Cultura

Nell’èra del neocapitalismo abbiamo solo la libertà di non essere liberi

  • Un rider sceglie “liberamente” di lavorare a ritmi disumani? O è un’imposizione subdola del neocapitalismo che non garantisce più la libertà del singolo ma solo quella del mercato? 
  • Una risposta (affermativa) a questa seconda domanda si trova nella riflessione attorno a cui ruota il recente saggio di Valentina Pazé, Libertà in vendita. Il corpo fra scelta e mercato
  • Nel libro si mette in luce la disfunzione cognitiva che ci fa identificare ciò che è liberamente scelto con ciò che è giusto, senza riconoscere le relazioni di sfruttamento travestite da accordi tra soggetti liberi e consenzienti

Cosa accomuna il rider che sfreccia da un capo all’altro della città per portarci un hamburger prima che si freddi e un dipendente di un’agenzia di consulenza che passa 13 ore al giorno sei giorni su sette in ufficio? È semplice: entrambi lavorano per target. Una volta si sarebbe detto “a cottimo”: vengono retribuiti in proporzione alla quantità della prestazione fornita. Non solo, sono entrambe scelte consenzienti: nessuno li costringe a quei ritmi disumani; sono loro che “liberamente” lo sc

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