La mobilitazione congiunta, promossa da Dati bene comune, insieme alla rete D.i.Re, Donne in Rete contro la violenza e con la collaborazione di Period Think Tank.che chiede al governo di rispettare le leggi sulla trasparenza dei dati
«Rendere pubblici i dati sulla violenza contro le donne e di genere non è una questione tecnica, ma una scelta politica e di responsabilità democratica». Una mobilitazione congiunta, che chiede al governo di rispettare le leggi sulla trasparenza dei dati e di renderla prassi. Queste le richieste che muovono la nuova campagna #dativiolenzadigenere, promossa da Dati bene comune, insieme alla rete D.i.Re, Donne in Rete contro la violenza e con la collaborazione di Period Think Tank.
La richiesta politica
L’obiettivo è chiedere al governo di garantire la pubblicazione regolare, completa e accessibile dei dati sulla violenza maschile contro le donne e di genere, compresi i femminicidi, come previsto dalla legge 53 del 2022 e dalla Direttiva dell’Unione Europea. A oggi, il servizio Analisi criminale del dipartimento della pubblica sicurezza, diffonde report trimestrali sugli omicidi volontari, con un focus sui casi riconducibili alla violenza contro le donne. Tuttavia, la qualità e il livello di dettaglio di questi dati restano molto bassi, rendendoli di fatto poco fruibili per analisi approfondite o per valutare l’efficacia delle politiche pubbliche.
Le informazioni sono aggregate e prive della documentazione necessaria per comprendere in modo chiaro le relazioni tra vittima e autore, il contesto dei reati e la loro distribuzione territoriale. Al momento il database più completo e è quello realizzato dalle attiviste di Non una di meno, con l’Osservatorio nazionale femminicidi, lesbicidi e transicidi. I dati vengono raccolti «non solo per mostrarli e renderli noti, ma soprattutto per denunciare la violenza sistemica esercitata sulla vita delle donne e di tutte le libere soggettività che si sottraggono alle norme di genere imposte». Quando si dice che il problema è sistemico, significa, dati alla mano, che in Italia una donna su tre subisce violenza maschile, ma i dati pubblici che dovrebbero raccontare la dimensione reale del fenomeno restano parziali, frammentati e difficili da consultare.
La necessità di avere dati aperti e disaggregati
«Il governo sostiene che i dati siano disponibili, ma non è così. L’accesso è limitato e temporaneo - dichiara Patrizia Caruso, Responsabile dell’Unità resilienza per ActionAid Italia - . Per capire e contrastare la violenza contro le donne e di genere servono dati aperti, aggiornati e consultabili nel tempo».
Non è una richiesta simbolica, dunque: è un diritto e un obbligo di legge. A novembre 2024, Dati Bene Comune, aveva già denunciato la situazione, evidenziando come la mancanza di accesso ai dati renda impossibile qualsiasi analisi approfondita. A inizio 2025, in collaborazione con Period Think Tank, la campagna ha presentato una richiesta Foia alla Direzione centrale della polizia criminale: la risposta, arrivata il 9 maggio 2025, ha fornito per la prima volta dati più completi, finora esclusi dal dibattito pubblico. Un passo avanti, ma isolato.
Avere i dati per pianificare strategie di intervento
Per Giulia Sudano, Presidente di Period Think Tank, «ampliare l’accesso e la completezza dei dati sul fenomeno della violenza maschile alle donne e di genere nelle sue diverse forme dovrebbe essere una priorità di tutte le istituzioni, a partire dal ministero dell’Interno». Sia per elaborare politiche più efficaci di prevenzione basate sui dati, sia per permettere a tanti soggetti diversi di pianificare interventi più mirati. Proprio su interventi e strategie per il contrasto e la prevenzione della violenza maschile contro le donne e di genere, che è a tutti gli effetti una questione politica, si concentra Cristina Carelli, presidente D.i.Re - Donne in Rete contro la violenza. «La risposta a questa esigenza dichiara quanto sia effettivamente tra le priorità del governo agire per il cambiamento culturale e sociale necessario. Come rete nazionale dei centri antiviolenza, che ogni anno restituisce dati fondamentali alle istituzioni, da queste pretendiamo il medesimo impegno», dice a Domani.
La campagna, inoltre, invita tutte le organizzazioni civiche, i centri di ricerca, le associazioni e i media indipendenti ad aderire alla lettera aperta indirizzata alla Presidenza del consiglio, al ministero dell’Interno e a quello della Giustizia, inviando una mail con oggetto: “Vogliamo i dati sulla violenza di genere” all’indirizzo info@datibenecomune.it.
Anche il nostro giornale, durante la due giorni de Il Domani delle donne, affronterà questi temi. Venerdì 7 novembre, dalle 11.45 alle 12.30, all’interno del panel : (Rac)contare i femminicidi, la giornalista Emanuela Del Frate dialogherà con le ospiti della giornata: Ilaria Boiano, Donata Columbro, Paola Di Nicola Travaglini e Federica Rosin dell’Osservatorio nazionale femminicidi e transicidi di Non una di meno.
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