Il provvedimento di ventitré pagine verrà discusso mercoledì dalla Giunta. Ribadita la linea già adottata. Il “nodo” Bartolozzi
Nelle ventitré pagine consegnate oggi, lunedì 15 settembre, alla Giunta delle autorizzazioni alla Camera i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano rivendicano la legittimità del proprio operato in relazione alla liberazione del torturatore libico Osama Almasri. La memoria degli esponenti del governo – accusati dal tribunale dei ministri di favoreggiamento, omissioni d’atti ufficio e peculato a vario titolo – ribadisce la linea adottata negli atti già presentati a piazzale Clodio.
Difendere «l'interesse dello stato» l’unica ratio sottesa all’operato dei fedelissimi della premier Giorgia Meloni che, secondo le tre giudici del collegio speciale, avrebbero attivamente contribuito al rimpatrio del libico su cui pendeva e pende un mandato d’arresto della Corte penale internazionale.
Tra i punti salienti della nuova memoria anche passaggi riguardanti l’utilizzo del volo Cai, quello tramite il quale Almasri a gennaio è tornato in patria, atterrando sorridente e tranquillo all’aeroporto di Mitiga. Un volo – il Falcon 900 – che, in base a quanto già emerso, sarebbe stato usato anche in altre circostanze analoghe.
Respinte, dunque, le accuse. In un ulteriore passaggio Nordio, Piantedosi e Mantovano ritornano anche sulla richiesta concorrente della Libia. Un altro elemento che avrebbe portato il ministero della Giustizia a riflettere sul da farsi.
C’è da dire, più in particolare, che Nordio, durante un’informativa resa in Aula, aveva dichiarato di «non essere un passacarte». Dichiarava, inoltre, che dovesse «escludersi in modo categorico un dovere del ministro di trasmissione automatica degli atti al Procuratore generale. E citava «motivi di ordine pubblico e sicurezza dello stato nonché profili di pericolosità riconducibili al soggetto e per i rischi che la sua permanenza in Italia avrebbe comportato» alla base delle sue decisioni.
Presentata la memoria, i ministri e il sottosegretario hanno pertanto la facoltà di non presentarsi nei giorni previsti (17 e 18 settembre) davanti ai membri della Giunta. Che entro il 30 settembre dovrà votare la relazione finale del dem Federico Gianassi. Dopodiché i voti spetteranno alla Camera, pronta ad esprimersi sulle sorti degli esponenti del governo.
Nel frattempo, come noto, la capa di gabinetto del ministero della Giustizia, Giusi Bartolozzi, è indagata per falso dai pm capitolini. In queste settimane si discute sulla possibilità di estendere anche a lei, zarina di via Arenula, l’immunità che spetta ai ministri. Intanto questo mercoledì la Giunta discuterà le carte, e dunque, la memoria presentata dai tre indagati eccellenti, difesi dall’avvocata Giulia Bongiorno.
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