I principali investitori istituzionali stanno riducendo la loro esposizione nel Paese e guardano alla scommessa del cancelliere tedesco Friedrich Merz
È davvero un peccato che in questo momento non esista un debito comune europeo con una ampia e liquida disponibilità di bond sovrani, non esista un mercato Ue di venture capital sviluppato, che i fondi pensione europei preferiscano investire soprattutto in asset nazionali.
Un peccato perché i principali investitori istituzionali stanno iniziando a ridurre la loro esposizione nei mercati statunitensi e a guardare con maggior simpatia alla Vecchia Europa, preoccupati dalla politica commerciale di Donald Trump e dall’incremento del debito pubblico americano. Due fattori che stanno affievolendo la fiducia degli investitori.
Il valore del dollaro
È quanto riporta il Financial Times, il quotidiano della City, mettendo sul piatto i timori delle tensioni commerciali innescate dalle politiche di Trump che hanno agitato i mercati azionari statunitensi rispetto alle borse europee e fatto perdere valore al dollaro. Ma c’è di più.
A preoccupare gli investitori c’è la legge finanziaria del presidente, che riducendo le imposte ai più ricchi a scapito del Medicaid e Medicare come segnalato dal NYT potrebbe comunque aggiungere 2.400 miliardi di dollari al debito americano nel prossimo decennio.
Una mossa che ha messo in tensione i rendimenti dei Treasuries e messo in allarme gli investitori che hanno un cuore di coniglio, gambe di lepre e memoria di elefante.
Seth Bernstein, ceo di Alliance Bernstein, che gestisce 780 miliardi di asset, ha dichiarato, come riporta il quotidiano finanziario londinese, che è tempo di “ripensare” l’esposizione agli Stati Uniti, giudicando insostenibile l’attuale livello di indebitamento. Voci isolate? Non proprio. Alcuni investitori stanno già alleggerendo le posizioni.
La Caisse de dépôt et placement du Québec, secondo fondo pensione canadese, ha reso noto di voler ridurre la propria esposizione agli USA (oggi al 40% del portafoglio), aumentando invece gli investimenti nel Regno Unito, in Francia e in Germania.
L’eccezionalità americana
Il FT ha riportato anche le dichiarazioni di Howard Marks, cofondatore di Oaktree Capital Management, secondo cui, anche se gli Stati Uniti sono stati per un secolo il miglior mercato, oggi diversi investitori cominciano a mettere in discussione questa “eccezionalità americana”. Vero è che Wall Street ha recuperato le perdite dopo l’annuncio dei dazi il 2 aprile, “il giorno della liberazione”, ma l’indice S&P 500 è cresciuto meno del 2% dall’inizio anno, contro il +9% dello Stoxx Europe 600.
Un segno di come le due sponde dell’Atlantico siano diversamente attrattive. Senza dimenticare che il biglietto verde è vicino ai minimi degli ultimi tre anni, in calo del 9% nel 2025, sebbene Trump abbia fatto marcia indietro sui dazi. Ma i mercati detestano l’incertezza, l’imprevedibilità di Trump e le liti della Casa Bianca con il governatore della Fed Jerome Powell che resta fermo sui tassi mentre la Bce taglia e porta il tasso sui depositi al 2%.
L’effetto Merz
Sia come sia, Richard Oldfield, ceo del gestore Schroders, ha dichiarato che sono evidenti i primi segnali di un raffreddamento verso gli USA. Gli investitori guardano all’Europa e alla scommessa del cancelliere tedesco Friedrich Merz che, dopo aver messo in soffitta il tetto alla spesa, e forte per aver lavorato presso la società di investimenti statunitense BlackRock, ha messo a punto un piano di investimenti pubblici da mille miliardi di euro su difesa e infrastrutture per rilanciare l’economia.
Non a caso, segnala sempre Ft, Tom Nides, vicepresidente di Blackstone, ha dichiarato di essere ottimista sull’Europa. «L'Europa dovrebbe aumentare la propria quota di capitalizzazione di mercato globale», ha detto Kees Verbaas di Robeco.
La società di investimento Neuberger Berman, di New York, ha portato al 65% la quota dei suoi interventi in private equity in Europa nel 2025, rispetto al 20-30% degli anni passati. «I grandi investitori del real estate, si stanno spostando verso l'Europa», ha detto Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari. Tuttavia, non tutti sono convinti che i mercati europei e asiatici possano offrire una vera alternativa. Il cammino è ancora lungo.
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