La condanna nei confronti dell’anarchico Alfredo Cospito e della compagna Anna Beniamino adesso sono definitive. I giudici della sesta sezione penale della Corte di Cassazione hanno respinto, dichiarandoli inammissibili, i ricorsi del procuratore generale di Torino e delle difese, confermando quindi le condanne a 23 anni per Cospito e a 17 anni e 9 mesi per Beniamino.

Entrambi sono imputati nel processo per l'attentato alla scuola allievi carabinieri di Fossano, nel Cuneese, avvenuto nel 2006.

In mattinata, nel corso della requisitoria, il sostituto procuratore generale Perla Lori aveva chiesto ai giudici della Cassazione di confermare la sentenza d’appello, che aveva previsto per Cospito una pena a 23 anni, e di rigettare quindi sia il ricorso della procura generale di Torino, che chiedeva come pena l’ergastolo con isolamento diurno per 12 mesi per Cospito (che ora si trova al 41 bis) e a 27 anni e un mese per Anna Beniamino (compagna dell’anarchico), sia di dichiarare inammissibili i ricorsi presentati dalle difese.

Per il procuratore generale di Cassazione «il danno effettivamente realizzato» con l’attentato all’ex caserma è stato di particolare tenuità. Appaiono quindi corrette le determinazioni poste nella sentenza impugnata». 

La Cassazione doveva esprimersi dopo la sentenza della Corte d’Assise d’appello di giugno, che aveva previsto per Cospito una pena a 23 anni.

Il caso Cospito

La sentenza è solamente l’ultimo capitolo della vicenda dall’anarchico Alfredo Cospito. Cospito è passato alla ribalta delle cronache per il suo sciopero della fame, durato dal 20 ottobre 2022 al 19 aprile 2023 e terminato a causa di un attacco cardiaco, con cui voleva protestare contro il regime del 41 bis a cui era stato condannato a maggio del 2022.  Attualmente è detenuto nel carcere di massima sicurezza di Sassari.

Cospito era stato indagato nell’inchiesta “Scripta manent”, in cui si indagava su una serie di attentati rivendicati dagli anarchici di Fai e Fri avvenuti tra il 2003 e il 2016. Tra gli episodi più gravi ci sono la gambizzazione del dirigente dell’Ansaldi Roberto Adinolfi nel 2012 e l’attentato, che non causò vittime né feriti, con due bombe alla caserma dei carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo nel 2006.

Nel 2013 Cospito era stato condannato a 9 anni e 6 mesi per l’attacco ad Adinolfi e si trovava già in carcere. Nel 2017 andò a processo insieme ad Anna Beniamino e altre 21 persone per l’attentato alla caserma, che si concluse con la condanna a 20 anni in secondo grado per il reato di “strage”. 

A maggio 2022 la corte di Cassazione stabilì che Cospito dovesse essere giudicato non per “strage comune” ma per “strage politica”, una pena che prevede l’ergastolo anche se l’attentato non ha ucciso nessuno. Contestualmente gli è stato imposto il 41 bis, poiché gli inquirenti hanno ritenuto che appartenesse a un’organizzazione terroristica. In primo grado infatti era stato giudicato, insieme a Beniamino, l’ideologo del gruppo.

L’ex ministra della Giustizia Marta Cartabia aveva giustificato l’applicazione del 41 bis perché si riteneva che Cospito avesse continuato ad avere contatti con i suoi compagni anarchici, ai quali mandava lettere, pubblicate sulla stampa anarchica, in cui li esortava a continuare la lotta. 

A giugno 2023, la Corte d’Assise d’appello aveva infine condannato Cospito a 23 anni e Beniamino a 17 anni e 9 mesi.

Contestualmente all’inizio dello sciopero della fame, l’avvocato difensore Flavio Rossi Albertini aveva presentato diversi ricorsi contro il 41 bis, ma nessuno di questi venne accolto. Il primo fu respinto dal tribunale di sorveglianza di Roma nel dicembre 2022, a cui seguì un altro ricorso in Cassazione, anche questo respinto. 

Cospito sta aspettando l’esito di un altro ricorso presentato alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) di Strasburgo. Non si sa quanto tempo occorrerà per conoscere la decisione, ma l’appello a Strasburgo è uno dei motivi per cui l’anarchico ha deciso di interrompere lo sciopero della fame. Cospito spera che la Cedu consideri ingiustificata l’applicazione del 41 bis nei suoi confronti.

L’avvocato sostiene che non ci siano prove di comunicazioni tra Cospito e i gruppi anarchici all’esterno. 

Le conseguenze politiche dello sciopero della fame

Lo sciopero della fame dell’anarchico Cospito ha avuto ripercussioni sull’opinione pubblica, divisa sul 41 bis, e sulla politica. Il governo Meloni è stato costretto a prendere una posizione e il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha dichiarato che la possibilità di mutare la norma del 41 bis fosse «inesistente».

Altri membri della maggioranza hanno sostenuto che concedere sconti a Cospito sul 41 bis avrebbe legittimato il suo sciopero e spinto altri a fare lo stesso. L’opposizione ha criticato la posizione del governo, sostenendo che avrebbe dovuto evitare la morte dell’anarchico. Nordio ha interpellato un comitato di bioetica per stabilire se fosse possibile alimentare Cospito forzatamente. Il comitato ha detto di sì, ma il ministro non ha dato la direttiva.

Durante le discussioni parlamentari sulla pericolosità dell’anarchico, il deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli ha riferito alla Camera di un colloquio avvenuto in carcere tra Cospito e due detenuti membri della criminalità organizzata.

Trattandosi di informazioni riservate non accessibili a Donzelli, gli è stato chiesto chi gliele abbia fornite. Il deputato ha spiegato che era stato Andrea Delmastro, suo coinquilino e compagno di partito, nonché sottosegretario alla Giustizia.

Delmastro è stato rinviato a giudizio con l’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio a novembre 2023.

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