Domani è a bordo di Mediterranea – la nuova nave di Mediterranea Saving Humans in mare per la sua seconda missione – per documentare le attività di ricerca e soccorso che l’organizzazione svolge nel Mediterraneo centrale. Qui le puntate del diario di bordo.


Mediterranea è riuscita a far sbarcare tutti i 92 naufraghi a Porto Empedocle, soccorsi in tre diverse operazioni. Ci sono volute tre ore dall’arrivo, per concludere tutte le procedure di sbarco. Le autorità volevano che scendessero dalla nave solo i 31 minori e le persone con necessità mediche urgenti. 

Alle 18 infatti è stata notificata una “diffida” da parte della Capitaneria di Porto Empedocle che intimava alla nave, «successivamente allo sbarco dei soli minori, di riprendere la navigazione senza ritardo con i restanti migranti a bordo» verso il porto che era stato assegnato dalle autorità come porto sicuro. 

Per il Viminale il porto sicuro più vicino sarebbe stato Livorno. Tre giorni di navigazione in più, quasi 1.200 chilometri dal luogo dei salvataggi, per i 92 naufraghi che sono stati soccorsi in tre diverse operazioni da Mediterranea tra domenica e lunedì. «Ma le condizioni delle persone a bordo non consentono altri giorni di navigazione», aveva spiegato il medico di bordo Gabriele Risica questa mattina.

Per questo il comandante ha dichiarato lo «stato di necessità a tutela dell’incolumità, della salute e della sicurezza di tutte le persone a bordo», spiega l’equipaggio. La tensione a bordo era cresciuta dopo la visita del medico della Sanità Marittima Usmaf. 

«Siamo di fronte a un atteggiamento assurdo», denuncia l’organizzazione, «sono state evidentemente riconosciute le condizioni di vulnerabilità fisiche e mentali», per cui le persone non avrebbero potuto affrontare altri tre giorni di navigazione, ma «con questa diffida, le autorità minacciano ingiustificate ritorsioni contro la nave, colpevole solo di aver adempiuto al proprio dovere a tutela dei diritti fondamentali alla vita e alla cura delle persone soccorse e nel rispetto del diritto marittimo e umanitario, internazionale e nazionale».

Vulnerabilità a bordo

Durante lo sbarco (Foto Domani/Ikonomu)

Oltre ai trentuno minori, nel report medico che è stato consegnato al Centro nazionale del soccorso marittimo di Roma (Mrcc) e al Cirm, il centro internazionale radio medico, il medico chiedeva che sette persone venissero portate al pronto soccorso tramite ambulanza. Non solo. C’erano altre 30 persone che avevano bisogno di un controllo medico. 

Hanno tutti sofferto lunghi periodi di detenzione in Libia e violenze terribili, e – ricorda Mediterranea – sono pesantemente traumatizzate dalla traversata in mare, soccorse dopo tre giorni alla deriva, senza acqua né cibo. A questo si è aggiunto il maltempo, che da lunedì ha colpito il canale di Sicilia con venti di Maestrale a oltre venti nodi e onde superiori ai due metri, che ha peggiorato le condizioni di tutte le persone a bordo. 

«Non vi è alcuna ragione né giustificazione nella decisione del Viminale di non permettere lo sbarco di tutte le persone superstiti che hanno tutte bisogno di cure e assistenza immediata», aveva denunciato Mediterranea, che si era detta non disposta ad accettarlo. E ricorda che «nessuna propaganda viene prima degli esseri umani, dei loro diritti sanciti dalle Convenzioni internazionali e dalla Costituzione».

Il tribunale per i minorenni

Durante lo sbarco (Foto Domani/Ikonomu)

Inizialmente, per l’Mrcc, anche i 31 minori stranieri non accompagnati sarebbero dovuti sbarcare a Livorno. Ma nella giornata di lunedì è intervenuta la procura presso il tribunale per i minorenni di Palermo, dopo la segnalazione inviata dagli avvocati di Mediterranea, che ha chiesto al Viminale, al ministero dei Trasporti e al prefetto di Agrigento di sbarcarli a Porto Empedocle, o comunque nel porto più vicino, perché «possano essere immediatamente collocati nelle strutture dedicate e possa essere fornita loro adeguata tutela».

La precarietà delle loro condizioni a bordo, sia dal punto di vista igienico-sanitario sia psicologico, «la promiscuità con gli adulti» e «l’assenza di supporto psicologico sanitario adeguato all’età», scrive il tribunale, «rende necessario adottare con la massima urgenza tutti i provvedimenti a tutela».

Il procuratore ha riconosciuto una situazione psicofisica «particolarmente fragile»: il viaggio intrapreso dalle coste libiche attraverso il Mediterraneo ha messo in «grave pericolo» la loro vita, visto il «rischio di incombente naufragio».

La richiesta della procura non è stata sufficiente a convincere l’Mrcc ad assegnare una banchina a Mediterranea. Ma il trasbordo dei minori sarebbe dovuto avvenire in mare. Una procedura che per l’organizzazione non era adatta alle condizioni in cui si trovano le persone presenti a bordo: soprattutto perché non sono solo i minori ad aver bisogno di una tutela immediata, ma tutti i naufraghi. 

La richiesta reiterata da Mediterranea non aveva ricevuto nessuna risposta. «Se le autorità vogliono trasbordare in Sicilia solo i minori e costringere la nave a proseguire verso il lontano porto di Livorno con le restanti 61 persone, ancora una volta il governo italiano violerebbe tutte le regole del diritto marittimo e umanitario, internazionale e nazionale, calpestando i diritti fondamentali delle persone soccorse, alla vita, alla cura e alla dignità», aveva denunciato l’organizzazione.

Condizioni che sono state considerate documentate anche dal Cirm. Il report medico infatti – inviato all’Mrcc e alle autorità tedesche, perché la nuova nave di Mediterranea batte bandiera tedesca – era stato ricevuto anche dal Centro internazionale radio medico, secondo cui «la condizione di generale criticità delle condizioni psico-fisiche e vulnerabilità delle persone soccorse» richiede «tempi brevi di assistenza medica e psicologica a terra».

Le altre puntate del diario di bordo

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