L’omicidio di Giulia Cecchettin aveva profondamente scosso il paese, il governo Meloni aveva gridato che eravamo di fronte a un’emergenza femminicidi e il ministro Valditara aveva dichiarato che avrebbe immediatamente dato corso all’insegnamento dell’Educazione all’affettività per gli studenti di ogni ordine e grado. In che modo sarebbe riuscito a farla partire in tempi rapidi, non era dato saperlo.

Anch’io avevo provato a porre alcune domande: chi avrebbe insegnato Educazione all’affettività? A gruppi di quanti alunni? Sarebbe diventata una materia curricolare come Matematica o rimasta una specie di seminario aggiuntivo? Quali argomenti si sarebbero affrontati nella scuola primaria e quali altri in quella secondaria superiore? Nessuna risposta.

Priorità diverse

Se il presupposto – sbagliato – è che si scaricano sulla scuola questioni sociali che andrebbero gestite prima di tutto con provvedimenti politici di altro genere (economici, ad esempio), è innegabile che sull’Educazione all’affettività questo governo non ha mai voluto investire. Non ci ha mai creduto, non gliene importa. Ha altre priorità e preferisce intervenire sulle pene, piuttosto che sull’educazione.

È fin troppo semplice comprendere che interessava soltanto placare le acque agitate sulla scia di quel terribile assassinio e assecondare il sentimento della popolazione. Mettere in campo un progetto strutturato, invece, con le spese, la selezione del personale, la stesura dei programmi, è tutt’altra questione, per cui ci vuole tempo, lavoro, visione e razionalità.

Le scaramucce ridicole sul nome di battesimo della nuova disciplina – non andava chiamata Educazione alla sessualità – parlavano chiaro. Ad avere fiducia nelle promesse del ministro ci si poteva al limite aspettare una materia addomesticata, in cui si parlasse il meno possibile dei corpi e dei rapporti fisici.

Una materia che, non trovando un nome, non avrebbe trovato neppure uno spazio, ma sarebbe rimasta relegata in un avanzo di ore, scaricata su questo o su quel docente e non affidata a esperti che potessero accompagnare gli studenti a prendere una più profonda coscienza di sé, dei loro desideri, della persona che hanno di fronte, del loro corpo, dei sentimenti propri e altrui.

Le cose sono andate persino peggio: quella materia addomesticata e all’acqua di rose non ha mai preso vita. E adesso sta per essere smantellata.

L’anno scorso i docenti – che non hanno mai ricevuto alcuna formazione a riguardo – se la sono sbrigata come hanno potuto, chiamando dove possibile un esperto a svolgere un’attività, ma ognuno ha fatto cose diverse, in modi e tempi diversi. Poi è arrivata l’estate e non se n’è più parlato. Poi è cominciato l’anno scolastico e si è fatto finta di niente.

Picconate

Ora gli stessi esponenti di governo, ultimo il ministro Carlo Nordio, si dedicano a picconare l’Educazione all’affettività, esprimendo giudizi non solo superficiali, ma anche derisori. E magari ci si fermasse a questo.

L’approvazione dell’emendamento proposto dalla deputata Giorgia Latini fa letteralmente sparire l’Educazione all’affettività anche dalla scuola media inferiore dopo che lo stesso ddl Valditara l’aveva già bandita dalla primaria.

Le indicazioni internazionali degli psicologi affermano da anni che un’educazione di questo genere è salutare fin dall’infanzia, ma al governo non sembra interessare. Affettività, bullismo, ambiente… sono attività che chi ci amministra giudica simili alla propaganda e quindi le svuota o le taglia. Dunque i nostri figli sentiranno parlare per la prima volta di Educazione all’affettività alle superiori.

Ma nemmeno questo è sicuro perché, per avviare la materia, ci vorrà il consenso informato dei genitori, che potranno prendere visione del materiale, delle proposte di invitare esperti, del modo di trattare gli argomenti e esprimere parere positivo o contrario.

Per tutto ciò che non è mera istruzione, decidono i genitori, la scuola si adegua. Un atto mai visto, che svaluta non solo la materia, ma l’istituzione stessa, il concetto di insegnamento e la professionalità dei docenti, vincolati da ciò che ritiene il genitore, che non deve nemmeno motivare la sua scelta.

Tutto ciò non solo restituisce un’immagine estremamente conservatrice, ma dà un’idea della violenza con cui questo governo è capace di intervenire persino su temi che riguardano la salute di bambini e adolescenti.

Un’ultima osservazione, ma prima per importanza: trovo incredibile che, di fronte a tali atti di forza, l’opposizione non faccia sentire la voce dei propri leader, che non porti avanti con più decisione e collegialità una visione diversa della dignità della scuola, che non è al servizio delle famiglie ma delle bambine e dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi; che non tiri fuori tutta la voce, di tutti i suoi esponenti, per dichiarare la sua visione diversa delle relazioni umane, del rispetto dell’individuo, della prevenzione del sopruso, del femminismo, ma lasci fare e disfare progetti così cardinali alla sola maggioranza.

Pensare che i ragazzi non colgano una partecipazione tanto pallida e poco incisiva, pensare che un simile atteggiamento non li allontanerà domani dalle urne elettorali, è un grosso errore, oltre che una dimostrazione di insensibilità verso chi subisce una privazione, una censura, un danno.

Per avere l’Educazione all’affettività in classe, i giovani scenderebbero anche in piazza. E con loro scenderebbero molti genitori, insegnanti, donne e uomini di qualsiasi appartenenza partitica interessati a una società meno conservatrice e più emancipata.


Diritto di replica

In merito all’articolo "L'ipocrisia sull'educazione affettiva. Il governo la promette, poi la vieta", pubblicato lunedì 27 ottobre sul Domani, si precisa quanto segue.

L'educazione al rispetto, alle relazioni e alla parità tra i sessi non solo non è stata cancellata, ma è oggi parte centrale e vincolante delle nuove Linee guida per l'insegnamento dell’Educazione civica, già approvate e operative in tutte le scuole.

Per la prima volta compaiono poi nelle nuove Indicazioni nazionali (programmi scolastici) obiettivi specifici dedicati a educare alle relazioni, all’empatia emotiva e affettiva e al rispetto verso la donna, con l’intento di prevenire la violenza e ogni forma di discriminazione. Non si tratta di progetti facoltativi, ma di obiettivi di apprendimento obbligatori, parte integrante del percorso formativo di ogni studente.

Abbiamo chiesto alle scuole secondarie di II grado se le nuove Linee guida fossero state applicate: ha risposto l’87% degli istituti e di questi il 96% ha confermato di averle attuate. Nel 70% dei casi, i docenti hanno registrato un miglioramento dei comportamenti dei giovani, a dimostrazione del fatto che educare al rispetto funziona, quando l’approccio è serio, strutturato e privo di ideologie.

È dunque falso affermare che l’educazione affettiva sia stata ridotta o cancellata: al contrario, è stata rafforzata, resa più organica e più profonda.
Abbiamo incaricato Indire di avviare una formazione ad hoc per i docenti stanziando risorse adeguate. La scuola italiana educherà dunque all’empatia emotiva e affettiva, al rispetto reciproco e alla parità tra uomo e donna con una chiarezza e una solidità mai avute prima.
L’obiettivo è uno solo: formare una generazione capace di relazioni sane, fondate sul rispetto e sulla responsabilità.
Ministero dell'Istruzione e del Merito



Risponde Marco Balzano

Grazie della Vostra replica su un tema così sentito da tutta l’opinione pubblica. Faccio seguire alcune necessarie precisazioni sia a ciò che affermate sia a ciò che omettete:

- Le nuove indicazioni nazionali di cui parlate non sono ancora in vigore.

- Tuttavia, se nel testo definitivo l’Educazione Affettiva, come dite, è stata rinforzata, perché non si insegna alla scuola primaria e perché si aggiunge la proposta ulteriore di eliminarla al più presto anche dalla secondaria di primo grado?

- Se, come dite, l’Ed. Affettiva è “obbligatoria”, perché la sottoponete al “consenso informato” e dunque all’approvazione delle famiglie? Su questo nella Vostra replica non spendete una sola parola.

- Se l’Educazione Affettiva finisce nel grande contenitore dell’Educazione Civica (dove ci entra un po’ di tutto), va tenuto in considerazione che quest’ultima è ormai un insegnamento suddiviso tra tutti gli insegnanti. Come e quanto investirete in formazione docenti perché la materia venga insegnata al meglio? I docenti non possono insegnare qualsiasi argomento dall’oggi al domani.

- Parlate di un’inchiesta tra le scuole secondarie di II grado: di che inchiesta si tratta, esattamente? Dove sono pubblicati i risultati e i dati relativi agli istituti che hanno partecipato al sondaggio? La prima bozza delle indicazioni nazionali risale a marzo 2025, la seconda a luglio 2025: che periodo di tempo prendono in considerazione i docenti che affermano di rilevare miglioramenti, meno di 4 mesi? Senza leggere o ascoltare queste testimonianze si fatica a credere a quanto affermate.

- Se invece i risultati non tardano a toccarsi con mano, sono certo che valuterete ancora con più attenzione di estendere capillarmente l’Ed. Affettiva a ogni ordine e grado di scuola.

Grazie delle risposte che vorrete dare ai nostri lettori.


Risponde il ministro Valditara

Gentile Direttore, nella replica di Marco Balzano alle precisazioni del ministero dell’Istruzione e del merito sulla educazione affettiva nelle scuole, mi corre l’obbligo di precisare:

1. Il ddl sul consenso informato non vieta l’educazione affettiva, non sta scritto in nessun articolo di legge che l’educazione affettiva è vietata e nemmeno condizionata al consenso dei genitori.

2. Per quanto riguarda la sessualità, si deve considerare la premessa dell’articolo 1 comma 4 del disegno di legge: «Fermo restando quanto previsto dalle Indicazioni nazionali».

3. Dunque per capire se l’educazione sessuale continuerà ad essere insegnata occorre verificare se è contemplata nei programmi scolastici. Non solo continua ad essere contemplata, ma per certi aspetti è rafforzata nelle nuove Indicazioni nazionali.

4. Nelle nuove Indicazioni nazionali per la prima volta si prevede anche l’educazione alle relazioni e all’empatia emotiva ed affettiva. L’educazione alle relazioni e al rispetto è inoltre già contemplata anche nelle nuove Linee linee guida sulla educazione civica. Dunque si fa un passo avanti rispetto al passato.

5. Il questionario sull’insegnamento negli istituti superiori della educazione alle relazioni e al rispetto verso la donna si riferisce alla applicazione delle nuove linee guida sulla educazione civica che sono state varate nel settembre del 2024.

6. Abbiamo avviato con Indire un percorso di formazione dei docenti nella gestione dei corsi di educazione alle relazioni con un impegno finanziario di oltre tre milioni di euro. Altri 15 milioni sono stati stanziati per sviluppare i singoli percorsi all’interno delle scuole.
 


Sulla replica di Valditara è intervenuta sulle nostre pagine Mila Spicola.

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