Moltissima gente, pur nel rispetto delle norme anti-Covid-19, si è presentata stamattina al campo sportivo di Limbiate, in provincia di Monza e Brianza, per dare l’ultimo saluto a Luca Attanasio, l’ambasciatore italiano in Congo ucciso in una sparatoria il 22 febbraio scorso insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista congolese Mustapha Milambo. Il feretro, avvolto in una bandiera tricolore, è stato accolto da un lungo applauso dai concittadini del 43enne, che ha lasciato la moglie, Zakia Seddiki, e tre figlie.

Alla cerimonia, oltre alla moglie, erano presenti il sindaco di Limbiate, Antonio Romeo, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, il presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Alessandro Fermi e una delegazione di sindaci dei paesi del territorio. A benedire la salma l'arcivescovo di Milano, Mario Delpini. Attanasio sarà poi sepolto nel cimitero di Limbiate, paese nel quale è cresciuto e dove risiede la sua famiglia.

L’omelia di Delpini: «Dirà a Dio: “Io morto dove non interessa a nessuno”»

Molto toccanti le parole dell’arcivescovo di Milano, Delpini, che nell’omelia per Luca Attanasio ha immaginato un dialogo tra lui e Dio: «Viene il momento in cui ciascuno sta solo alla presenza del Signore. Finiscono i clamori, la gente radunata si disperde. Risultano insignificanti gli onori, i titoli, i riconoscimenti. Perdono interesse la cronaca, la retorica, le celebrazioni e, infine, sta solo davanti al Signore. Il Signore dirà: “Da dove vieni, Luca, fratello?” e Luca risponderà: “Vengo da una terra dove si muore e non importa a nessuno, dove si può far soffrire senza motivo e senza chiedere scusa”. Il Signore forse dirà: “Luca, scriverò il tuo nome nel libro della vita. Io ti benedico, Luca, per ogni bicchiere d'acqua e pane condiviso”».

«Luca dirà al Signore: “Chi si prenderà cura delle giovani vite? Per questo piango” – ha continuato Delpini. Il Signore dirà: “Io manderò lo Spirito consolatore”. Il Signore forse dirà: “Perché ti volgi indietro, Luca, fratello mio?”. Luca forse risponderà: "Sto pensando alle promesse fatte alla mia sposa e alle mie bambine, la mia missione che avrei dovuto compiere. Troppo breve la vita”. E il Signore forse dirà: “Troppo breve è stata la tua vita. Non volgerti indietro, tu sarai giovane per sempre”. Il Signore dirà: “Perché sei ferito, Luca, fratello mio?”. E lui risponderà: “Sono ferito perché ci sono Paesi dove la speranza è proibita, dove l'impresa di aggiustare il mondo è dichiarata fallita, dove la gente che non conta continua a essere ferita”».

«Io l'ho conosciuto solo fugacemente – ha detto dopo la cerimonia Delpini – quando è venuto a trovarmi prima del mio viaggio in Congo, ma soprattutto ho avuto la testimonianza dei nostri missionari, della gente che ho visto in Congo, che sentivano in lui un alleato per tutte le opere di solidarietà. Una parola per la moglie e le bambine? Questa parola è la più difficile, forse. Credo che la parola più significativa che posso dire è quella di celebrare la messa, di chiedere al Signore di consolare i vivi e di accogliere nella sua gloria colui che ha dato la vita così».

L’addio dei genitori e l’ultimo audio di Attanasio

In un messaggio letto da un amico al termine delle esequie, toccante anche l'ultimo saluto dei genitori: «Caro figlio, siamo distrutti dal dolore ma dobbiamo essere forti per stare accanto a Zakia e alle 3 splendide nipotine». Ha trattenuto a stento le lacrime il sindaco di Limbiate, Antonio Romeo, intervenuto dal palco: «Eri orgoglioso di essere di Limbiate, qui sei cresciuto. Nella semplicità del tuo carattere, hai approfondito gli studi che ti hanno portato a fare il diplomatico. Con la tua umiltà dimostri che anche dalla periferia possono crescere i fiori più belli».

Il primo cittadino ha salutato Attanasio, ricordando anche l'ultimo messaggio vocale ricevuto, appena tre giorni prima della sua morte: «Continuo ad ascoltarlo, perché risuona la tua voce squillante. Tu sei così: l'eterno ragazzo che ha detto che fare l'ambasciatore significa non lasciare indietro nessuno. Sei testimone di un bene sconfinato». Romeo ha poi fatto ascoltare il messaggio audio, in cui l’ambasciatore informava di essere riuscito a sbloccare due voli che avrebbero dovuto riportare a casa dallo Stato africano degli italiani preoccupati per le violenze in Congo. «Viva l'Italia, sempre»: così si conclude l’audio.

Infine, il ricordo di un amico storico dell'ambasciatore ucciso: «Ho sentito tante parole in questi giorni, tante descrizioni. Ti hanno dipinto come una persona magica, in realtà lo eri. Noi amavamo le tue imperfezioni, ci facevi ridere, eri un punto di riferimento per tutti noi, ci mancherai. Eri un costruttore di ponti, eri un angelo».

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