Promettevano su Telegram green pass autentici, ottenuti grazie a una presunta complicità con il personale sanitario, e garantivano agli utenti la formula “soddisfatti o rimborsati”, chiedendo il pagamento in criptovalute.

La rete di truffatori di green pass è stata scoperta dalla guardia di finanza e dalla procura di Milano, che ha perquisito diverse persone in Veneto, Liguria, Puglia e Sicilia. 

Sui computer degli indagati sono state trovate le foto di decine di documenti d’identità e tessere sanitarie, nonché referti che dimostravano le negatività di un tampone, e diverse chat da cui è stato possibile risalire all’intera rete sia dei truffatori che dei loro clienti.

Il mondo della rete non è nuovo a truffe di questo tipo. Su Telegram basta digitare le parole “green pass” o “green pass 2.0” per trovare canali che promettono certificati verdi autentici per 100, 200, 300 euro. L’ultima frontiera del pagamento, oltre alle criptovalute, sono i buoni regalo – per esempio quelli Amazon – che garantiscono il pressoché totale anonimato per chi li riceve, e rendono più difficile il tracciamento di denaro.

Le persone pagavano 100 euro in criptovalute – soprattutto bitcoin ed ethereum – per ottenere un green pass falso, e condividevano i propri documenti d’identità nelle chat. 

Nel mondo dei No-pass ieri era stata eseguita un’altra perquisizione, stavolta ai danni di un partecipante alle manifestazioni del sabato a Milano, che lo scorso 13 novembre aveva aggredito – verbalmente e fisicamente – due giornalisti di Piazza Pulita che stavano filmando il corteo, Massimiliano Andreetta e il suo cameramen Mario Vasta.

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