«Meloni, speranza di tutti i patrioti». Così Santiago Abascal, del partito conservatore di destra Vox, ha salutato domenica scorsa la leader di Fratelli d’Italia (FdI), invitata come ospite d’onore al congresso madrileno di Vox. Nelle ore in cui a Roma un corteo composto da no-vax e fascisti irrompeva nella sede della Cgil distruggendola, a Madrid l’ex militante di Alleanza Nazionale, oggi a capo dell’opposizione, sottolineava un’altra emergenza: la deriva dei valori fondativi dell’«Europa dei patrioti», permeati di un cristianesimo che rischierebbe di scomparire: «È sotto attacco la nostra spiritualità, il senso del sacro e le stesse radici cristiane in nome di un relativismo assoluto e un ateismo aggressivo» ha detto.

Poco importa se, pochi giorni fa, su Le Figaro la filosofa Chantal Delsol spiegava che «i paesi occidentali non sono diventati atei, semmai hanno adottato altre credenze, altre religioni o spiritualità, altre morali». Per la leader di FdI con l’ateismo è in gioco l’identità dei singoli paesi europei e, pertanto, va fermato.

Il cristoneofascismo

Questa mobilitazione politico-confessionale si è diffusa in Spagna con Vox, che negli anni è riuscito a imporsi quale erede del partito conservatore, intercettando nell’istituzione ecclesiale l’ago di una bilancia morale e la tara della propria strategia politica.

Di recente, il teologo Juan José Tamayo ha messo in guardia da ciò che definisce l’ultimo baluardo di un cattolicesimo nazionale, che si riteneva capitolo chiuso dopo gli anni bui della dittatura di Francisco Franco. Viceversa, per il teologo spagnolo in Spagna si sta assistendo alla nascita del «cristoneofascismo». Si tratta di un movimento che ha già un precedente pericoloso in paesi come il Brasile, dove l’alleanza tra il governo di Bolsonaro e i cristiani evangelici ha scalzato le politiche di solidarietà per una visione accentratrice del potere. Negli Stati Uniti, la stessa tendenza fondamentalista aveva ravvisato nella presidenza di Donald Trump l’escatologia perfetta del binomio «faith/fight».

Nel libro La internacional del odio (Icaria, 2020), Tamayo sottolinea come la religione sia solo uno strumento politico che, inserendo la dialettica amico-nemico in una suprema battaglia tra bene e male, genera una «nuova religione che si nutre di odio, lo coltiva, lo alimenta tra i suoi seguaci e lo inocula nella cittadinanza». Vox, che riceve il sostegno di una lobby dell’ultra-destra cattolica come Hazte Oír, ribadisce il suo ruolo di guida morale facendo leva sui suoi nemici: femminismo, immigrazione, Islam, Lgbt, diritti civili quali aborto e matrimonio egualitario. Gli stessi che Meloni pochi giorni fa ha elencato nel suo discorso.

Mujer, madre, cristiana

Per la leader di FdI essere cristiana è così importante da avervi dedicato un capitolo intero nella sua biografia (Io sono Giorgia, Rizzoli, 2021). Eppure, basta sfogliarne le pagine per coglierne le dissonanze anche solo rispetto al cristianesimo tradizionale.

Meloni è colei che nel 2016 annunciò alla manifestazione per la difesa della famiglia tradizionale del Family day di essere incinta, salvo poi avere una figlia in una relazione fuori dal matrimonio. È anche colei che oppone alle pratiche di devozione cristiana la passione per l’angelologia, parlando in modo schivo del suo rapporto personale con l’angelo custode. Il cristianesimo intriso di sincretismo di Meloni è ben riassunto in poche righe del menzionato capitolo, dove l’emozione seguita al crollo della volta di Notre Dame in fiamme si giustappone a quella per l’alba nel luogo pagano di Stonehenge.

Ciononostante, Meloni continua a ricordare il suo essere «mujer, madre, italiana, cristiana». Motto che gli spagnoli conoscono bene, perché analogo a quello del numero tre di Vox, Iván Espinosa de los Monteros, definitosi «uomo, spagnolo, cristiano, etero, sposato, padre di famiglia, patriota, capitalista, conservatore». Espinosa è il marito di Rocío Monasterio, portavoce di Vox all’assemblea di Madrid, ma ha anche nel suo dna familiare un legame con le pagine buie del nazi-fascismo europeo: il nonno fu comandante sotto Francisco Franco mentre il fratello di lui, Eugenio Espinosa de los Monteros, era stato ambasciatore di Spagna nella Berlino del Terzo Reich.

Giorgia e il drago

Il cristianesimo di cui si fa portavoce la leader di FdI ha poco dell’annuncio di gioiosa salvezza, più volte ribadito da papa Francesco.

L’immagine dei cristiani delineata dai post sulla sua pagina Facebook, invece, è quella di una minoranza perseguitata dai paesi medio-orientali alla stessa Europa. Postare, a distanza di due settimane, il dissenso alla decisione di oscurare i simboli cristiani in un cimitero a Pieve di Cento (8 aprile 2019) e l’attacco nella comunità cristiana in Sri Lanka (21 aprile 2019), le permette così di promuovere una caratteristica distintiva del vero credente: il martirio. Per Meloni, il cristiano è, prima di tutto, un martire non solo del fondamentalismo islamico – come ha più volte ribadito con post dedicati a Pakistan, Turchia o Libia –, ma anche in casa propria, dove le «radici cristiane d’Europa» sono costantemente minate.

Per la leader di FdI il nemico è la «izquierda». La sinistra non è più solo un rivale politico, ma un «odiatore della patria che ha cominciato ad amare l’Europa solo quando è diventato orfano dell’Unione sovietica […] e ha cercato di trasformare l’Europa dei popoli e delle diversità in una specie di stato sovietico, tutto burocrazia, imposizioni dall’alto e omologazione». Facendo della sinistra il riflesso sbiadito di un comunismo che vuole ateizzare il mondo, la leader di FdI fa di sé la sentinella di un nugolo di credenti militanti.

Accanto al suo nome, nel profilo Twitter compare la lettera ن, dall’arabo nasarah, nazareno, che è come i musulmani nella tradizione storica definivano i cristiani «infedeli». Il simbolo ha cominciato a diffondersi sui social a partire dal 2014, quando molti cristiani iracheni sono morti sotto la furia islamista dell’Isis. Il simbolo non solo ricorda che Meloni è cristiana, ma anche parte di una resistenza cui non resta che combattere: «Difendere la nostra identità si può, basta recuperare la forza di farlo» scriveva in un post datato 21 luglio 2021 dopo l’incendio della cattedrale francese di Nantes.

La benedizione di Viganò

Se in Spagna i cristoneofascisti trovano una sponda in alcuni esponenti del clero spagnolo, in Italia l’investitura ecclesiale viene da personalità come mons. Carlo Maria Viganò, già nunzio apostolico negli Stati Uniti e oggi apertamente critico verso papa Francesco.

In occasione della manifestazione di domenica scorsa, il prelato ha inviato un videomessaggio ai manifestanti riuniti in piazza del Popolo: «Usciamo dal labirinto comprendendo che è in atto una guerra mondiale, combattuta non con armi reali, ma con armi non convenzionali, come la censura delle informazioni, l’asservimento dei medici, la complicità di politici, magistrati e forze dell’ordine […]. Una guerra tra luce e tenebre, tra bene e male».

Nel suo discorso, l’ex nunzio ha proposto come soluzione un «filo di Arianna» caratterizzato dalla difesa dei seguenti valori: «La famiglia, il tessuto sociale e religioso della nazione, la nostra cultura, che è ineludibilmente cristiana, cattolica e romana». Un’analogia stringente con i valori sotto attacco così presentati da Meloni nel suo intervento a Madrid: «famiglia, identità sessuale, spiritualità cristiana, lavoro, frontiere, storia, libertà espressione, patria».

Ma la storia insegna che elementi dal peso apparentemente spirituale possono svuotarsi di senso senza un adeguato riconoscimento ecclesiastico. Come la venerazione della Madonna del manganello, presunta protettrice dei fascisti a cui erano state dedicate diverse statue in Calabria nel Ventennio: in quel caso, sotto una parvenza di sacro erano nascoste delle insidie.

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