Arrivano le prime dure reazioni della politica italiana contro Matteo Renzi, dopo la pubblicazione del report della Cia che dimostra il coinvolgimento del principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman, nella cattura e nell’omicidio del giornalista del Washington Post, Jamal Khashoggi, avvenuto nel 2018. Il leader di Italia viva, infatti, quando Domani ha scoperto delle sue conferenze in Arabia Saudita in qualità di membro del comitato consultivo dello Future Investment Institute - un organismo controllato dalla famiglia reale che corrisponde all’ex presidente del Consiglio italiano fino a 80mila dollari l’anno per sedere nel board – aveva dichiarato che avrebbe dato le sue spiegazioni al termine della crisi di governo.

Oggi che Mario Draghi e i suoi nuovi ministri si sono stabilmente insediati a Palazzo Chigi, però, delle spiegazioni del senatore semplice di Scandicci non c’è ancora traccia. Per questo – e soprattutto dopo la pubblicazione dello scottante rapporto da parte degli Stati Uniti - oggi la politica italiana chiede a gran voce non solo che Renzi chiarisca, ma anche che interrompa la sua collaborazione con la fondazione Future Investment Iniziative.

Il Pd: «Ancora convinto del nuovo Rinascimento?»

«Matteo Renzi aveva detto che dopo la crisi avrebbe chiarito i suoi rapporti con l'Arabia Saudita e il “grande principe ereditario”. Lui non ha ancora detto nulla, ma ci ha pensato Joe Biden. Chiarire ora non è solo questione di opportunità, ma di interesse nazionale», ha scritto l'ex ministro del Sud e dirigente del Pd, Peppe Provenzano.

Sulla stessa linea anche il vicepresidente dei deputati dem, Michele Bordo: «Renzi ci dica anche se è ancora convinto che in Arabia Saudita sia in atto un nuovo Rinascimento e che il principe ne sia addirittura l'interprete. Da quello che emerge in queste ore non mi pare proprio. Verificheremo se sia il caso di assumere una iniziativa parlamentare: dobbiamo chiarire questa vicenda. Si tratta di un tema di sicurezza nazionale ed è utile che un senatore della Repubblica, che ha avuto un ruolo importante nella nascita di questo governo, chiarisca realmente i suoi rapporti».

Il M5s: «Roba degna del più buio Medioevo»

Anche il Movimento cinque stelle incalza Renzi, tramite le parole del capogruppo nella Commissione esteri del Senato, Gianluca Ferrara: «Roba degna del più buio Medioevo, altro che Rinascimento», ha detto in relazione all’omicidio di Khashoggi. «Mentre lui andava in Arabia Saudita a tessere le lodi di un regime assassino, il governo di Giuseppe Conte e la Farnesina guidata da Luigi Di Maio bloccavano ogni vendita di armi verso quello stesso regime. Tra cui le bombe usate in Yemen che Renzi aveva deciso di vendere all'Arabia Saudita nel 2016».

Fratoianni: «La crisi di governo è finita, Renzi spieghi agli italiani»

Il segretario nazionale di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, rincara la dose: «Quindi il principe saudita a cui Matteo Renzi si è rivolto parlando di Nuovo Rinascimento, mostrando invidia per il basso costo del lavoro in Arabia Saudita, è un personaggio assai oscuro, come dimostra anche l'ultimo rapporto del governo Usa sull'omicidio del giornalista Khashoggi. Mohammed Bin Salman è il ministro della Difesa di quel Paese e Renzi è un senatore della commissione Difesa del nostro Paese. Renzi aveva promesso di rispondere sui suoi rapporti con quel regime dopo la fine della crisi di governo, è arrivato quel momento. La crisi di governo si è chiusa da molto tempo, continuiamo e continueremo a chiedere a Renzi una cosa semplice: chiarisca per trasparenza e per dovere di onestà nei confronti dei cittadini italiani».

I Verdi: «Renzi si dimetta dal board»

«Grazie al presidente Usa Joe Biden che ha reso possibile la diffusione del rapporto sull’assassinio del giornalista e blogger Jamal Khashoggi, il mondo viene a conoscenza che il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman "ha approvato un piano per ucciderlo o catturarlo". A questo punto il senatore Matteo Renzi si dimetta immediatamente dal board di Future investment iniziative da cui percepisce 80mila dollari l’anno», ha dichiarato il coordinatore nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli.

«Nel documento dell'intelligence Usa – aggiunge – si riporta che il principe saudita Salman vedeva Kashoggi come una minaccia al regno al tal punto di sostenere ampiamente l'uso della violenza se necessario per metterlo a tacere. Renzi, che è stato presidente del consiglio dei ministri e che alcune settimane fa ha sostenuto insieme al principe saudita i progetti della città The Line per la cui realizzazione sono stati rasi al suolo villaggi di tribù locali definendo tutto ciò un nuovo rinascimento, non può rimanere un minuto in più dentro quella fondazione». 

«Un politico illuminato – conclude l’esponente dei Verdi – deve avere sempre come faro della sua azione politica la difesa dei diritti umani, dell’ambiente e non dare nessuna sponda ad un regime che si e’ reso responsabile della repressione dei dissidenti con la violenza come accaduto drammaticamente a Kashoggi: Renzi prenda le distanze dal regno saudita e si dimetta dalla future investment iniziative».

Amnesty: «Censurabili anche i governi italiani che hanno avuto rapporti ufficiali con l’Arabia Saudita»

Il portavoce di Amnesty International, Riccardo Noury, pur non risparmiando una critica a Renzi alza il tiro: «Certamente è inopportuno essere invitati in forum internazionali che sono emanazione diretta della monarchia saudita e tacere sul sistema di violazioni dei diritti umani», spiega. Tuttavia, «su una scala di gravità», va capito se è ancora più da condannare il comportamento dei «governi italiani che hanno intrattenuto rapporti politici ufficiali con l'Arabia Saudita, inviato armi fino al 2019 a un paese in guerra con lo Yemen, partecipato al G20 virtuale», o hanno organizzato in quei luoghi partite di calcio come la Supercoppa italiana. In Italia, conclude il portavoce di Amnesty, «è stato fatto a gara a chi blandiva di più l'Arabia Saudita, dimenticando i blogger frustati in piazza, gli attivisti per i diritti umani in carcere, i difensori per i diritti delle donne ed i giornalisti sotto attacco».

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