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Mentre scrivo, il Bimby prepara il pranzo e i contorni che io e la mia famiglia utilizzeremo in settimana. L’elettrodomestico domina l’isola della cucina, sbeffeggiando il piano a induzione e il forno con l’opzione cottura a vapore come i grandi atleti fanno con i novellini. Non c’è esigenza che non possa essere colmata con una cottura veloce o una ricetta pescata all’ultimo minuto dall’app dedicata. E – non mi vergogno a dirlo – non posso fare a meno della sua efficienza, intelligenza e rapidità. Il Bimby ha cambiato il mio modo di cucinare e, con il suo design, anche l’aspetto della mia cucina. Ma non è l’unico oggetto che ha modificato il luogo che ospita gran parte dei pasti e il modo con cui rendiamo commestibile il cibo.

Senza elettrodomestici

Prima che gli elettrodomestici ci cambiassero la vita, si cucinava su focolari aperti, posti in mezzo alla stanza principale, su stufe a legna o a carbone, a cui si sono aggiunte piastre di cottura in ghisa. La conoscenza più importante da possedere riguardava l’abilità con cui gestire l’intensità del calore. Gli alimenti si conservavano col freddo di grotte o ghiacciaie. Altrimenti si ricorreva a salatura, affumicatura, essiccazione, il carpione o il sottolio. Va da sé che anche gli utensili presenti in cucina fossero di terracotta, bronzo o ferro per poter “dialogare” meglio con i piani cottura. Pestelli e fruste regnavano incontrastati, richiedendo grande forza fisica nell’uso e tanta manodopera. Anche per questo la cucina era un luogo intensamente frequentato, in cui tramandare sapere tecnico e manuale, oltreché gastronomico.

Christine Frederick, studiosa americana di economia domestica, fu la prima persona a mettere in pratica i principi del Taylorismo in casa. Come riporta Tim Hayward nel libro Gli strumenti della cucina moderna (Guido Tommasi Editore), applicò gli studi sul “time and motion” relativi al lavoro nelle fabbriche alla cucina. Tra le ottimizzazioni introdotte brilla la rastrelliera, affinché i piatti potessero asciugarsi all’aria. Frederick ispirò molti studiosi del Movimento Modernista, tanto che architetti e designer di prodotto divennero suoi avidi lettori, ripensando la cucina con misure omologate al corpo umano, per permettere alla forma di seguire la funzione.

Nel Secondo dopoguerra il concetto di cucina componibile, dotata di efficienti elettrodomestici, esplose negli Stati Uniti con la promessa di benessere attraverso l’efficienza. L’industria bellica si riconvertì, creando arredi il cui possesso era simbolo di agio. Ma col tempo, il vero lusso è diventato potersi permettere una cucina costruita su misura, in un tourbillon consumistico che avrebbe deliziato i costruttori degli anni Cinquanta.

La rivoluzione

Con l’evoluzione dello spazio e dell’economia, la cucina si popolò di nuovi e sempre più indispensabili inquilini: frigoriferi, forni elettrici, tostapane, mixer. Nel 1905 l’australiano David Curle Smith brevettò la Kalgoorlie Stove, una cucina con forno con grill e sopra una serie di fornelli. Un must per decenni, prima dell’avvento delle colonne forno-microonde. Il primo frigorifero autonomo fu commercializzato dalla General Electric nel 1927. Ma è la genesi della lavastoviglie a conservare la storia più interessante. Pare che Josephine Garis Cochrane, ricca signora dell’alta società americana, l’abbia progettata usando un capanno da giardino, con l’aiuto di un ingegnere delle ferrovie. Obiettivo: tenere le stoviglie del servizio buono fuori dalle grinfie dei domestici sbadati. Dopo diversi esperimenti, nel 1886 brevettò la prima lavastoviglie a manovella, con getti di acqua bollente e sapone e compartimenti rotanti. Il lavaggio dei piatti rimaneva l’ultima incombenza a dover essere alleggerita dalla tecnologia. Per questo riscosse un immediato successo negli ospedali e nei ristoranti, tanto che la Garis-Cochrane Manufacturing Company fu comprata nel 1916 da Hobart, brand poi noto col nome di KitchenAid e, in seguito, Whirpool. Due sigle, queste, che ci portano dentro un altro racconto rivoluzionario.

Sintesi elettrodomestica

Se l’evoluzione della cucina è ricca di piccole innovazioni, è solo nel 1971 che si registra un salto quantico con l’avvento del primo robot da cucina: il Bimby. Se il passaverdure ha compresso i tempi di riduzione di frutta e verdure in purea e il KitchenAid ha sveltito i tempi di impasto per i panettieri professionisti, è Hansjörg Gerber, responsabile vendite per Vorwerk in Francia, ad aver rivoluzionato il parco attrezzature da cucina di ogni casalinga occidentale.

Nel 1961 Vorwerk presentò il VKM5. Questo modello combinava già sette funzioni in un unico mixer. Durante le dimostrazioni di vendita Gerber, osservò che il dover riscaldare l’acqua per la preparazione delle zuppe rallentava le preparazioni. Pensò di riscaldarla direttamente nel boccale di miscelazione. Nacque così il Thermomix, noto anche come Bimby VM2000. Era il 1971. C’erano due manopole: una a destra per la temperatura, e una a sinistra per la velocità.

Il nome Bimby venne coniato in Italia, dove gli addetti vendita notarono che una delle chiavi vincenti nelle presentazioni era sottolineare quanto il Thermomix fosse utile nella preparazione dei cibi destinati ai bambini. Col tempo la progettazione delle cucine ha iniziato a tenere in considerazione la presenza del Bimby. Sui piani d’appoggio il robot, sempre più snello e aerodinamico, convive accanto a cucchiai di legno e porta spezie. Si connette al wi-fi domestico e allo smartphone con un’app pronta a fornire spunti per il menu della giornata. Nell’ultimo modello il design è diventato essenziale: solo base con uno schermo multitouch da 10 pollici e boccale che, da soli, fanno il lavoro di 20 elettrodomestici. Una rivoluzione costata 4 anni di sviluppo e 173 milioni di euro.

Ritorno al futuro

La cucina, come noi, è in continua evoluzione. Ma a mutare è anche il nostro rapporto con il cibo. I pasti saranno sempre più frammentati e diversificati. Come ci ricorda Hayward, non una novità. Agli albori dell’epoca industriale ci si recava nelle locande per riscaldare il proprio singolo pasto: ognuno, dunque, mangiava ciò che voleva. Elettrodomestici e arredamento saranno pensati per combattere gli sprechi alimentari ed energetici, oltre a usare materiali riciclabili. Oggi, non essendo più schiavi dell’obbligo del cucinare, intravediamo una prospettiva nuova: nelle isole al centro di ariosi living pulserà il cuore della casa. Digitalizzato, efficiente, ma inutile senza il fattore umano.

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