Il capo di Coima torna libero dopo la decisione del Tribunale del riesame di Milano. Nessuna misura interdittiva. Nella memoria depositata il 20 agosto i pm avevano reiterato le richieste cautelari, sottolineando i «modi padronali» di Catella, accusato di falso e corruzione, all’interno del Comune
Dopo le scarcerazioni dei giorni scorsi decise a favore di cinque dei sei arrestati della maxi inchiesta sull’urbanistica, il tribunale del Riesame di Milano è tornato a pronunciarsi. Manfredi Catella, “re del mattone” e capo di Coima sgr, è di nuovo libero. I giudici meneghini hanno dunque revocato i domiciliari a cui l’immobiliarista, erede di Salvatore Ligresti, era stato sottoposto dal gip Mattia Fiorentini su richiesta dei pubblici ministeri, non disponendo alcuna misura interdittiva.
L’imprenditore, all’indomani della notizia dell’indagine, si era spogliato dalle deleghe riguardanti la pubblica amministrazione. E nella memoria presentata in occasione dell’interrogatorio di fine luglio, aveva escluso ogni «patto corruttivo» con i membri della commissione paesaggio di Palazzo Marino. I pm, invece, nell’atto di 58 pagine depositato il 20 agosto avevano reiterato le richieste cautelari, sottolineando i «modi padronali, al limite dell’inverosimile e fuori dalla legge» di Catella, accusato di falso e corruzione, all’interno del Comune.
Ciò che viene contestato all’immobiliarista è un presunto accordo che avrebbe stretto con l’ex membro della Commissione paesaggio di palazzo Marino, Alessandro Scandurra. Più in particolare, secondo gli inquirenti, Coima avrebbe affidato all’architetto almeno 138mila euro di incarichi di progettazione.
In cambio Scandurra avrebbe fatto gli interessi della Sgr in seno alla Commissione paesaggio, invece di astenersi per il conflitto di interessi in almeno due sedute. Al contrario, l’ipotesi di induzione indebita per la vicenda Pirellino era stata esclusa dal giudice per le indagini preliminari: decisione contro cui i pm hanno fatto appello.
Le chat
Negli ultimi giorni i magistrati hanno anche depositato una serie di chat. Tra queste quelle tra l’imprenditore e il sindaco Beppe Sala, coinvolto nell’inchiesta.
Ottantacinque pagine in cui a emergere è un rapporto di grande amicizia. Un rapporto personale. Dai «gin tonic» insieme, ai pranzi «con le ragazze», fino agli auguri di compleanno fatti dai «Catellas». Toni colloquiali, insieme a quella che sembrerebbe essere una visione comune su nuovi progetti.
«Ciao amico mio caro», scrive Sala al costruttore. Che pensa invece a «ragionare insieme in prospettiva». Catella si interessa anche al fondo di mutuo soccorso del Comune meneghino («Ciao Beppe oggi ho cda quotata e proporrò di partecipare al fondo mutuo soccorso. Mi fai mandare dai tuoi finalità, chi decide come spendere e reporting su iniziative di spesa grazie») e Sala ribatte che è una «cosa meravigliosa».
Le chat sono del 2020, l’anno in cui Coima annuncia che «a fronte dell’emergenza Covid, il Consiglio di Amministrazione della società ha espresso la volontà di donare un ammontare pari a Euro 210.000 a favore del Fondo di Mutuo Soccorso creato dal Comune di Milano», con l’obiettivo di aiutare persone con disagio e sostenere la ripresa delle attività cittadine.
Una grande generosità a cui tuttavia fanno da contraltare i toni duri utilizzati in altre chat. «Caro Beppe ciao. Mi dispiace segnalarti che abbiamo ricevuto l’ennesima comunicazione degli uffici contraria a trovare qualunque tipo di ragionevole conciliazione al punto di non potere che interpretare un atteggiamento incomprensibilmente ostile rispetto all’impegno e lavoro che stiamo dedicando per raggiungere risultati attenti e sensibili a contribuire all’interesse della città. Bah e superbah», scrive contrito Catella.
E ancora: «Ciao Beppe, leggo una dinamica lontana dal lavoro svolto. Sono a Milano domani». In questo caso il sindaco risponde: «Fai incontrare i tuoi con Tancredi, è prima una questione tecnica che politica. Buona giornata».
Le motivazioni dei giudici del Riesame arriveranno tra quarantacinque giorni. Solo allora si capirà se la scelta del tribunale sia stata dettata dalla mancanza dei gravi indizi di colpevolezza o, al contrario, delle esigenze cautelari.
La nota di Coima
In una nota di Coima firmata dall’ad Manfredi Catella si legge: «In questi 35 giorni dalla notifica dell’indagine preliminare non abbiamo rilasciato alcuna dichiarazione, nel rispetto di quella che riteniamo essere una condotta deontologicamente rispettosa di un processo di valutazione da parte della magistratura che dovrebbe essere una regola innanzitutto morale per tutti.
Come avevamo anticipato lo scorso 16 luglio, dopo avere ricevuto la notifica dell’indagine ci siamo impegnati a fornire ogni prova fattuale della nostra estraneità alle accuse, nel rispetto innanzitutto dei nostri stakeholder e delle colleghe e dei colleghi di Coima.
In data odierna il collegio del Tribunale del Riesame ha emesso la propria decisione con cui ha annullato la misura cautelare disposta, disattendendo quindi la richiesta della Procura.
Siamo fiduciosi che la motivazione della decisione possa contribuire a fare chiarezza sulla vicenda e sulla correttezza del nostro operato. In relazione a tutte le circostanze in cui abbiamo interagito con l’amministrazione comunale, esprimo la stima per la deontologia professionale di Christian Malangone, di Giancarlo Tancredi e dei colleghi che hanno sempre operato nel rispetto della propria funzione pubblica.
In questi giorni abbiamo tra l’altro dedicato parte del tempo anche a scrivere il libro “OTTO – parte prima” come contributo di riflessione di prospettiva concreta, partendo proprio dall’indagine urbanistica in corso e dalle parole dell’arcivescovo Delpini, di cui anticiperemo la pubblicazione del capitolo 4 “Responsabilità” a breve.
A livello personale tornerò al lavoro oggi stesso dopo un’esperienza importante che ci ha rafforzato nella nostra solidità morale e nell’impegno imprenditoriale che da sempre dedichiamo al nostro Paese, affermando la competenza e la reputazione italiana a livello internazionale».
© Riproduzione riservata



