- Le preoccupazioni di Liliana Segre sulla labilità della memoria e l’apprensione sull’espandersi delle intelligenze artificiali hanno in comune il timore che, in futuro, non saremo più disposti a perdere tempo per comprendere la complessità
- Una prospettiva alternativa è considerare sviluppo e progresso due cose differenti: il primo è legato alla tecnologia, il secondo all’uomo. Per esserci progresso, lo sviluppo deve offrire all’individuo la capacità di relazionarsi con diversi livelli della complessità.
- Per farlo possiamo accompagnare la “cultura dell’accelerazione” tecnologica alla “cultura della frenata”, recuperando strumenti intimamente umani, come la lentezza, l’attesa e persino la noia.
C’è un nesso tra le legittime preoccupazioni di Liliana Segre sulla labilità della memoria e l’apprensione che le intelligenze artificiali come ChatGPT ci diseduchino alla scrittura. Temi che non sembrano avere molto in comune, a parte l’essere tra i più seguiti dei giorni scorsi, ma, in realtà, connessi dallo stesso problema pedagogico. La domanda che li unisce è: quanto siamo disposti a utilizzare la tecnologia per semplificare l’esperienza di un mondo complesso, risparmiando così il nostro p



