La Corte di appello di Caltanissetta ha confermato il "no" all'allontanamento immediato dall'Italia di Mohamed Shahin, l’imam di Torino colpito da un provvedimento di espulsione del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. I giudici hanno respinto un reclamo dell'Avvocatura dello atato contro la precedente decisione del tribunale nisseno.

Secondo quanto è trapelato, anche per i magistrati di seconda istanza Shahin deve essere considerato un «richiedente asilo» e quindi non può essere rimpatriato in attesa che venga definita la sua posizione.

Nei giorni scorsi sul caso dell'imam si è pronunciato il Tar del Lazio. In questo caso si trattava della richiesta, presentata dai legali del religioso, di sospendere l'iter amministrativo verso l'espulsione. La proposta non è stata accolta dai giudici, ma in ogni caso non ha avuto effetto, in quanto bisognava attendere l'esito della causa in corso a Caltanissetta.

Inoltre, l’imam, sempre negli ultimi giorni, è stato oggetto di una serie di polemiche dopo che il suo nome è comparso nelle carte della procura di Genova che indaga, insieme all’Antimafia, sui presunti finanziamenti ad Hamas tramite il sistema delle associazioni di beneficenza. 

Shanin, che non sarebbe indagato nel fascicolo, avrebbe subito una perquisizione. Per questo è tornata a chiedere la sua espulsione Augusta Montaruli, vice capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera. «L'imam Shanin – aveva dichiarato Montaruli –  deve essere espulso e per questo presenterò un esposto alla procura generale di Torino e alla procura di Genova sulla moschea Omar e il suo imam Shanin, già destinatario di un provvedimento di espulsione del Viminale. Le motivazioni dell'ordinanza della Corte d'appello con cui l'imam è tornato in libertà già presentavano lacune, non avendo profili di novità, e risultando totalmente carenti circa le aderenze con la fratellanza mussulmana: ora sono totalmente superate alla luce di ulteriori elementi». 

Oggi, però, la Corte d’appello ha confermato la sua decisione: “no” all’espulsione. 

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