Tajani: «La nostra proposta è più restrittiva di quella attuale». La Lega chiude subito: «Irricevibile e tecnicamente inaccettabile». Riformisti dem favorevoli alla discussione, anche i Cinque stelle. Ma a sinistra nessuno ci crede. Renzi: «Lo aveva detto tale e quale un anno fa. Stavolta fa sul serio?»
Forza Italia annuncia un ritorno di fiamma per la sua proposta di legge sullo Ius Scholae, le opposizioni si dichiarano disposte a “vedere” le carte e, in caso, a votarla (in realtà questo è tutto da vedere), la Lega bolla il tutto come «irricevibile e tecnicamente inaccettabile». Ma il tormentone politico dell’estate è partito. Anche se è forte il rischio che tutto il dossier finisca nel nulla. Come la schiuma di un’onda sulla battigia, esattamente come è successo l’estate scorsa, quando a proporre la stessa legge era stato il vicepremier Antonio Tajani. La proposta fu depositata alla Camera, la destra si spaccò ferocemente, ma solo sui giornali. Alla fine non se ne fece niente.
Stavolta in mezzo c’è stato il fallimento del referendum sulla cittadinanza, e quel quesito che avrebbe semplicemente dimezzato i tempi per chiedere la cittadinanza da dieci a cinque anni, lasciando intatti i requisiti richiesti. Dei cinque quesiti – nessuno dei quali ha raggiunto il quorum – è stato quello che è andato peggio: il 65 per cento ha votato sì, ma ben il 35 per cento ha detto no. Un dato che ha aperto cateratte di autocoscienza a sinistra.
Una legge restrittiva
Va detto che Forza Italia in sostanza propone una legge che tecnicamente potrebbe dare esiti anche più restrittivi di quella attuale. Ad anticipare le “intenzioni” del suo partito è il portavoce Raffaele Nevi a Repubblica: «Se passa, passa con chi la vota. Noi la votiamo». In sostanza si tratta della possibilità di richiedere la cittadinanza italiana per un minore che abbia concluso il ciclo delle scuole dell'obbligo, e quindi in linea teorica – ma, vedremo, solo teorica – potrebbe anticipare di due o tre anni il termine previsto dalla legge in vigore, cioè quello del compimento del 18esimo anno. Motivo per il quale questa legge non piace affatto alla Lega, che ribadisce subito la sua indisponibilità a votarla.
I riformisti dem ci stanno
A sinistra i più veloci di riflessi sono i riformisti del Pd, da sempre teorici della necessità di dialogo con il centro della coalizione di destra. L’apertura di Forza Italia «è una possibilità che va verificata ed esperita, non lasciata cadere», per il senatore Filippo Sensi, «merita l'avvio di un confronto libero e costruttivo», per l’eurodeputato Giorgio Gori. «Ripartiamo provando a dare una possibilità a quelle bambine e a quei bambini che sono a scuola con i nostri figli e le nostre figlie? Approviamo insieme una legge doverosa di civiltà politica», dice la senatrice Simona Malpezzi, «verifichiamo se Fi fa sul serio per dare finalmente la cittadinanza ai bambini che studiano nelle nostre scuole».
A destra l’accoglienza è gelida. Ma il silenzio di Fratelli d’Italia lascia intuire che l’improvvisa riapertura del vecchio dossier, da parte di Forza Italia, non coglie di sorpresa il partito della premier. Che per ora lascia fare.
Tajani: che il Pd la voti
Tajani, a margine dell’informativa al Senato, finge di non curarsi della stizza della Lega. «Noi abbiamo una proposta di legge che è lo Ius Italiae. Una parte è già diventata legge perché il governo ha preso la parte sullo Ius sanguinis. Adesso abbiamo lo Ius scholae». A chi gli obietta che la convergenza con il dem sarebbe un fatto politico, replica: «La nostra proposta è diversa da quella del Pd. Noi diciamo: 10 anni di scuola con profitto, quindi è più restrittiva della situazione attuale. Noi vogliamo che la cittadinanza sia una cosa seria, quindi nessuna disponibilità al lassismo». «Noi abbiamo la nostra proposta. Siamo pronti a discuterla con tutti quanti. Il Parlamento è sovrano», in caso «non è che noi siamo pronti a votare con loro, è il Pd che deve votare la nostra proposta. Chiunque vuole votare la nostra proposta la voti».
In realtà al fatto che Tajani sia pronto a mettere davvero in difficoltà la sua maggioranza non crede nessuno. Non crede, per esempio, Matteo Renzi, che in aula lo sfida: «Lei ha detto che sullo Ius scholae Forza Italia presenterà una sua proposta legge. Lo aveva detto tale e quale un anno fa. Stavolta fa sul serio?». Ma certo le opposizioni non possono farsi sfuggire l’occasione di provare a dividere la destra. Persino Giuseppe Conte dice di essere pronto al dialogo: si augura che «non sia una chiacchiera estiva come avvenne l'anno scorso durante la calura agostana», dice. «Noi non aspettiamo altro». «Come M5s, se ci parlate di Ius scholae, è la nostra battaglia di anni e anni, su cui non abbiamo mai trovato la possibilità di confrontarci in Parlamento in modo concreto», «la questione è così importante che potremmo pure rinunciare a un po’ di ferie per ritrovarci qui e farlo subito. Non rinviamo, facciamolo subito». Va detto che è vero che M5s non era convinto dal quesito referendario, sul quale infatti aveva lasciato libertà di voto ai propri elettori.
Magi: «Ennesima boutade estiva»
A credere poco alle promesse estive di Forza italia è proprio il promotore di quel referendum, Riccardo Magi di Più Europa: la proposta di Tajani è «restrittiva rispetto alla legge attuale», l’apertura di queste ore «sembra l'ennesima boutade estiva di Forza Italia», «Ma è bene che si apra la discussione in parlamento: ci confronteremo lì nel merito, anche se temiamo che ancora una volta FI non faccia sul serio. A non crederci affatto sono i rossoverdi Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni: «Basta promesse a vuoto, se questa volta ci sarà una proposta di legge concreta che arriverà effettivamente in Parlamento, siamo pronti a confrontarci nel merito», ma l’obiettivo deve essere «allargare i diritti a chi vive, studia e lavora in Italia senza esserne cittadino».
Ronzulli: non è all’ordine del giorno
A dare ragione, in qualche modo, alle perplessità delle opposizioni, a metà pomeriggio arriva la senatrice Licia Ronzulli, una forzista che non è stata mai molto vicina a Tajani, anzi ne è stata anche avversaria interna. E che indirettamente, ma forse in maniera intenzionale, svela il gioco del vicepremier: lo ius scholae «non è all’ordine del giorno», spiega, e la sinistra lo usa come «arma di distrazione di massa per nascondere la vera notizia: al Senato sta continuando inesorabilmente il percorso di avvicinamento verso una giustizia più giusta ed imparziale. L'approvazione da parte dell'aula della modifica dell'articolo 102 della Costituzione, che introduce la separazione delle carriere, rappresenta un nuovo, importante passo per un sistema giudiziario equo, trasparente e davvero al servizio dei cittadini». Fosse come dice lei, a «nascondere» l’oggettivo successo della riforma voluta da Forza Italia sarebbe stato proprio il vicepremier Tajani.
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