Renzi e Salvini, i “due Mattei”, sembrano avere sempre più interessi in comune. Si può definire «fidanzamento», come dice Pier Luigi Bersani, o semplicemente una convergenza legata a qualche tornaconto elettorale di breve periodo. Fatto sta che i temi su cui i due si muovono come buoni alleati non sono pochi: dal ddl Zan al referendum sulla giustizia, dal reddito di cittadinanza alla corsa per la successione di Sergio Mattarella al Quirinale.

Infatti secondo Bersani, che ha parlato nel corso della trasmissione L’aria che tira, Renzi e Salvini si starebbero accordando «per il Quirinale e, in sostanza, in vista di un’operazione politica in grado di ridimensionare il peso della destra meloniana, cercando di spostare il baricentro del centrodestra. Mi pare abbastanza evidente».

Dell’intesa ha parlato anche Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, che ha smentito l’esistenza di un accordo sottolineando che si tratta di un processo normale se si è all’interno della stessa maggioranza: «Cosa nascerà lo si vedrà. È evidente che Renzi, nel governo Conte II, rappresentava la voce critica e spesso aveva posizioni più assimilabili a quelle del centrodestra rispetto alla maggioranza in cui si trovava».

Sul ddl Zan Molinari ha specificato: «Su questo provvedimento è evidente che la Lega dialoghi meglio con Italia viva che con il Movimento 5 stelle, questo non significa che nascerà un’alleanza politica. Finché c’è questo governo, si ragiona provvedimento per provvedimento con chi ha una posizione più affine».

Ddl Zan

Il ddl Zan è stato approvato alla Camera il 4 novembre 2020 anche con i voti di Italia viva. Oggi, dopo la nota verbale del Vaticano e le parole del segretario di Stato il cardinale Pietro Parolin, il testo è fermo al Senato. A spingere per una modifica della legge, nella speranza di arrivare a un compromesso che soddisfi tutti, sono proprio la Lega (672 emendamenti sugli oltre mille presentati) e Iv (quattro proposte di modifiche).

Sia Renzi sia Salvini chiedono che si giunga a un accordo politico sulle modifiche e invitano le altre forze politiche a sgombrare il campo da posizioni ideologiche. Per entrambi chi si oppone a interventi mirati per “correggere” il provvedimento, vuole in realtà affossare il ddl Zan.

Il deputato e promotore Alessandro Zan (Pd), ricorda il lavoro di mediazione «lungo ma condiviso» che è stato già fatto alla Camera e avverte i colleghi di Iv: «Attenzione, Salvini vi sta utilizzando, perché il suo obiettivo non è portare a casa una legge. Vi dico di non prestarvi a questa trappola e di difendere il lavoro fatto». Renzi ha ricordato che la Lega rimane un partito contro cui combattere su diversi temi, «dall’immigrazione ai vaccini, ma è un partito che sul ddl Zan ha dato la disponibilità a chiudere l’accordo se si cambiano le parti sull’identità di genere, sulla libertà di opinione e sulla scuola. Dire di no a questa proposta è ideologia».

Quirinale

Diverse fonti vedono l’intesa tra Salvini e Renzi sul ddl Zan come preambolo di un accordo per la scelta del prossimo presidente della Repubblica. La composizione dell’attuale parlamento permetterebbe a Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Coraggio Italia (il partito fondato da Luigi Brugnaro e Giovanni Toti) e Italia viva di avere i numeri per eleggere il nuovo capo dello stato a partire dal quarto scrutinio.

Secondo Renzi è sbagliato parlare di accordo già concluso tra Iv e Lega, ma come riporta Repubblica, anche un influente parlamentare del partito di Salvini ha confermato che «la legge Zan potrebbe essere solo il primo passo di un’intesa ben più ampia che porta al Quirinale. Con Renzi a fare da mediatore».

Referendum giustizia

Matteo Renzi ha firmato i referendum sulla giustizia promossi dalla Lega e dai Radicali e li considera strumenti fondamentali per far pressione sul parlamento, per mettere fine a «una guerra che dura da 30 anni, quella tra magistratura e politica». Ripete più volte che il referendum è un atto radicale ma, anche per non accreditare troppo la versione che lo vede ormai come il migliore alleato del leader leghista, sottolinea: «Quando penso al referendum sulla giustizia non penso a Salvini ma a Enzo Tortora».

Reddito di cittadinanza

Il fondatore di Italia viva ha annunciato di voler organizzare un referendum, dopo aver approvato la riforma sulla giustizia ed eletto il nuovo presidente della Repubblica, per cancellare la misura cara al M5s rifinanziata dal governo Draghi. «Partiremo con una raccolta di firme in tutta Italia per un referendum abrogativo sul reddito di cittadinanza, uno strumento che abitua la nuova generazione a vivere di sussidi», ha detto. Francesco Lollobrigida, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, aveva accolto positivamente le parole del leader di Iv.

Dopo Renzi anche Matteo Salvini ha criticato il reddito di cittadinanza, sostenendo che «invece di creare lavoro sta creando problemi. Molti preferiscono stare a casa con il reddito di cittadinanza». Eppure la misura è stata introdotta durante il governo Conte I, mentre il suo partito faceva parte dell’esecutivo.

Non è un’intesa

«Non condivido che si analizzi la situazione politica senza prendere atto del fatto che c’è una profonda divergenza tra me e Matteo Salvini», ha detto Renzi.

Per Salvini l’appoggio può essere utile a conquistare consensi al centro e isolare il partito di Giorgia Meloni che, stando a un recente sondaggio Swg per il telegiornale di La7, ha superato la Lega ed è ormai la prima forza del paese.

Non a caso Salvini, in sintonia con Renzi, ha deciso di rimanere fedele al premier Draghi fino alla fine della legislatura, abbandonando l’idea di andare a elezioni anticipate che potrebbero confermare il primato di Meloni. Insomma che ci sia o meno un «fidanzamento», i due Mattei vanno d’amore e d’accordo.

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