Mentre si delineano i prossimi passaggi burocratici perché Ilaria Salis possa uscire dal carcere e andare ai domiciliari a Budapest, continua la polemica sul ruolo del governo. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha subito rivendicato il risultato come frutto «dell’azione sinergica del governo e della nostra ambasciata» che hanno lavorato «in silenzio», con un sottinteso polemico nei confronti dei familiari e dell’opposizione.

Ma la famiglia di Salis ha smentito qualsiasi «attività concreta da parte del ministro». «Ilaria è uscita grazie al clamore mediatico, non grazie al governo», ha detto Roberto Salis.

Del resto – come hanno ribadito più volte i membri dell’esecutivo italiano – l’Ungheria è un paese sovrano senza interferenze tra il governo e il potere giudiziario. Dunque sarebbe da ritenere che la scelta di concedere i domiciliari alla cittadina italiana sia stato il frutto solo del libero convincimento del giudice del riesame di Budapest.

Al netto di questo, ora che i domiciliari sono stati ottenuti, il governo dovrà compiere un atto concreto per permettere l’attivazione della legge quadro europea che consente a un cittadino europeo di scontare le misure cautelari disposte da un paese Ue nel proprio paese d’origine.

I difensori di Salis, infatti, hanno dichiarato che i domiciliari a Budapest sono solo il primo passo necessario per ottenere il ritorno in Italia.

L’incognita del voto

Il primo step sarà quello di pagare prima della prossima udienza i circa 40mila euro di cauzione, poi Salis verrà trasferita presso un domicilio nella capitale ungherese. Successivamente i legali dovranno presentare richiesta per i domiciliari in Italia, e alle autorità italiane toccherà chiedere al ministero della Giustizia ungherese la documentazione per il riconoscimento e l’esecuzione in Italia della misura applicata in Ungheria. Un atto pratico, quindi.

«Ora ci adopereremo per gli arresti domiciliari in Italia, facciamo il nostro dovere», ha confermato Tajani, tentando di chiudere la polemica con la famiglia ma definendo le loro come «parole in libertà». Nel frattempo anche il detenuto italiano Chico Forti è stato spostato dal carcere di massima sicurezza di Miami all’Agenzia statunitense per l’immigrazione, una decisione che anticipa il suo rientro in Italia.

Tornando alla vicenda Salis, dal governo è arrivata una nuova iniziativa che rischia di creare ulteriore confusione. La donna italiana detenuta in Ungheria è candidata alle europee nel collegio Nord-Ovest con Alleanza verdi sinistra e chiede di poter votare.

Tajani ha detto a Libero che «il ministero la sta facendo iscrivere all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero, affinché possa votare». E la stessa indicazione è arrivata alla famiglia anche dal ministero dell’Interno. Peccato che proprio questo potrebbe rivelarsi un passo falso in vista dell’ottenimento dei domiciliari in Italia. «Se Ilaria spostasse la residenza in Ungheria, non potrebbe più chiedere i domiciliari in Italia», ha spiegato il padre, che l’ha definita «una scorciatoia più semplice per evitare del lavoro», ovvero che un addetto del consolato italiano si rechi da lei per farla votare (anche se si sarebbe fuori tempo massimo per chiedere la procedura).

In altre parole, se non si attiva il cosiddetto “seggio mobile”, per Salis rischia di profilarsi una scelta: rinunciare a votare alle europee oppure rischiare di compromettere la possibilità di rientrare in Italia.

Proprio la candidatura di Salis con Avs è ancora al centro delle polemiche. Flavio Tosi di Forza Italia l’ha definita «ideologica» viste le «accuse preoccupanti a suo carico», e anche Maurizio Lupi ha parlato di «errore metterla in politica».

Anche il ministro Francesco Lollobrigida ha interpretato le parole critiche della famiglia contro il governo come «attivismo per la parte politica per cui la figlia si è candidata».

Al netto dello “scontro elettorale”, ora la prossima scadenza è fissata per l’udienza del 24 maggio e per la scarcerazione di Salis. L’esito del voto alle europee, con la sua possibile elezione, potrà mutare ulteriormente il contesto giuridico.

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