Con i casi di Covid-19 in crescita a causa della quarta ondata, si parla sempre più spesso di adottare un “lockdown” per non vaccinati. Questa settimana lo hanno chiesto le regioni e il governo ha escluso di poter andare incontro alle loro richieste se la situazione dei contagi dovesse peggiorare. Ma cosa significa esattamente e come funziona dove è già stato adottato?

Il caso dell’Austria

L’Austria è stato il primo paese ad approvare e mettere in atto un lockdown per non vaccinati. Le nuove regole sono state decise a settembre dal governo conservatore guidato da Alexander Schallenberg e stabiliscono l’entrata in vigore di una serie di restrizioni valide solo per chi non ha ricevuto una doppie dose di vaccino quando le terapie intensive del paese sono piene al 30 per cento di malati Covid-19.

La soglia è stata raggiunta la scorsa settimana e Schallenberg ha annunciato ufficialmente l’inizio del lockdown domenica sera. In varie città austriache ci sono state proteste e manifestazioni contro le nuove norme e quindici persone sono state arrestate.

Le nuove regole stabiliscono che i non vaccinati non possono più frequentare bar, ristoranti e altre attività al chiuso. Possono uscire di casa soltanto per andare al lavoro, fare acquisti essenziali, incontrare i propri partner o altri individui selezionati e frequentare luoghi di culto. 

Chi invece ha ricevuto una sola dose di vaccino, può svolgere normali attività dopo aver ricevuto un tampone negativo. Per chi viola le queste regole sono previste multe tra i 500 e i 3.600 euro.

L’Austria è uno dei paesi meno vaccinati dell’Europa occidentale, con meno del 65 per cento della popolazione che ha ricevuto una doppia dose. I non vaccinati sono circa 2 milioni e altre 365mila persone hanno ricevuto soltanto una dose.

Il contagio nel paese è fuori controllo, con oltre 10mila nuovi casi individuati ogni giorno e un’incidenza di 1.300 casi ogni milione di abitanti, la cifra più alta d’Europa dopo la vicina Slovenia.

La norma sul lockdown è stata criticata da molti nel paese, compresi alcuni membri del partito conservatore di Schallenberg. Secondo alcuni, sarà impossibile verificare l’effettiva applicazione del lockdown. Soltanto la polizia può effettuare controlli e le numerose eccezioni consentite ai non vaccinati renderebbero complicato sanzionare i trasgressori.

Si può applicare in Italia?

Il modello austriaco non è immediatamente applicabile in Italia perché il sistema di certificazione del nostro paese, il cosiddetto green pass, non fa distinzioni tra chi lo ha ricevuto in seguito alla vaccinazione, per aver fatto un tampone negativo o per essere guarito dal Covid-19.

Per quanto dalle informazioni presenti sul certificato sia possibile desumere per quale ragione è stato ottenuto il green pass, il garante per la privacy ha sottolineato che esercenti e datori di lavoro non possono acquisire e conservare liberamente questa informazione.

Più che di “lockdown dei non vaccinati”, a meno di significative modifiche di legge, in Italia sarebbe più corretto parlare di “lockdown dei no green pass”. 

In parte, un simile lockdown, è già previsto dalle norme in vigore. Con le modifiche introdotte al sistema delle zone colorate a luglio, le persone dotate di green pass potranno continuare spostarsi liberamente anche in zona arancione (dove senza green pass non si può uscire dal proprio comune) e in zona rossa (dove non si può uscire di casa senza valide ragioni).

Sia in zona arancione che in zona rossa restano invece in vigore per tutti, con o senza green pass, il coprifuoco alle 22 e la chiusura di bar e ristoranti.

Chi lo chiede?

I presidenti di regione sono stati i primi a fare richiesta di differenziare ulteriormente le restrizioni tra chi possiede il green pass e chi no. Tra le ipotesi, quella di eliminare tutte le restrizioni attualmente previste per i possessori di green pass.

Secondo le anticipazioni dei giornali, alcuni presidenti sarebbero a favore anche di introdurre distinzioni tra green pass in seguito a vaccinazione e quelli ottenuti con un tampone (una distinzione che però rischia di essere in contrasto con la tutela della privacy, sostiene il garante).

Oggi, la conferenza delle regioni dovrebbe formulare la sua proposta ufficiale e presentarla al governo.

Per il momento, l’ipotesi di cambiare le regole attualmente in vigore è stata respinta, poiché i casi nel nostro paese sarebbero ancora contenuti. Ma ieri, la ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelimini ha detto che in caso di peggioramento, le richieste delle regioni «andrebbero considerate».

L’Italia al momento ha molti meno casi dell’Austria ed è uno dei paesi con il più alto tasso di vaccinazione in Europa. Nella popolazione over 12, quasi l’85 per cento degli italiani si è vaccinato, una percentuale circa 20 punti superiore a quella austriaca. 

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