Mario Soldati è stato un pioniere che ha saputo coniugare arte e vita con uno sguardo anticonvenzionale sul popolare, privilegiando il godimento sul moralismo ideologico. Oggi, su questa scia, torna il cibo come elemento di piacere consapevole e sociale, comunicato con leggerezza e ironia grazie ai creator online: da Franchino er Criminale a Lorenzo Prattico
- Questo articolo è tratto dal nostro mensile Cibo, disponibile sulla app di Domani e in edicola
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Primo grande intellettuale mondano italiano del Novecento, Mario Soldati nasce in una Torino che è ancora più Savoia che Agnelli e percorre i territori della cultura precocemente ed ecletticamente, come del resto faranno alcuni tra i migliori esponenti della sua generazione da Piero Gobetti a Carlo Levi. Soldati è un viveur, uno scrittore, un drammaturgo e infine anche un regista, e in alcuni casi un ottimo regista. Un grande intellettuale che seppe mischiare vita e arte come pochi nella rigida Italia pre e post fascista. Mario Soldati seppe affondare il proprio sguardo nel popolare mettendone in luce la bellezza e la grazia, ma sempre evitando toni nostalgici quanto apocalittici. Il godimento e il piacere venivano prima di ogni ideologia e di ogni messa in scena, non fu pasoliniano e tanto meno dannunziano, amò anarchicamente il gusto distinguendo con sabauda discrezione la gola dall’eros.
La trasmissione
Così oggi nonostante abbia scritto alcuni tra i romanzi più belli del Novecento italiano di lui resta famosa più di tutto il resto l’ormai mitica trasmissione televisiva Alla ricerca dei cibi genuini. Viaggio nella valle del Po. Un attraversamento dell’Italia che precede la sua connessione automobilistica e sociale data solo nel 1964 con l’inaugurazione dell’autostrada del Sole. Soldati conduce in maniera estremamente contemporanea interloquendo sul territorio di volta in volta con il pescatore o l’oste, con il produttore di vino o con il casaro. Ma soprattutto insieme a lui vivono sulla scena il cineoperatore che più volte viene chiamato in causa (quarant’anni prima dell’intercalare funariano «Damme a due!») e il microfonista che deve fare non poche acrobazie ritrovandosi immerso in un fiume o in mezzo a un gregge. Un’idea di cibo e di territorio che porterà negli anni sì alla fondazione di associazioni come Gambero Rosso e successivamente come Slow Food, ma che al tempo stesso perderà sempre più spazio in televisione in favore di trasmissioni più strettamente culinarie e performative. Questo nonostante anche il successo negli anni Ottanta di Federico Fazzuoli che con Linea verde prova a offrire nuovamente uno sguardo sul territorio.
Popolari
A proporre uno scarto sarà negli anni, negli ultimissimi anni, la rete che dopo la sbornia dagli anni dieci in cui a dominare sono stati i contenuti video di quelli che sono stati giustamente definiti denigratoriamente foodpornari, ha iniziato a produrre serie video che tra lo spontaneo e l’originale hanno dato seguito finalmente a un nuovo sguardo sul territorio e sul cibo. Tra tutti probabilmente il canale più raffinato è proprio quello di due torinesi, Cosa mangiamo oggi curato da Francesca Manunta e Giano Lai. Nato come classico contenitore da vacanze estive, il canale si è imposto anno dopo anno per qualità e cura. I due curatori hanno lavorato in passato come addetti al digital marketing e alla comunicazione di grosse imprese e questo si vede nella cifra come nell’efficacia del canale. Nulla di più contemporaneo eppure anche qui, come nel caso di Soldati è proprio l’immersione in un territorio nuovo a offrire una naturalezza e una spontaneità che va al di là delle specifiche competenze culinarie. Insomma il gusto vince sulla competenza specifica, ovviamente se come sanno fare Cosa mangiamo oggi viene comunicato con umiltà e simpatia, cosa tutt’altro che scontata o banale. Negli anni il canale ha dato corpo a una comunità capace di oltre due milioni di visualizzazioni al mese, offrendo contenuti che vanno dai viaggi in stile Turisti per caso a visite nei ristoranti stellati di mezzo mondo, ma sempre senza mai cambiare stile. Offrendo così un atteggiamento e una misura che diviene un filtro e un parametro utile e rassicurante per chi guarda.
Di tutt’altro stile e origine, ma simile nella capacità di comunicare il valore di un cibo genuino, è il canale di Alessandro Bologna alias Franchino er Criminale. Nato da un’iniziale collaborazione con Simone Cicalone e la sua scuola di botte e degrado nelle stazioni delle città italiane, Bologna che è un ex allenatore di pugilato vira subito dopo qualche video sul cibo di strada. Roma è il punto di partenza che mappa praticamente strada per strada, tra forni, paninoteche, pizzerie e gelaterie fino poi ad allargarsi a tutta l’Italia e alle osterie di provincia. L’atteggiamento di Franchino è popolare e rivendica un’origine di borgata e una visione politica radicale. Non mancano di conseguenze sul canale polemiche anche aspre, ma mai viene men una visione solidale che ribalta (finalmente) l’idea che il popolare in Italia debba per forza essere afferente solo a una cultura trucidamente e vagamente di destra sociale.
Senza prendersi sul serio
Il cibo dunque dopo gli anni berlusconiani fatti di cuochi ossessivamente in tv dall’alba al tramonto ridiviene un elemento con cui comunicare un’idea di gusto e quindi di piacere, ma anche una visione sociale solidale dentro alla quale premiare sia chi fa con cura il proprio lavoro, fosse anche un piccolo forno di periferia, sia chi insieme al cibo sa metterci anche una visione di comunità e d’inclusione.
Aspetti che non mancano mai sul canale di Pratt, Lorenzo Prattico che dal suo mulino a Roma, una vera e propria casa studio di comunità, evidenzia sempre iniziative sociali legate al mondo del cibo, ma offre anche divertenti degustazioni di prodotti della grande distribuzione, sempre con un taglio che mischia servizio e gioco. Un non prendersi mai sul serio che è presente in tutti questi canali, ma che è anche il segno di un’idea di comunicare il cibo e i suoi luoghi senza mai far sopravanzare la messa in scena, ma mettendosi al servizio dello spettatore.
C’è sempre ovviamente una parte di performance, ma è esplicitamente dichiarata – così come lo sono gli Adv – e comunque sempre messa al servizio di un racconto e di una storia. E proprio su questo punto è possibile misurare una similitudine con Mario Soldati, ovvero il coraggio di perlustrare un mondo nuovo quello della tv per lo scrittore e quello della rete per gli youtuber con il giusto grado di inadeguatezza, ma senza mai alcuna superficialità. Compiano così di volta in volta nel ruolo di spalle degli youtuber alcuni chef stellati come Andrea Larossa, Chiara Pavan e Francesco Brutto ed esperti come Guido Mori.
Il cibo per troppo tempo in tv è stato utilizzato come elemento di distrazione, ora proprio il luogo della distrazione – la rete – sembra riuscire a ricondurlo a quella forma di necessario piacere fatto di cultura, passione e anche politica.
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