Quanto consumano i dispositivi elettronici e gli elettrodomestici in modalità standby? E soprattutto, quando incidono sui costi in bolletta le “lucine” sempre accese di televisori, apparati wi-fi, computer, lavatrici, altoparlanti, macchinette del caffè, forni a microonde, climatizzatori, stampanti, decoder, spazzolini elettrici (e la lista è ben più lunga)? Per non parlare dei caricatori di smartphone, computer e altri device lasciati sempre attaccati alle prese di corrente.

Secondo stime di Altroconsumo la modalità standby ha un costo medio per famiglia di 65 euro all’anno, l’8 per cento della bolletta energetica. Una spesa no’Un da poco. E secondo Enea un televisore acceso per tre ore al giorno e lasciato in modalità stand by per le restanti 21 consuma circa il 40 per cento dell’energia necessaria al suo funzionamento.

E a ciò va aggiunto il costo-Paese in termini di terawatt di elettricità: più l’elettronica prende piede più aumenta la necessità di energia che si cumula a quella necessaria per alimentare grandi impianti, da quelli fotovoltaici ai data center (il blackout in Spagna e Portogallo delle scorse settimane ha scatenato l’allarme su cosa potrebbe accadere da qui agli anni a venire).

Le nuove regole Ue

Ma ci sono buone notizie per i consumatori: dal 9 maggio sono entrate in vigore le nuove regole europee sui consumi energetici dei dispositivi in modalità standby a cui i produttori sono obbligati ad adeguarsi. E che secondo i calcoli della Commissione Ue consentiranno un taglio dei costi in bolletta per 530 milioni di euro all’anno entro il 2030 nonché un risparmio di 4 Twh di elettricità, una quantità pari a quasi il doppio del consumo annuale di Malta o sufficiente ad alimentare più di un milione di auto elettriche.

Il tutto generando una riduzione di 1,4 milioni di tonnellate di emissioni di CO2. «A volte ci dimentichiamo di quanta energia consumano apparecchi come i router Wi-Fi o altoparlanti wireless in modalità standby e per i quali paghiamo inutilmente. Le nuove regole di progettazione ecocompatibile contribuiranno a ridurre le bollette energetiche per i cittadini e a risparmiare energia. Meno energia utilizziamo, meno energia importiamo, più aumentiamo la nostra sicurezza energetica e l’azione per il clima», evidenzia Dan Jørgensen, il Commissario europeo per l’energia e le politiche abitative.

Le nuove misure oltre ad applicarsi ai prodotti che utilizzano alimentatori a bassa tensione (la maggior parte di elettrodomestici e dispositivi elettronici) introducono per la prima volta anche limiti per mobili o elementi edilizi azionati a motore, come ad esempio tende e tapparelle, porte e cancelli e anche scrivanie regolabili in altezza o letti elevabili.

Nuovi limiti

In ballo ci sono circa 800 milioni di prodotti venduti ogni anno, con una stima di 5 miliardi di unità in uso nei paesi dell’Unione europea. Dal 9 maggio tutti i prodotti elettronici in vendita in Europa non devono consumare più di 0,5 watt in standby o in modalità di spegnimento, e dal 2027 si scende a 0,3 watt in modalità di spegnimento. E quelli della categoria dei prodotti connessi alla rete (in questa categoria rientrano decoder televisivi, stampanti, console di gioco e modem) dal 2027 dovranno consumare dai 2 ai 7 watt massimo (consumi ad hoc sono stati stabiliti a seconda dei prodotti).

I risparmi in bolletta e quelli energetici che deriveranno dall’applicazione del nuovo regolamento vanno sommati a quelli generati nel corso degli anni: risale al 2018 il Regolamento Ue Ecodesign – per la progettazione ecocompatibile dei dispositivi elettrici/elettronici – aggiornato nel 2023 con il Regolamento numero 826, che ha previsto una riduzione progressiva dei consumi della modalità standby e da cui derivano le nuove misure in vigore dallo scorso 9 maggio.

Il complesso delle norme genererà secondo la Ue una riduzione del consumo di elettricità di circa 32,5 TWh all’anno entro il 2030, di tagliare 4,6 milioni di tonnellate l’anno di CO2 e di generare risparmi nelle bollette per 7 miliardi.

Le buone abitudini

Secondo i calcoli della Ue entro il 2030 la spesa annua delle famiglie europee dovuta alla modalità standby diminuirà di 29 euro, pari a un taglio del 12 per cento su quella attuale. Ma si può risparmiare anche molto di più perché sono le buone abitudini a fare la differenza.

Se è vero che ci sono dispositivi che di fatto non si possono spegnere quando non sono in uso e nemmeno nelle ore notturne (ad esempio i modem o le caldaie di cui si potrebbe anche compromettere la corretta funzionalità in caso di continuo accendi-spegni) per gli altri quasi sempre si possono mettere in atto accorgimenti.

Per abbattere davvero i consumi l’unica via resta quella di staccare le spine collegate alle prese di corrente a muro, operazione che comporta inevitabili fastidi e peraltro impossibile nel caso ad esempio di elettrodomestici a incasso. Ma ci sono accorgimenti che si possono mettere in atto per limitare i costi. Se ci sono più dispositivi collegati a un’unica ciabatta (ad esempio tv, pc, altoparlanti, stampanti) con interruttore on/off basta ricordarsi di spegnerla la sera.

Si possono collegare alle ciabatte anche le prese di lavatrici, condizionatori e forni a microonde. E, cosa importante, bisogna ricordarsi di non lasciare mai attaccati alle prese i caricatori di smartphone e sigarette elettroniche nonché di spazzolini elettrici o altri dispositivi ricaricabili.

Il caricatore attaccato alla presa elettrica, secondo i calcoli di Altroconsumo, consuma la stessa energia che serve per ricaricare al 100 per cento il dispositivo. E considerato che in media ogni famiglia possiede più caricatori e che la maggior parte vengono lasciati attaccati alle prese di corrente si può arrivare a consumare fino a 7 kWh in un anno.

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