L’Emilia-Romagna conta i morti della crisi climatica e il paradosso è che il governo guidato da Fratelli d’Italia, che in Ue vota sistematicamente contro il piano verde europeo, ha deciso di fare degli attivisti climatici il suo capro espiatorio.

«Integralismo ambientalista»: così lo chiama Nello Musumeci, il ministro per la Protezione civile. E che dire di Gilberto Pichetto Fratin, il ministro che ha la delega all’Ambiente e che non trova di meglio che scagliarsi contro «certi ambientalisti da loft»?

Quella di Fratelli d’Italia è una precisa strategia: da tempo, il partito di Giorgia Meloni martella contro Greta Thunberg e il mondo ambientalista. Da una parte, il governo criminalizza la società civile che protesta, e dall’altra la premier stessa predica che le imprese vadano lasciate fare.

L’attacco agli attivisti climatici ha una ricorrenza europea – anche in Francia il governo si inventa gli «ecoterroristi» – e una specificità nostrana: i meloniani mascherano le loro politiche anti-clima sotto la coltre dell’«ecologismo conservatore».

Distruzioni e distrazioni

Il colpo contro gli ambientalisti in pieno disastro climatico emiliano-romagnolo proviene in modo congiunto da più fronti: politico, da parte del governo Meloni; mediatico, con giornali di destra come Libero che vanno all’attacco; economico, ad esempio con le dichiarazioni del presidente di Confcooperative sugli ambientalisti.

«Tutti gli integralismi sono nocivi», sono le parole arrivate mercoledì dal ministro Musumeci. «Ci sono norme ambientali a volte irragionevoli, la manutenzione va garantita: questo è ambientalismo che non fa l’interesse dell’ambiente».

Lo sciame di frecciate all’ambientalismo è proseguito nelle ore successive: questo giovedì mattina, intervistato alla radio, Gilberto Pichetto Fratin, che in teoria di Ambiente dovrebbe occuparsi, si è lamentato dei «no alle opere» e di «alcuni pezzi di cultura ambientalista, quelli che vivono al loft del ventesimo piano del grattacielo, ai quali è piu facile dire no che sì».

Mentre Angelo Bonelli di Europa Verde si sforzava di smontare la narrazione governativa – «in queste ore la maggioranza attacca gli ambientalisti perché avrebbero impedito pulizia degli argini e opere, è squallido e pure falso!» – intanto anche un pezzo di comparto produttivo introiettava la cornice narrativa anti-attivisti. «Presidente, cosa è successo?», domandavano i cronisti a Maurizio Gardini che guida Confcooperative. E lui: «È stata una tempesta perfetta, fatta di un insieme di elementi che vanno dall’ambientalismo e l’animalismo esasperati».

Inutile dire che nell’edizione in edicola questo giovedì Libero ci ha messo un ulteriore carico di aggressività titolistica: «Gli eco-ultrà annunciano un corteo. Sciacalli del clima. Ma andate a spalare».

Fratelli d’Italia e i «gretini»

In realtà dalle parti di palazzo Chigi sanno benissimo sia che la crisi climatica avrà effetti disastrosi, sia che il tema è sentito specialmente tra i giovani.

Fratelli d’Italia ha chiare entrambe le cose. Musumeci infatti prepara l’opinione pubblica: «Nessuno può più chiedersi se accadrà dalle mie parti, deve chiedersi quando accadrà, perché quello che è accaduto in Emilia-Romagna è accaduto ieri a Ischia... Dobbiamo abituarci a convivere con il cambiamento climatico».

Ma se è vero che gli eventi meteorologici estremi sono già la nostra quotidianità, non vuol dire che la politica non possa e debba intervenire con politiche per il clima per fermare la tendenza, invece di abituarci a rassegnarci ad essa. E sul fronte delle politiche il governo Meloni fa tutt’altro: all’Europarlamento, sia i conservatori – a trazione meloniana – che i sovranisti – il gruppo Id del quale fa parte la Lega – hanno sistematicamente votato contro i pacchetti climatici (Fit for 55) e in generale contro il piano verde europeo (il Green Deal).

Non significa che Giorgia Meloni non abbia ben presente la presa che la questione climatica ha sulle nuove generazioni: ha citato il punto nel suo discorso di insediamento, e già prima, mesi e mesi prima delle elezioni politiche, aveva costruito una sua controstrategia. Porta l’etichetta di «ecologismo conservatore», con figure di riferimento come Roger Scruton.

Dietro il volontarismo e l’approccio locale, che Scruton appuntava nella sua strategia «conservatrice», c’è l’idea che nessuna iniziativa dall’alto debba mettere un freno alle attività predatorie dell’uomo e del mercato. Si comincia dalla difesa della caccia, si arriva fino all’eliminazione di ogni briglia e di ogni tassa alle imprese inquinanti.

Come mostrano i voti in Ue, più che il clima, Fratelli d’Italia difende in realtà combustibili fossili e imprese. Al contempo, gli esponenti di partito – e oggi di governo – sono soliti attaccare Greta Thunberg e i Fridays. L’epiteto «gretini» si trova in ogni pamphlet dell’entourage meloniano sul tema ambiente, con tanto di interpretazioni in salsa complottista su Thunberg marionetta della macchina di propaganda «globalista».

Attivisti capro espiatorio

Al di là delle recenti querelle italo-francesi, sull’attacco agli ambientalisti il governo Meloni risulta sulla stessa linea d’onda di Gérald Darmanin, il ministro degli Interni francese che aveva definito «ecoterroristi» gli attivisti climatici, reprimendo con la violenza le proteste contro i megabacini, e che si era attivato per bandire una associazione ambientalista.

E mentre la destra nostrana sta portando avanti in parallelo più di una proposta di provvedimenti volti a criminalizzare le proteste in stile Ultima generazione – vernici lavabili e così via – intanto in Germania la scorsa settimana un tribunale regionale ha per la prima volta etichettato come “organizzazione criminale” Ultima generazione.

Insomma, c’è una tendenza su scala europea. «L’Italia sbaglia a criminalizzare chi protesta per l’ambiente», aveva ammonito – invano – dalle colonne di Domani Michel Forst, il relatore speciale Onu sui difensori dell’ambiente.

© Riproduzione riservata