Rossetto rosso e capelli raccolti, fiera ma raffinata. È circondata da uomini e donne illustri, i più noti artisti e intellettuali del Novecento, gente che farà la storia. Mentre è al centro della sala di casa sua invita Benito Mussolini a esibirsi al violino davanti a tutti. E poi lo deride sogghignando per le sue scarse abilità.

Margherita Sarfatti era così, faceva lei le regole, almeno all’inizio. È colta al punto da dominare gli uomini che la circondano, in particolare Mussolini che all’epoca era conosciuto quasi solo in quanto direttore del giornale Il popolo d’Italia. È lei che lo sgrezza, che gli insegna come comportarsi in pubblico, che lo inserisce negli ambienti che contano e che contribuisce alla sua ascesa politica.

Il Ventennio è una delle pagine più buie per l’Italia e per l’Europa, ma Margherita Sarfatti è appena citata nei manuali di storia. Eppure, ha avuto un ruolo tutt’altro che marginale nell’ascesa politica di Mussolini. Molti non sanno chi sia, altri la conoscono come l’amante del Duce, anche se è stata molto di più. È un personaggio scomodo e nascosto dalla storia, che rimarrà sempre associato al fascismo, ma che ora qualcuno sta riscoprendo, anche grazie ai libri che sono stati scritti su di lei e alla serie M – Il figlio del secolo prodotta da Sky Studios con The Apartment e Fremantle, e ispirata all’opera di Antonio Scurati.

Regina senza corona

Margherita Grassini nasce l’8 aprile 1880 a Venezia da una famiglia ebrea molto benestante. Sulla carta è analfabeta, infatti non andrà mai a scuola. Ha però la possibilità di studiare con alcuni tra i migliori precettori del tempo, impara cinque lingue e ama l’arte. Si sposa nel 1898 con l’avvocato penalista veneziano Cesare Sarfatti, da cui acquisisce il cognome e con cui avrà tre figli. Cesare sarà solo uno dei tanti uomini della vita di Margherita, ma nonostante la relazione con Mussolini rimarrà sempre il suo punto fermo. Sarfatti è stata una grande donna di cultura, giornalista e femminista ante litteram, definita da Alma Mahler la «regina d’Italia senza corona».

Dopo decenni trascorsi a studiare e frequentare ambienti di cultura, nel 1938 la sua vita e quella della sua famiglia cambiano. È l’anno delle leggi razziali che prima escludono gli ebrei dalla vita pubblica e poi li condannano alla persecuzione e alla deportazione. Margherita riuscirà a scappare, ma la sorella Nella e il marito no: moriranno entrambi ad Auschwitz. Lei si rifugerà a Parigi, poi Lisbona, poi Barcellona e infine Montevideo, in Uruguay. Quando anni dopo vedrà alla televisione il cadavere di Mussolini a testa in giù deciderà di fare ritorno in Italia, ma la sua vita non sarà più come prima. Si rifugerà in una villa vicina al lago di Como, dove morirà il 30 ottobre 1961 pressoché dimenticata.

Mussolini e Sarfatti

Margherita Sarfatti e Benito Mussolini si sono incontrati per la prima volta probabilmente nella redazione dell’Avanti! Anche se è possibile che si fossero visti già prima, nel salotto di Filippo Turati e Anna Kuliscioff. È stato suo marito Cesare a dirle per primo di Mussolini, «ne sentiremo molto parlare», le aveva detto. Non poteva immaginare che tra i due sarebbe nata una storia d’amore fisico e intellettuale.

Il rapporto tra Margherita e Benito cambierà molto nel tempo. «Lei lo avvia alle letture, tenta di insegnargli le lingue, sarà poi sua consigliera. Avrà un ruolo sempre più importante da donna in un contesto in cui storicamente, e ancor più nell’ambiente del fascismo, alle donne erano preclusi ruoli di potere e di primo piano», spiega Micol Sarfatti, giornalista del Corriere della sera, autrice del libro Margherita Sarfatti (Perrone Editore, 2023) e lontana parente di Margherita.

Mussolini aveva una moglie, Rachele, e numerose amanti. Nelle prime quattro puntate di M – Il figlio del secolo si vede Bianca Ceccato, ma dalla storia si sa che ne avrà molte altre, tra le più note sicuramente Claretta Petacci. Sarfatti però era diversa, «era praticamente l’unica a cui dava retta, nessuna aveva la sua influenza culturale – aggiunge Micol Sarfatti –. Ma poi il loro rapporto cambia quando il fascismo mostra il suo volto squadrista, feroce, reale». Sarfatti inizia a essere estromessa da alcuni eventi culturali di cui è la mente o in cui presta le sue opere, e poi lo strappo definitivo arriva con le leggi razziali. La donna che più di tutte aveva insegnato a Mussolini a stare negli ambienti colti e che gli aveva fatto da consigliera viene travolta dalle conseguenze dei suoi stessi insegnamenti e ne pagherà il conto per il resto della vita.

Il figlio morto in guerra

Nelle prime puntate della serie l’importanza culturale di Sarfatti si riesce a leggere tra le righe. È chiaro che era una donna colta, che amava circondarsi di arte e dei personaggi di spicco del panorama culturale dell’epoca da Filippo Tommaso Marinetti a Gabriele D’Annunzio, ma in molte scene sembra essere “solo” l’amante di Mussolini. «L’attrice che interpreta Margherita Sarfatti, Barbara Chichiarelli, è veramente eccezionale. Credo che però nella scrittura della serie il personaggio sia stato un po’ appiattito. Magari mi ricrederò quando usciranno le prossime puntate, ma per ora tante cose di lei non si dicono», continua Micol Sarfatti. «Il protagonista della serie è ovviamente Mussolini, quindi è normale che lei sia raccontata in relazione al suo rapporto con lui. Ma alcune cose mancano, ad esempio non c’è la questione del figlio morto in guerra, che è un dolore che lei condividerà molto con Mussolini, e poi per ora non si parla del fatto che lei sia ebrea».

Perché è stata dimenticata

«Lei stessa forse ha cercato l’oblio dopo essere stata costretta a riparare in Sud America e dopo aver capito cosa avesse contribuito a creare. Infatti, ha smesso di intervenire pubblicamente», spiega Micol Sarfatti. Secondo la giornalista, Margherita Sarfatti è stata dimenticata per una serie di ragioni: era una donna in un mondo dominato da uomini ed è stata amante (e non moglie), oltre al fatto che nell’Italia repubblicana si è cercato di fare piazza pulita di tutto ciò che in qualche modo era legato al fascismo.

«Il suo legame con Mussolini non può essere tolto dalla sua biografia, ma lei è stata anche molto altro. Ha contribuito alla causa femminista del tempo, andando a studiare i movimenti in Francia e in Inghilterra, ha scritto libri e fondato il gruppo artistico Novecento». La riscoperta della sua figura è iniziata dagli anni Novanta, quando due storici americani hanno pubblicato la sua biografia, poi edita in Italia da Mondadori. Nonostante in Italia negli ultimi anni siano aumentati i libri, le mostre e le serie tv in cui Margherita Sarfatti ha un ruolo, è in America che è stata studiata in modo approfondito.

I suoi figli e nipoti hanno dovuto fare i conti con l’eredità di una donna complessa, da un lato pioniera in tanti ambiti ma dall’altro strettamente legata alla figura di Benito Mussolini. Una donna che ha contribuito all’ascesa di un dittatore, e che poi ha giudicato Mussolini un grande rimorso, come ha scritto in My fault. Mussolini as I knew him. Come ha raccontato Micol Sarfatti nel suo libro, «il ruolo di Margherita di mente e ispiratrice del primo fascismo è innegabile». Non possiamo sapere «se la colpa fu dell’ambizione, dell’amore cieco, di un’intelligenza raffinata e di una visione internazionale che non sono bastate a smascherare l’inganno. O se fosse semplicemente, come tanti altri intellettuali in quel momento, una figlia del suo tempo».

Margherita Sarfatti nata Grassini è stata consigliera e amante di Mussolini, giornalista, prima critica d’arte italiana, donna di cultura, moglie e madre, femminista ante litteram, libera e indipendente. È stata tante cose insieme, contraddittoria e, come dice Micol Sarfatti, ancora oggi «molto divisiva», da un lato spaventosa e dall’altro affascinante. Ma non può rimanere nascosta nelle pieghe della storia.

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