Mentre l’opinione pubblica europea si indigna per la scelta della Turchia di Erdogan di ritirarsi dalla Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne, un pezzo d’Europa non solo progetta di fare altrettanto, ma già lavora a un progetto alternativo: una convenzione ultraconservatrice a difesa della famiglia tradizionale. In Polonia, un’azione sinergica tra la destra ultracattolica e l’organizzazione pro-life Ordo Iuris è riuscita a far sbarcare in questi giorni alla Camera dei deputati il progetto. Prevede di uscire dalla Convenzione di Istanbul e lanciare un nuovo piano; l’ala più estremista del governo lavora già da tempo per trascinare nella “convenzione alternativa” altri paesi, a cominciare da quelli dell’est Europa. Da mesi sono in corso contatti con Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Croazia. «La Polonia è l’unica del gruppo di Visegrád ad aver ratificato la controversa Convenzione di Istanbul», recita un documento dell’organizzazione pro-life che spinge per smantellarla. La tesi è che la Convenzione sia incostituzionale perché rinnega i principi della famiglia tradizionale: si basa «sull’idea che all’origine della violenza sulle donne ci sia un problema di disuguaglianze». La proposta alternativa, la «Convenzione sui diritti della famiglia», è un inno oltranzista alla «famiglia tradizionale», con le conseguenze del caso: vietati aborto e unioni omosessuali. A fine mese, il piano arriverà a una svolta decisiva.

Un piano ultraconservatore

La Convenzione di Istanbul è «una minaccia alla famiglia tradizionale» secondo Ordo Iuris. Questa influente organizzazione pro-life fa parte del network del Congresso mondiale delle famiglie (lo stesso che due anni fa si riunì a Verona, scatenando le proteste). La rete è presidiata e finanziata anche da oligarchi vicini a Putin, e Ordo Iuris si nutre di queste connessioni. L’influenza di questa pro-life sul governo polacco si può ritrovare in molte iniziative degli ultimi anni. Jarosław Kaczyński, il leader ultracattolico del Pis, ha ammesso che è stata proprio questa organizzazione a ispirarlo, quando nel 2016 il partito ha provato a inasprire il divieto di aborto; gli effetti di queste spinte si vedono tuttora. Formalmente Ordo Iuris si definisce «istituto indipendente per la cultura giuridica». Certo è che tra le sue file ci sono avvocati e giuristi, i quali, per loro stesso dire, «partecipano attivamente nel processo di elaborazione delle leggi». Nel 2018 Ordo Iuris si batteva per «la protezione della famiglia» minacciata dalla «ideologia del gender» e elaborava la Convenzione alternativa a quella di Istanbul. Trova un formidabile alleato nel politico di destra Marek Jurek, che all’epoca era europarlamentare, e che predicava «il ritorno alla civiltà cattolica», in netta opposizione con aborto e unioni gay. Il contributo di Jurek era la spinta politica, quello di Ordo Iuris le competenze giuridiche. È nato così un progetto di convenzione «per la famiglia tradizionale». A breve presero il via gli incontri con gli esponenti del governo. «Un progetto internazionale che dà forza ai valori conservatori è buono», cominciavano a dire gli esponenti del Pis. Il piano per sostituire la Convenzione di Istanbul con un documento di stampo ultraconservatore è diventato così una iniziativa di legge popolare, che ha ottenuto le 150mila firme necessarie e il sostegno esplicito dell’ala più estremista del governo. Il ministro della Giustizia Zbigniew Ziobro, il “polarizzatore” della destra polacca, ha annunciato lo scorso luglio l’intenzione di far uscire la Polonia da Istanbul e ha chiesto al resto del governo di avviare l’iter, suscitando le proteste della società civile e del giurista Adam Bodnar, difensore civico.

In aula ora

Ziobro non si è fermato: ha presentato il progetto di convenzione alternativa agli altri paesi dell’Europa orientale. Nella lettera rivolta a loro, scrive che bisogna difendere la famiglia come unione eterosessuale; il matrimonio «è solo tra un uomo e una donna», è da escludersi quello omosessuale. La Convenzione di Istanbul va contestata e con essa «l’idea che la violenza sulle donne derivi da uno squilibrio di potere e da una dominazione maschile». Ecco perché Varsavia propone un progetto alternativo che difende la famiglia tradizionale, con tanto di previsione di «crimini contro la famiglia». Il premier Mateusz Morawiecki, di fronte a queste spinte, da una parte ha criticato a sua volta Istanbul, dall’altra ha congelato la questione, rinviandola alla Corte costituzionale. Questa stessa Corte di recente ha portato a termine il progetto di irrigidire il divieto di aborto, riuscendo laddove il Pis nel 2016 per vie politiche non aveva avuto successo. Nel frattempo, al parlamento polacco a febbraio è sbarcato il progetto di Ordo Iuris con le sue 150mila firme e un titolo, «Sì alla famiglia, no al gender». Il 17 marzo è cominciato il dibattito, che prosegue il 30; quel giorno ci sarà anche un voto, che determinerà il futuro del progetto, ovvero se verrà rinviato o meno a ulteriori lavori in commissione. Mercoledì scorso femministe e attivisti hanno fatto sentire la loro opposizione manifestando davanti alla Camera, che stava analizzando la bozza di Ordo Iuris. Uscire dalla Convenzione di Istanbul, «costruita sulla gender ideology», è solo l’inizio, poi è prevista la creazione di una commissione che entro tre anni dia vita a una nuova convenzione. Ordo Iuris ha già progettato anche quella. «La famiglia è alla base dell’ordine sociale, è basata sul matrimonio – si legge –  quest’ultimo è fra uomo e donna, la differenza fra sessi è biologica, il bambino va tutelato anche prima della nascita, la sua educazione può essere di stampo confessionale». La lettera di Ziobro agli altri paesi conteneva proprio frammenti di questo testo, che è un tentativo di fissare i principi del Congresso delle famiglie in una vera e propria Convenzione internazionale.

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