Il presidente del Senato, seconda carica dello Stato, ha prima riaperto la querelle con il Colle auspicando un passo indietro del consigliere di Mattarella, per poi - dopo un’ora - negare l’evidenza e fare dietrofront
Non si dica che il presidente del Senato, seconda carica dello Stato, non abbia le idee chiare. Ignazio La Russa ha deciso di riaprire la questione del consigliere del Quirinale Francesco Saverio Garofani, chiedendone le dimissioni. Per poi fare dietrofront, forse accorgendosi dello scivolone.
«È il segretario del Consiglio Supremo di Difesa, quello che si deve occupare della difesa nazionale. Credo che forse è meglio che quel ruolo lo lasci a qualcun altro», ha detto La Russa questa mattina a Milano, all’evento Italia Direzione Nord in Triennale.
Frasi inequivocabili, tanto da far emergere dubbi sul fatto che avesse ascoltato quanto detto da Giorgia Meloni, ieri, domenica 23 novembre, quando la premier da Johannesburg ha detto: «Ho parlato direttamente con il presidente della Repubblica, ho chiarito tutta la questione. Approfitto per ribadire l’ottimo rapporto che da sempre ho con il presidente Sergio Mattarella. Non penso sia il caso di tornare su questa vicenda».
La posizione di La Russa su Garofani
La Russa, invece, ci è tornato eccome. Rispondendo a una domanda non si è limitato: «Fosse stato uno di destra, oggi lo vedremmo appeso nei lampioni della città, o probabilmente cattolicamente crocifisso. Pensate che questo è il segretario del comitato di difesa, che è quello che si deve occupare della difesa nazionale. Ecco, io credo che almeno quel ruolo forse è meglio che lo lasci a qualcun altro».
Il presidente del Senato non si è fermato: «L’idea che mi sono fatto è di un consigliere, che in un ambiente di tifosi più che calcistico, quindi a ruota libera, non so se bevessero anche vino, e come si suol dire “in vino veritas”, si sia lasciato andare improvvidamente a tutta una serie di valutazioni sul governo e sulla Meloni».
«Certo che se a parlare è un consigliere del presidente della Repubblica, non si può addossare ciò che dice al presidente della Repubblica, ma una critica a questo consigliere è assolutamente legittima, specie se gli è stato chiesto di smentire, e lui anziché smentire ha detto che è vero, ma si trattava di chiacchiere tra amici», ha aggiunto, concludendo: «La colpa è di chi solleva il problema, non di chi forse inconsciamente esprime non il pensiero del presidente della Repubblica, ma i suoi personali desideri, che non sono degni di uno che fa il consigliere del presidente».
Certo, poi c’è stata la postilla: «Voglio esprimere piena solidarietà al presidente della Repubblica Mattarella che, sono certo, non ha nessuna responsabilità e sicuramente non condivide le idee del suo consigliere». Ma le frasi di La Russa, che da presidente del Senato è tra l’altro colui che potrebbe fare le veci del presidente della Repubblica semmai necessario, sono state chiare.
La marcia indietro
Passata circa un’ora, ha fatto dietrofront. Un’inversione a U totale, smentendo sé stesso: «Spiace che avere risposto a una domanda sul consigliere Garofani possa pensare di far riaprire un caso che, anche io, come Meloni, considero chiuso e sul quale ho espresso personalmente sin dal primo minuto, piena solidarietà al presidente Mattarella».
«Certo, ho detto, forse in maniera troppo sincera, che Garofani potrebbe essere imbarazzato a svolgere il ruolo non di consigliere ma di segretario del Comitato Supremo di Difesa. Ma non tocca a me chiedere le sue dimissioni e nemmeno l’ho fatto», ha aggiunto. In fondo la regola aurea è sempre quella: negare l’evidenza, negare sempre. Una regola che paga in politica.
«Attacco al Quirinale»
Che sia stata una sbavatura istituzionale o dichiarazioni scappate di bocca prima di essere rimangiate, le dichiarazioni di La Russa hanno fatto ripartire reazioni e controreazioni. Angelo Bonelli, deputato di Avs, è tornato alla carica: «Le parole del presidente La Russa, seconda carica dello Stato, rappresentano un attacco e una pressione indebita nei confronti del Quirinale e confermano che la destra ha come obiettivo la delegittimazione del presidente della Repubblica. La Russa, che da Presidente del Senato interviene politicamente su tutto dimenticando il suo ruolo istituzionale, resta invece silente sull’inchiesta per corruzione in Sicilia che coinvolge Fratelli d’Italia».
«Ci dica se conosce Marianna Amato e ci spieghi perché difendono il Garante della Privacy Ghiglia, che ha lavorato alla sanzione contro Report. La Russa oggi ha attaccato il Quirinale perché la destra di questo Paese vuole demolire l’istituzione garante della nostra Costituzione e, sulle sue ceneri, ipotecare l’indicazione del nuovo Presidente con una riforma in chiave presidenzialista», conclude Bonelli.
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