L’Italia che lotta contro il Covid-19 ha un problema in più: la mafia. Lo scrivevamo su queste pagine il 30 gennaio con un editoriale di Isaia Sales. Oggi la direzione investigativa antimafia riporta nell'ultima Relazione semestrale che la pandemia rappresenta una «grande opportunità» per le cosche. È poi «oltremodo probabile» che tentino di intercettare i finanziamenti del Recovery plan «per la realizzazione e il potenziamento di grandi opere e infrastrutture, anche digitali la rete viaria» e le opere necessarie per una «generale riconversione alla green economy». Il rapporto della Dia, che evidenzia gravi rischi di infiltrazione e la crescita di riciclaggio e corruzione, soprattutto di fronte ai «nuovi canali di finanziamento che saranno posti a disposizione per la realizzazione e il potenziamento di grandi opere e infrastrutture, anche digitali».

Anche con il lockdown

Come raccontato da Domani, la criminalità organizzata ha continuato a operare anche durante il lockdown. Già adesso, nella sanità, le associazioni mafiose stanno ampliando il loro raggio d’azione approfittando delle necessità legate al Covid-19, si va dalle mascherine, alle Rsa – come raccontato in esclusiva a fine novembre 2020 - fino alle onoranze funebri, e i vaccini.

Sono calate le attività come traffico di droga, estorsioni, ricettazione, rapine («attività criminali di primo livello»), ma al contrario, rileva la Dia, c’è stato un aumento al Nord ed al Centro dei casi di riciclaggio e, al Sud, i casi di scambio elettorale politico-mafioso e di corruzione. Con la crisi economica innescata dalla pandemia, l'usura ha continuato a imperversare legando le attività produttive alle mafie. La disponibilità di liquidità delle cosche punta ad incrementare il consenso sociale anche attraverso forme di assistenzialismo a privati e imprese in difficoltà, con il rischio che le attività imprenditoriali medio-piccole «possano essere fagocitate nel medio tempo dalla criminalità, diventando strumento per riciclare e reimpiegare capitali illeciti». Negli scorsi mesi avevamo registrato il tentativo sospetto di trasferire in Italia mezzo miliardo di euro. A questo punto, si legge nella relazione, «intercettare i segnali con i quali le organizzazioni mafiose punteranno, da un lato, a rilevare le imprese in difficoltà finanziaria, esercitando il welfare criminale e avvalendosi dei capitali illecitamente conseguiti mediante i classici traffici illegali; dall'altro, a drenare le risorse che verranno stanziate per il rilancio del paese».

Il Recovery plan

Adesso le associazioni criminali guardano ai miliardi che dovranno arrivare dall’Europa. Quelli raccontati infatti, secondo l’antimafia, sono «segnali embrionali che, però, impongono alle istituzioni di tenere alta l'attenzione soprattutto sulle possibili infiltrazioni negli Enti locali e sulle ingenti risorse destinate al rilancio dell'economia del Paese». Sono cresciute anche le segnalazioni di operazioni sospette (Sos) pervenute alla Direzione rispetto allo stesso periodo del 2019. Un dato «indicativo se si considera il blocco delle attività commerciali e produttive determinato dall'emergenza Covid della scorsa primavera». 

Pubblica amministrazione e politica

Le strategie si basano soprattutto sui contatti con la Pubblica Amministrazione e con i privati. Nel primo caso per acquisire appalti e commesse pubbliche, nel secondo per rafforzare la presenza in determinati settori economici, scardinando o rilevando imprese concorrenti o in difficoltà finanziaria. La Dia parla di «propensione per gli affari che passa attraverso una mimetizzazione attuata mediante il "volto pulito" di imprenditori e liberi professionisti attraverso i quali la mafia si presenta alla pubblica amministrazione adottando una modalità d'azione silente che non desta allarme sociale». 

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