Una ventina di persone galleggiano nell’acqua placida della Senna, attaccate a piccole boe gialle. Sulla sponda opposta, i vetri della Bibliothèque François-Mitterand riflettono gli ultimi raggi di sole di questa calda sera d’estate.

«Si sta da Dio», dice Corentin, 25 anni, dopo essere uscito dall’acqua, «sento la pelle un po’ secca, ma penso che tornerò». Il giovane pompiere passerà quasi tutta l’estate nella capitale: per lui, un tuffo nella Senna è un’opzione comoda ed economica per rinfrescarsi.

Oltre a Corentin, sono già oltre 50mila i parigini che hanno approfittato dei tre punti balneabili sulla Senna, allestiti dal Comune fino al 31 agosto. Un investimento di 14 milioni di euro, parte di un piano di bonifica più ampio del fiume, costato quasi 1,5 miliardi di euro per rinnovare gli impianti di depurazione a monte, collegare alla rete fognaria 23mila scarichi non a norma e scavare un bacino di stoccaggio per le acque piovane, 88 metri sotto la stazione di Austerlitz.

«Siamo soddisfatti, è una forma di riconciliazione dei parigini con la Senna, che rappresenta davvero l’identità della capitale», dice Dan Lert, assessore alla transizione ecologica. Anche lui si è tuffato in acqua il 5 luglio, all’inaugurazione, per sostenere quella che definisce una misura di giustizia sociale: «Non deve essere un privilegio potersi fare un bagno quando fa tanto caldo».

Oasi di fresco

Parigi soffre particolarmente l’aumento delle temperature dovuto al cambiamento climatico. Secondo uno studio pubblicato su The Lancet Planetary Health, tra 854 città europee analizzate la capitale francese è quella in cui il caldo è più letale a causa dell’alta densità urbana e dei pochi spazi verdi. Lo sbalzo termico tra il centro e la campagna circostante supera spesso i 10°C, soprattutto di notte.

Quando a fine giugno le temperature hanno toccato i 38°C, durante un’ondata di caldo ormai tutt’altro che anomala, il Comune ha attivato per la prima volta l’allerta di livello 4: «Significa che la città contatta telefonicamente gli anziani per avere notizie, proporre loro di recarsi nelle sale rinfrescate dei municipi e segnalare i luoghi freschi dove trovare sollievo».

Sale climatizzate, piccoli parchi, ingressi di musei nascosti tra una boutique di Louis Vuitton e una di Chanel, quasi come se anche il fresco fosse diventato un prodotto di lusso. Sul sito del comune, turisti e residenti possono consultare la mappa interattiva delle “isole di fresco” a Parigi, situate in media a meno di sette minuti a piedi: le gocce blu indicano i bar dove riempire la borraccia, le goccioline azzurre i vaporizzatori pubblici, gli ombrellini i punti in cui drappeggi o tettoie offrono riparo, e i personaggi stilizzati che nuotano, i punti balneabili nella Senna e nei canali della città.

“Climatizzatori naturali”

Uno dei tre siti per tuffarsi nella Senna si trova all’altezza del Bras Marie, alla fine del Marais, di fronte all’isolotto Saint-Louis. Per accedere al molo, basta passeggiare in quella che fino a dieci anni fa era una delle arterie più trafficate della città, la Voie Georges Pompidou, percorsa da oltre 40mila veicoli al giorno. Inaugurata nel 1967 dall’allora primo ministro Georges Pompidou, la superstrada costruita restringendo il letto della Senna serviva ad agevolare il traffico automobilistico evitando i semafori. Nel 2017, la sindaca Anne Hidalgo ha chiuso al traffico il tratto centrale, pedonalizzandolo. Gran parte della trasformazione urbana di Parigi è avvenuta a scapito delle automobili: entro il 2026, il Comune intende eliminare 60.000 parcheggi in superficie rispetto al 2021. Una proposta sostenuta dai cittadini: a marzo, i parigini hanno votato “sì” al referendum per pedonalizzare e piantare alberi in 500 vie.

«Contro il caldo intenso, gli alberi sono i nostri migliori alleati: agiscono come climatizzatori naturali, di giorno e di notte», dice Dan Lert.

Piantare alberi non significa solo meno parcheggi, ma anche meno asfalto. L’obiettivo è rimuoverlo dal 40 per cento degli spazi pubblici nei prossimi 25 anni, a partire dalle piazze: da Place de Catalogne a Nation, dal piazzale davanti al municipio alla futura pedonalizzazione di Place de la Concorde.

Città spugna e tetti chiari

In dieci anni, Parigi ha piantato 213mila alberi. «Un clima più caldo significa però alberi più secchi, che, se non sono curati, diventano molto più fragili», osserva Maud Lelièvre, consigliera municipale, membro del partito centrista Modem, soprattutto viste le piogge torrenziali sempre più frequenti.

 «L’ideale sarebbe tornare alla terra battuta», aggiunge Dan Lert, per facilitare l’infiltrazione dell’acqua nel suolo. L’ambizione è di diventare una “città spugna”, una sfida difficile, considerando che, sottoterra, Parigi è attraversata da una fitta rete di infrastrutture, dalla metropolitana ai sistemi di teleriscaldamento.

Il suolo impermeabile, però, non è l’unico problema. Basta alzare lo sguardo per rendersene conto. Due terzi dei tetti di Parigi sono grigi, in zinco: un materiale che assorbe il calore e raggiunge temperature di 80°C se esposto al sole a lungo, rendendo invivibili gli ultimi piani d’estate.

Per Dan Lert, «la grande difficoltà è che Parigi è una città storica: troppi progetti di isolamento degli edifici sono rallentati o bloccati dagli architetti dei Bâtiments de France, il servizio statale che tutela il patrimonio architettonico».

Soluzioni a basso costo, come ridipingere facciate e tetti con tinte chiare, sono difficili da implementare, nonostante gli studi dimostrino che ciò ridurrebbe le temperature di 3/6°C. «Per la nostra strategia di adattamento, prendiamo spunto dalle città dell’Europa meridionale», dice l’assessore, convinto che la capitale francese avrà presto le temperature di Siviglia.

Un’eredità difficile

Da quando, nel 2007, la città ha adottato il suo primo “Plan Climat”, la lotta contro l’effetto isola di calore urbana è diventata la priorità. E oggi Parigi rivendica i progressi fatti: l’uso delle auto è calato del 56 per cento negli ultimi 20 anni; la qualità dell’aria è migliorata grazie alla riduzione del 35 per cento delle polveri sottili e del biossido di azoto; 650 chilometri di strade sono stati riconvertiti in piste ciclabili, e 73mila case popolari sono state ristrutturate.

Eppure, inerpicandosi tra le vie di Montmartre, non tutti sono entusiasti. Molti residenti temono che la pedonalizzazione generale trasformi i quartieri in oasi per turisti, riducendo la mobilità quotidiana e peggiorando la qualità della vita. «Una parte dei parigini si lamenta perché i trasporti pubblici non sono all’altezza della situazione», dice Maud Lelièvre.

La linea B del servizio ferroviario metropolitano, tra le più vecchie della rete di trasporti pubblici, subisce regolarmente interruzioni dovute a malori e svenimenti dei passeggeri per il caldo eccessivo.

Non sarà la sindaca Anne Hidalgo a risolvere questi problemi, dato che non si ripresenterà per un terzo mandato nel 2026. Il centro e la destra sembrano pronti a sostenere Rachida Dati, attuale ministro della Cultura, mentre a sinistra manca ancora un candidato capace di raccogliere e portare avanti l’eredità ecologica della sindaca uscente.

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