A una decina di giorni dalla sorprendente vittoria di Elly Schlein alle primarie del Partito democratico, il bilancio dei consensi per la nuova segreteria è piuttosto positivo. I sondaggi mostrano quasi tutti un incremento nel gradimento del Pd e segnalano il sorpasso del Movimento 5 stelle dopo mesi trascorsi alla rincorsa.

Tutti i numeri di Schlein

Swg è l’istituto più generoso e assegna al Pd il 19 per cento dei consensi, contro il 15,7 del M5s. Più ristretto il margine secondo Emg: 18,1 contro 16,2 per cento. Per Quorum, il Pd è al 17,9 contro 15,6 per cento del Movimento. Per IndexResearch, infine: il Pd è al 17,8 contro il 16,7 del Movimento.

Non sono risultati sorprendenti. Il periodo successivo all’elezione di un nuovo segretario porta quasi sempre a un incremento delle percentuali assegnate al partito nei sondaggi: effetto della copertura mediatica prima e soprattutto dopo il voto e, in questo caso, dell’entusiasmo per una vittoria inaspettata.

Ma in un fase come quella attuale lontana da prove elettorali (il primo voto importante sarà quello delle Europee tra un anno), i sondaggi hanno un’importanza relativa. Possono aiutare a creare un clima positivo per il nuovo segretario che a sua volta può spingere a salire sul carro del vincitore, ma non sono da soli sufficienti a garantire l’unità del partito.

Il rischio “diarchia”

Lo si è visto chiaramente in questi giorni. La minoranza del Pd ha impiegato poco a riprendersi dalla sconfitta e dal mancato esodo di ceto politico dal partito previsto dai rivali di Schlein. Bonaccini e i suoi alleati hanno subito iniziato a fare muro, pretendendo la presidenza del partito, una posizione dalla quale potranno esprimere una linea parallela a quella della segretaria, generando, secondo i sostenitori di Schlein, una pericolosa “diarchia”.

La minoranza può contare sul fatto che Schlein ha numeri risicata nell’assemblea del partito e nella direzione nazionale, i due organi principali del Pd, il primo dei quali si riunirà questa domenica per eleggere la segretaria. E così, sul punto, Schlein finirà per cedere.

Questo clima di irrigidimento si comincia a notare anche sui media, dove la luna di miele con la neosegretaria sembra già avviarsi alla conclusione. Il Foglio, quotidiano che fa informale punto di riferimento della minoranza Pd, ha già iniziato a cannoneggiare la segretaria. Repubblica, dopo una prima settimana di accoglienza entusiasta sembra essersi già raffreddata.

Prendersi il partito

In questa situazione, per Schlein sono particolarmente importanti i consensi tra iscritti, attivisti, militanti e dirigenti del Pd, più che quelli tra l’elettorato più vasto. Sono loro che possono creare il tipo di pressione interna in grado di bloccare o comunque limitare i tentativi di imbrigliare la segretaria.

I numeri da questo lato sono positivi anche se per il momento non ancora straordinari. Secondo IndexReaserch, oltre il 65 per cento degli elettori Pd ritiene che Schlein contribuirà a rendere più unita ed efficacie l’opposizione.

Fondamentale per Schlein sarà la questione degli iscritti. Se riuscirà a portare (o riportare) una parte considerevole di chi l’ha votata alle primarie dentro il partito, otterrà due risultati: il primo, rafforzare l’idea di una segreteria innovativa e vincente, che a sua volta favorirà l’effetto bandwagon; il secondo: crearsi un cuscinetto di sostenitori in grado da scoraggiare e, nel caso, farle rivincere, future sfide alla leadership.

Su questo fronte le cose stanno andando bene, anche se non benissimo. Il Pd sostiene che dalla riapertura del tesseramento questa settimana ci sono stati 7.500 nuovi iscritti, una cifra confermata in un’intervista anche da Bonaccini. Sono numeri non incredibili, considerati i circa 320mila iscritti al partito (circa perché i numeri del Pd sono particolarmente misteriosi: un altro aspetto sul quale Schlein potrebbe portare una ventata di novità).

Sono anche un segnale che esiste un elettorato ansioso di tornare in un Pd che lo rispecchi, ma per ora non sono sufficienti a garantire Schlein in alcun modo dai colpi di mano interni. Il punto centrale, quindi, è capire se la segretaria riuscirà a cambiare questo stato di cose.

Schlein assicura che quello di questi giorni non è che l’inizio e prepara un tour che probabilmente sarà concentrato nel Sud Italia. Nel frattempo è intervenuta in due trasmissioni televisive, Che tempo che fa e Otto e mezzo, dove oltre che ai temi del lavoro, si è spesa molto sui diritti civili.

Per i quotidiani di destra si tratta di un errore imperdonabile («più che suicidio assistito è un suicidio assicurato per il Pd», ha scritto Libero). È certamente vero che i temi dei diritti non sono in cima alle priorità per l’elettorato in generale. Ma se l’obiettivo di Schlein è quello di consolidare la sua presa sul partito prima di cercare di vincere le prossime elezioni (che come abbiamo visto sono distanti oltre un anno), allora la scelta dei diritti civili non è necessariamente sbagliata.

A differenza di lavoro ed economia, i diritti civili non sono divisivi dentro il partito e la coalizione più in generale. Inoltre, per gli elettori e i militanti della sinistra sono molto più centrali che per gli italiani in generale. Anzi, per i 20-40enni dei grandi centri urbani che alle primarie hanno determinato la vittoria di Schlein, questi temi e questo linguaggio sono forse quello che più li ha attirati nella sua candidatura. Sta lei ora riuscire a mobilitarli per saldare la sua presa sul partito.

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