L'analisi di come è stato quest'anno per la lotta contro i cambiamenti climatici deve partire dall'unica realtà che non si può negoziare, quella fisica del mondo. Secondo i dati Copernicus, il 2023 è stato l'anno più caldo da quando esistono le registrazioni, e quindi il più caldo dall'inizio della rivoluzione industriale, e quindi anche il più caldo mai affrontato dalla civiltà umana. Secondo l'Organizzazione Meteorologica Mondiale (Wmo), siamo a +1.4°C di anomalia termica, ormai a un passo da quella soglia di +1.5°C, considerata l'ultima di sicurezza prima di innescare instabilità che rischiamo di non poter più controllare. Abbiamo avuto 86 giorni sopra +1.5°C, due giorni sopra i 2°C, il giorno e la settimana più caldi di sempre. Secondo le ricerche di uno dei fondatori della scienza del clima, James Hansen della Nasa, l'obiettivo di tenere l'aumento di temperature sotto +1.5°C può essere considerato perso. Leggendo le analisi del Wmo abbiamo due probabilità su tre di andare oltre entro il 2027, anche a causa dell'oscillazione di El Niño, un fenomeno naturale che non fa che aggravare il riscaldamento causato dalle attività umane.

I livelli di Co2 in atmosfera sono i più alti sulla Terra da 14 milioni di anni. Lo ha misurato una ricerca pubblicata su Science, datando decisamente all'indietro il livello che pensavamo di aver raggiunto bruciando gas, carbone e petrolio per duecento anni. Prima di questo studio, la stima più accurata diceva 5 milioni di anni fa. Un essere umano del 1.700, prima della macchina a vapore, respirava un'atmosfera con 280 parti per milione di Co2, un bambino venuto al mondo nel 2023 ha intorno a sé un'atmosfera da oltre 420 parti per milione. Nel 2023 le emissioni hanno continuato a crescere, anche se di poco: +1,1 per cento rispetto al 2022, 36,8 miliardi di tonnellate di Co2 in più.

La salute di tutti gli ecosistemi è a rischio, i più precari sono ai poli. Il collasso dell'Artico è una storia nota e metabolizzata, il 2023 ha acceso tutte le spie di allarme per l'Antartide, dove l'inverno si è chiuso con 13 giorni di anticipo e il ghiaccio marino è stato ai livelli più bassi da quando siamo in grado di misurarli. Se lo stato del clima dovesse essere sintetizzato da una sola notizia quest'anno, lo scricchiolio della salute fisica dell'Antartide sarebbe quella notizia.

Nel 2022, su scala globale l'epicentro della crisi climatica era stato il Pakistan, inondato per un terzo del suo territorio da un monsone che aveva fatto tremila vittime. Nel 2023 quell'epicentro è stato Derna, una città costiera della Cirenaica, in Libia, dove la tempesta Daniel ha fatto collassare a settembre due dighe, mostrando quanto possono essere gravi gli effetti combinati di peggioramento della crisi climatica e di scarse risorse per adattarsi. Derna è stata spazzata via, i morti sono stati oltre 11mila in una notte sola, una carneficina climatica. L'Italia è stata punteggiata di eventi estremi, incendi e ondate di calore, ma l'episodio più grave è stato il terrificante maggio in Emilia-Romagna, tre alluvioni, sei province coinvolte, diciassette vittime, ventimila sfollati, 10 miliardi di euro di danni. Pochi mesi dopo, il clima ha colpito dall'altra parte dell'Appennino, in Toscana, sette province coinvolte, otto morti, centinaia di sfollati, quasi due miliardi di euro di danni.
È stato anche l'anno del ritorno del negazionismo climatico nel dibattito pubblico italiano. Nel 2022, quando ci sono state le ultime elezioni, nessun partito e nessun programma avevano contenuti anti-scientifici sul clima: c'erano diverse letture del problema, ovviamente, ma nessuna negazione aperta. Un anno dopo è cambiato tutto, abbiamo parlamentari di maggioranza, sottosegretari e anche il ministro dell'ambiente che a vario titolo e con diversi linguaggi hanno messo in discussione le basi stesse del discorso: che il clima sta cambiando per cause umane. Al livello di intossicazione del discorso pubblico hanno contribuito i giornali e le trasmissioni televisive di area di governo. Impossibile non pensare che sia una preparazione ideologica a una campagna elettorale per le elezioni Europee che si preannuncia durissima per le ragioni dell'ecologia. Su scala globale, candidati negazionisti hanno vinto le elezioni in paesi molto diversi tra loro, come Argentina e Olanda, l'estrema destra anti transizione ha dominato le elezioni locali in Germania, nel 2024 voteranno quattro miliardi di esseri umani, si andrà alle urne nel secondo e terzo paese per emissioni (Usa e India) e in Ue. Il 2024 è una strettoia politica per il clima.

Nel 2023 le democrazie si sono tolte i guanti con l'attivismo per il clima, cha ha scoperto quanto possa essere dura la repressione. I casi più gravi sono stati nel Regno Unito di Sunak, dove ci sono centinaia di attivisti in prigione e alcuni condannati a tre anni di carcere per essersi arrampicati su un ponte, le pene più dure mai date nel paese per una manifestazione di dissenso non violenta. In Italia siamo passati dai fogli di via e le denunce agli arresti e al carcere, per manifestanti di Ultima Generazione e di Extinction Rebellion. Anche Greta Thunberg è stata arrestata più volte, sulla scala delle cose del mondo cambia poco, ma è una svolta simbolica che si fa notare: all'inizio del suo percorso da attivista per Thunberg c'erano le platee dell'Onu e gli incontri con i governi, quattro anni dopo le camionette della polizia.

Il 2023 si è concluso su una nota di controversa speranza. La Cop28 di Dubai, partita sotto auspici pessimi per via dei conflitti di interessi del paese ospitante, si è chiusa con un accordo storico: per la prima volta i paesi hanno associato i combustibili fossili alla lotta al cambiamento climatico, anche se non si sono spinti fino a prevederne una eliminazione, ma solo un allontanamento. È comunque una prima volta, al ventottesimo tentativo, potremmo considerare questo risultato un pareggio in rimonta fuori casa.

La Cop28 ha anche messo nero su bianco l'impegno a triplicare la capacità da fonti rinnovabili e raddoppiare l'efficienza energetica entro il 2030. L'Agenzia internazionale dell'energia nel suo World Energy Outlook 2023 ha certificato che la transizione è in atto: nel 2023 sono stati aggiunto 500 Gw di rinnovabili al sistema energetico globale, per la prima volta hanno iniziato a intaccare le quote delle fonti fossili, che dovrebbero toccare finalmente un picco entro la fine del decennio. La trasformazione del mondo è in atto: il problema è che sta avvenendo ancora troppo lentamente, la crisi climatica non ci sta aspettando, la finestra per evitare gli effetti peggiori si sta chiudendo. Non è più un problema di cosa fare, ma quando, in che tempi.

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