Liliana Segre, durante nella la sua recente intervista da Fabio Fazio, ci ha ammonito con una frase molto severa: «So che sono una delle ultimissime ancora al mondo, so con pessimismo, ma anche con realismo che nel giro di pochi anni la Shoah sarà una riga nei libri di storia, poi non ci sarà neanche quella», un pensiero dichiarato e condiviso con altri testimoni del genocidio degli ebrei.

Ci viene quindi trasmessa un eredità pesante, una responsabilità che tocca soprattutto noi che siamo gli addetti ai lavori di questa materia, noi che abbiamo il diritto\dovere di trasmettere questa Memoria nel migliore dei modi a chi viene dopo di noi.

La Shoah è un argomento complesso e ostico, che mette alla prova la nostra ragione, non ancora approfondito in tutti i suoi aspetti, che ci pone delle sfide: uscire dalla monovisione di Auschwitz, avere una prospettiva europea, mettere insieme la visione del carnefice e quella vittima, allargare la cronologia dell’evento, stare attenti alla molteplicità delle responsabilità e non fermarsi alla Shoah ma collegarla agli altri crimini messi in atto durante la Seconda guerra mondiale.

Purtroppo negli ultimi anni la narrazione generale ha subito numerose problematiche, alla retorica, si sono aggiunti problemi anche più gravi, come la politicizzazione e la banalizzazione della Shoah che stanno erodendo comprensione del fenomeno compromettendo la sua funzione educativo\pedagogica.

Partendo dal fatto che la materia è sterminata, e che è impossibile raccontare ogni aspetto che dovrebbe essere invece narrato, dobbiamo stare quindi attenti a come raccontiamo la Shoah. 

È necessario dare un punto di vista plurale, che metta assieme più competenze e sensibilità e che allo stesso tempo riescano a generare ulteriore curiosità necessaria per colmare il gap di conoscenza che ognuno di noi ha.

Negli articoli che abbiamo pubblicato su Domani in questi giorni abbiamo cercato di porre l’attenzione su temi che non sempre trovano spazio sulla carta stampata, sia perché approfondimenti, sia perché scappano dalle dinamiche sopramenzionate, ma ci permettono di acquisire angolazioni innovative e strutturate.

Dobbiamo resistere alle derive pietistiche e retoriche, dobbiamo rilanciare con la forza della storia e della civiltà, questi punti di vista possono essere dei validi aiuti in tal senso.

Di fronte, come ci ha spiegato Liliana Segre, abbiamo una sfida importantissima, razzismo e antisemitismo sono più vivi che mai, e sono pericoli contemporanei che possono inquinare le coscienze di molte persone, dobbiamo lavorare per far capire cosa hanno comportato nelle società del Novecento e cosa possono ancora determinare alla nostra società del 2000.

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