ci si possa sentire sopraffatti da un senso di disperazione, una sorta di fatalismo climatico. Questa percezione non può che accentuarsi di fronte al numero crescente di paesi e aziende che si stanno tirando fuori dagli impegni per il clima.
Ma ci sono buoni motivi per sperare. Li troviamo nelle testimonianze di tipping point positivi, laddove i passaggi a comportamenti e tecnologie a zero emissioni sono già diventati auto-propulsivi. È questa ora l’unica soluzione plausibile per sfuggire ai guai, perché ormai abbiamo passato da un pezzo il tempo in cui potevamo cavarcela con piccoli cambiamenti graduali.
I tipping point si verificano quando il moto retroattivo all’interno di un sistema è abbastanza forte da sostenere un cambiamento che si auto-alimenti. La storia dimostra che simili eventi sono accaduti più volte all'interno dei sistemi sociali. Si pensi alle rivoluzioni politiche, alle svolte repentine negli usi e nei costumi (come la consuetudine di fumare in pubblico, oggi abbandonata in molti paesi) o ai rapidi avanzamenti tecnologici (come il passaggio dalle carrozze alle auto).
Per fortuna la stragrande maggioranza dei settori e dei comportamenti attualmente responsabili delle emissioni di gas serra si possono capovolgere fino ad arrivare all’obiettivo di emissioni zero. Spingere un sistema verso il tipping point richiede molto lavoro, ma alcuni settori chiave ci sono già arrivati, perlomeno in alcuni paesi.
Nell’arco di un decennio la Norvegia è passata dalle auto a benzina e diesel a quelle elettriche. Il Regno Unito ha effettuato una rapida sostituzione dell’energia prodotta dal carbone con le rinnovabili. Nulla di tutto ciò è accaduto per caso. Se vogliamo spingere le nostre società verso le emissioni zero, è necessario che almeno una parte di noi dimostri di voler agire.
In Norvegia, alla fine degli anni Ottanta, il cambiamento è stato messo in moto da attivisti, tra cui i membri della band pop A-ha, che hanno spinto il governo ad adottare politiche di incentivo per le auto elettriche. Nel Regno Unito, l’abbandono del carbone è stato innescato da un aumento del prezzo base del carbonio, una misura legata al Climate Change Act, nato come proposta di legge a sua volta scaturita da decenni di attivismo ambientale.
Piccoli cambiamenti
Il bello dei tipping point è che basta un piccolo cambiamento per fare una grande differenza. Alla fine una minoranza può trascinare la maggioranza, attivando una reazione a catena che si rafforza man mano che le persone si accodano al cambiamento. Questo significa che ciascuno di noi può contribuire a innescare tipping point positivi.
Tutti prendiamo decisioni su quello che consumiamo. Anche solo adottando tecnologie e comportamenti che limitano le nostre emissioni, incoraggiamo gli altri a seguirci. Questo perché siamo portati a imitarci l’un l’altro e più individui adottano un cambiamento, più spingeranno altri a fare altrettanto: un fenomeno noto come “contagio sociale”.
Questo meccanismo influisce anche sugli sviluppi tecnologici: più persone adottano una nuova tecnologia, migliore diventerà (grazie all’apprendimento pratico), più economica diventerà (per il principio delle economie di scala) e più facilmente emergeranno nuove tecnologie ad aumentarne l’utilità. È così che pannelli solari, turbine eoliche e batterie per auto elettriche sono diventati sempre più accessibili, economici e performanti.
Le iniziative politiche spesso sono cruciali per mettere in atto tipping point positivi. Di grande efficacia sono, per esempio, le norme che impongono l’abbandono delle fonti fossili in favore delle energie pulite. Ma nonostante i sondaggi dimostrino che circa tre quarti della popolazione mondiale è favorevole ad azioni più decisive per la lotta al cambiamento climatico, spesso i governi procrastinano, talvolta influenzati da interessi particolari. Devono vedere da che parte sta il supporto della gente.
Questo può spingerci all’attivismo, che a sua volta ha i suoi tipping point. Ogni persona che si unisce a un movimento di protesta rende più facile alla prossima unirsi, e così via, fino a raggiungere una massa considerevole– come è successo con i Fridays for Future nel 2019. Se non vi sentite a vostro agio nelle marce, ci sono altre forme di attivismo, ad esempio intentare cause civili o togliere il proprio sostegno finanziario alle aziende responsabili della crisi climatica e ai governi inadempienti.
Insieme, anche solo una piccola frazione di noi può innescare tipping point positivi, per scongiurarne di fatali per il clima.
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