- Mettere pubblicamente in discussione Salvini e la sua leadership era considerato, oltre che un modo sicuro per porre fine alla propria carriera politica, una pericolosa deriva rispetto alla narrazione di un partito compatto attorno al proprio Capitano.
- Ultimamente, però, qualche voce dissenziente ha cominciato a farsi sentire. Il presidente del Veneto, Luca Zaia, ad esempio, ha criticato duramente i leghisti anti green pass verso i quali Salvini ha mantenuto un atteggiamento di ambigua connivenza.
- Il primo nodo da sciogliere è proprio quello dell’equilibrio interno alla coalizione di centrodestra. Salvini puntava molto sul partito unico con Forza Italia. Un modo per isolare Meloni ma anche per raccogliere ciò che resta dell’eredità di Silvio Berlusconi.
L’ultimo a esplicitare il proprio malumore è stato il deputato Claudio Borghi, leghista di rito “no green pass”. Dopo essere sceso in piazza contro la “dittatura sanitaria”, ha incassato il decreto approvato dal governo e ammesso che questa, per lui, è una sconfitta. Per lui ma anche per il suo leader, Matteo Salvini, che, al di là delle dichiarazioni ufficiali, ha dovuto ammorbidire di molto la sua posizione sul tema. E anche se, intervistato dal Corriere della Sera, si dichiara soddisfatto «r



