La fiera della piccola e media editoria di quest’anno è iniziata e finita tra le polemiche. La presenza della casa editrice Passaggio al bosco, che pubblica testi di estrema destra, solleva un caso etico e la protesta di autori di spicco. I nostri lettori si interrogano sul confine tra libertà di stampa e la necessità di una "democrazia militante" contro l'apologia fascista
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Pesanti polemiche hanno travolto la fiera dedicata alla piccola e media editoria dell'Aie, «Più libri più liberi», che si è svolta a Roma alla Nuvola (Eur) tra il 4 e l'8 dicembre. La controversia è nata dal coinvolgimento della casa editrice Passaggio al Bosco, ritenuta da molti troppo vicina a posizioni fasciste e antisemite.
Il dissenso è stato formalizzato attraverso una lettera aperta firmata da molti tra autori, autrici ed editori di spicco - inclusi Alessandro Barbero, Antonio Scurati, Zerocalcare, Daria Bignardi e case editrici come Minimum Fax e Fandango.
La lettera chiedeva esplicitamente all'Associazione italiana editori, responsabile dell'assegnazione degli stand: «Com'è possibile che, pur nel rispetto di ogni orientamento politico, questo tipo di pubblicazione sia stata ritenuta compatibile con il regolamento? Non c'è forse una norma che impegna chiaramente gli espositori ad aderire a tutti i valori espressi nella Costituzione Italiana?».
Passaggio al Bosco si è difesa dichiarando di essere un «progetto editoriale libero», nonostante il suo catalogo includa autori controversi come Benito Mussolini e Leon Degrelle, fondatore del movimento fascista e antisemita. Per giustificare la scelta, l'Aie ha replicato che i capisaldi dell'editoria contemporanea sono il diritto d'autore e la libertà di edizione. Nelle giornate della fiera, numerosi partecipanti si sono radunati davanti allo stand per protestare. In segno di dissenso, altri espositori hanno coperto i propri stand con teli bianchi per rimarcare la loro distanza.
Nella nostra newsletter quotidiana, Oggi è Domani, abbiamo chiesto ai nostri lettori e alle nostre lettrici se pensano che la libertà di parola sia un principio assoluto o se sia più giusto prendere posizione e fare un «esercizio di democrazia militante» nei confronti di un editore che sposa, se non esalta, posizioni di estrema destra.
Libertà di parola o democrazia militante
Sul tema, i nostri lettori e lettrici si sono divisi. Molti non ritengono comprensibile ammettere una casa editrice dichiaratamente fascista, sollevando la questione della legalità: «E perché allora ammettere chi pubblica libri dichiaratamente nazisti e fascisti, visto che in Italia è reato?».
Di contro, alcuni sostengono la necessità di promuovere una «democrazia militante». Altri ancora ritengono cruciale prendere una posizione netta contro tali linee di pensiero e agire di conseguenza: «Giusto prendere posizione e isolare».
Il rischio cassa di risonanza
Alcuni dei nostri abbonati pensano che queste polemiche, nonostante siano giuste e lecite, abbiano fatto da cassa di risonanza di una casa editrice poco conosciuta: «Secondo me è stata fatta un'inappropriata pubblicità a qualcuno che diversamente non sarebbe mai uscito dal suo buco».
Anche un altro lettore ci scrive che «la richiesta di censura ha solo fatto conoscere a mezza Italia un editore che non si filava quasi nessuno».
Censura e Legittimazione
La libertà di stampa è un principio fondamentale della democrazia. Per questo, secondo un nostro lettore, le case editrici non possono essere censurate: «Sarebbe un precedente pericoloso», ma lo stesso lettore pensa che sia legittimo rifiutare di condividere gli spazi o pensieri: «Ci si può legittimamente rifiutare di condividere gli stessi spazi con chi le esprime».
Gli altri sondaggi
La scorsa settimana abbiamo chiesto ai nostri lettori e alle nostre lettrici cosa pensano riguardo all'istruzione parentale, se secondo loro è uno strumento educativo efficace per favorire il pieno sviluppo della persona. Per molti lettori l'istruzione parentale e l'Homeschooling possono essere valide alternative.
In precedenza abbiamo chiesto ai nostri lettori e alle nostre lettrici cosa ne pensano e quale sia il loro rapporto con la cucina, se la si vive come stanza o come come luogo dell'anima. Per molti lettori la cucina è un luogo in cui vivono molti ricordi, per altri invece è il luogo in cui preparare buoni pasti.
In precedenza abbiamo chiesto ai nostri lettori cosa pensavano della distinzione tra i movimenti di piazza e la bolla dei social e se, alla luce del contenuto dei messaggi, se prevale il diritto di venire a conoscenza degli scambi privati di personaggi pubblici o il diritto alla riservatezza delle attiviste. La maggior parte degli utenti ritiene che la tutela della privacy rimanga fondamentale e si è dimostrata d'accordo con il contenuto dell'editoriale di Serughetti.
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