Ieri, giovedì 23 dicembre 2020, è uscito il numero 100 di Domani: per festeggiare quello che per noi è stato un traguardo fatto di grande passione e continuo impegno, abbiamo deciso di lanciare un sondaggio chiedendo ai nostri lettori quale sia stata la prima pagina più bella tra quelle pubblicate fino a ieri. Cento numeri, cento giorni di eventi che hanno segnato quest’anno molto particolare, in cui la pandemia da Covid-19 ha messo alla prova politica, economia, società, scuola e mondo del lavoro, facendoci piombare in una dimensione in cui non c’è più spazio per “il mondo di prima”.

Nonostante il 2020 sia stato a tutti gli effetti un anno da dimenticare, noi di Domani lo ricorderemo perché in questi complicati abbiamo mosso i nostri primi passi. Era il 15 settembre quando Domani è uscito per la prima volta nelle edicole di tutta Italia, un’emozione condivisa con tutti voi che anche nel sondaggio di ieri avete dimostrato quanto siete legati al nostro primissimo numero. La prima pagina del 15 settembre, infatti, è stata la terza più votata: quel giorno, oltre all’editoriale di presentazione del giornale del nostro direttore Stefano Feltri, davamo spazio a un articolo di Francesco Fadigiati sul ritorno a scuola nella zona più colpita dal Covid in Italia, ovvero Bergamo. 

Sul secondo gradino del podio, invece, si è piazzata la prima pagina del 6 dicembre (il nostro numero 83), quando Domani apriva con un appello: «Adesso liberate Patrick Zaki», con un articolo di Laura Cappon. Quel giorno, infatti, tutta Italia ha sperato che il ricercatore dell’università di Bologna, in carcere in Egitto dal 7 febbraio, potesse essere finalmente liberato. Purtroppo, però, dopo un primo rinvio della sentenza i giudici egiziani hanno stabilito di rinnovare per altri 45 giorni la custodia cautelare ai danni di Zaki.

Infine, ecco la prima pagina più votata dai lettori di Domani: è quella del 14 novembre, il nostro numero 61. «In mare i migranti muoiono come ai tempi di Salvini», si leggeva nell'articolo firmato da Vanessa Ricciardi. In quei giorni, infatti, SeaWatch ed Emergency accusavano il governo Conte e la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, di essere complici del blocco in vari porti italiani di alcune navi di salvataggio. 

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