Ci sono piccole sconfitte che segnano più delle grandi vittorie. Sconfitto nella “sua” Conegliano, il governatore del Veneto Luca Zaia è adesso costretto a fare i conti con il mito della sua invincibilità che inizia a scricchiolare. E a dover prendere sul serio le spaccature sempre più profonde che esistono all’interno della Lega e del centrodestra.

Nella cittadina in provincia di Treviso dove Zaia è nato cinquantatré anni fa, il sindaco uscente Fabio Chies, di Forza Italia, ha vinto al ballottaggio con il 53,46 per cento contro Piero Garbellotto, candidato sostenuto da Lega, FdI e centristi.

Per il successo al secondo turno è stata decisiva l’indicazione di voto del Pd, che sta giocando un ruolo destabilizzante dialogando di volta in volta con pezzi del centrodestra in funzione anti-sovranista.

L’inizio della crisi

21/05/2017 Parma, Congresso Federale Lega Nord, nella foto Matteo Salvini ( a destra) e Luca Zaia ( a sinistra),

Tutto è iniziato con una crisi locale diversi mesi fa. Nel novembre 2020 tredici consiglieri hanno rassegnato le dimissioni davanti al notaio facendo cadere la giunta guidata da Chies e producendo il commissariamento del comune.

Due mesi prima Zaia ha vinto le elezioni regionali con oltre il 76 per cento. A Conegliano Forza Italia si divide in due tronconi e uno passa all’opposizione. I “dissidenti” vengono subito espulsi dal partito di cui Chies è anche il coordinatore provinciale.

Nei mesi successivi la Lega, che fino ad allora era stata alleata di Forza Italia, individua un suo candidato forte, un imprenditore di Conegliano vicino al presidente: Piero Garbellotto, patron della squadra di pallavolo femminile Imoco Volley, con diversi scudetti alle spalle e quest’anno anche campione d’Europa.

Zaia, a differenza delle altre campagne locali, si impegna in prima persona per appoggiare Gabellotto, candidato con Lega e Fratelli d’Italia (mentre Chies si ripresenta con Forza Italia e civiche). Partecipa ai suoi incontri elettorali, in cui fanno capolino anche altri big della Lega veneta: il sindaco di Treviso, Mario Conte, e quello di Cortina, Gianpietro Ghedina, e dal palco invita i coneglianesi a votare per lui perché «serve un uomo di visione» anche in vista delle Olimpiadi Milano-Cortina del 2026, vero cavallo di battaglia del presidente.

Ci sono in ballo infrastrutture per centinaia di milioni di euro, come i collegamenti a fune tra Cortina e i monti Arabba e Civetta, varianti stradali, opere ferroviarie, impianti sportivi. Ma Conegliano, cittadina ricca e moderata, non sembra apprezzare la trasformazione sovranista della Lega di Salvini e l’alleanza con Giorgia Meloni, e non si entusiasma neppure all’idea dei giochi invernali.

«Zaia insisteva sulle Olimpiadi per far capire che voleva creare un’asse con le città che stanno in mezzo tra Venezia e Cortina, cioè le “sue” Treviso e Conegliano, sul tema delle infrastrutture per dare più spazio all’accoglienza turistica – dice una fonte vicina a Forza Italia – ma non è stato apprezzato che un governatore venisse a fare campagna elettorale per un candidato che riteneva già sindaco, utilizzando programmi e progetti regionali come se fossero di Conegliano. Forte del consenso di un anno fa pensava di sbancare ma è stato punito».

Voto civico

Conegliano diventa così l’unica cittadina sopra i 15mila abitanti a non essere governata dalla Lega in provincia di Treviso. La vittoria di Chies è ancora più curiosa perché la maggior parte dei voti è andata alle liste civiche che lo sostenevano, “Avanti tutta” e “Forza Conegliano” (insieme hanno raccolto il 26,5 per cento) mentre al partito di Berlusconi è andato solo il 5,5 per cento.

«Chies ha vinto come persona, non come uomo politico. E questo dimostra quanto un certo tipo di elettorato si stia scollando da ideologie, appartenenze a partiti e coalizioni, cercando persone affidabili a fronte della continua deriva verso una destra sempre più radicale», dice Dino Parrano, futuro consigliere comunale della lista del sindaco Chies che subentrerà agli assessori designati.

Dello stesso avviso anche fonti del Pd veneto, che vedono nel ribaltone di Conegliano «una prova generale di quello che potrebbe succedere nel dopo Zaia: se Lega e FdI dovessero diventare anche a livello locale i partiti populisti, sovranisti e di destra che sono sulla scena nazionale, tutti i moderati che fanno fatica a stare con loro apriranno un dialogo con gli altri. Questa è stata l’analisi anche di Renato Brunetta, ministro veneto di Forza Italia. Il consenso di Zaia è diventato a tal punto personale che neanche a casa sua riesce a trasferirlo a un candidato di Lega e FdI, visto che lui è ormai qualcosa di totalmente diverso».

Un’analisi condivisa dal segretario del Pd del Veneto, Giacomo Possamai: «Zaia è stato un argine in questi anni allo spostamento a destra della Lega a livello nazionale, dopo di lui in Veneto e non solo gli equilibri sono tutti da rivedere. Dobbiamo porci l’obiettivo di un’alleanza che coinvolga anche le forze moderate, popolari e liberali, perché di fatto il governo Draghi sta dimostrando come la vera distanza tra le forze in campo in questo momento si misuri sull’atteggiamento che abbiamo sull’Europa, sulla sanità. Si pensi ai messaggi contraddittori lanciati da Lega e FdI sul green pass. Certo è significativo che questo sia avvenuto nella cittadina natale di Zaia, vuol dire che è possibile vincere anche lì. In Veneto la partita è aperta».

Non solo Conegliano

Secondo fonti della Lega veneta, la partita elettorale di Conegliano va inserita in un contesto più ampio: «La sconfitta ha riguardato anche il comune di Este, nella bassa padovana, e quello di Bovolone, in provincia di Verona, dove la Lega nord ha battuto la corrente legata a Lorenzo Fontana».

Zaia si era presentato al termine della campagna elettorale anche a Este, cittadina importante sotto il profilo agricolo-industriale e sanitario (l’ospedale di Schiavonia è stato il primo colpito dal Covid nel febbraio 2020, diventando un esempio di gestione positiva del contagio ospedaliero al contrario di quello bergamasco di Alzano Lombardo) per appoggiare la sindaca uscente Roberta Gallana.

Suscitando l’irritazione dello sfidante, Matteo Pajola: «I nostri pezzi grossi sono i cittadini, non abbiamo certo bisogno di chiamare qualche “big” a nostro sostegno, siamo un gruppo civico sino in fondo».

La rivincita delle civiche ha dunque aperto una breccia nella corazzata zaiana e nell’asse Lega-Fratelli d’Italia. Raccontano che all’indomani del voto regionale del settembre 2020 Zaia abbia aperto la prima riunione di maggioranza mettendo sul tavolo le oltre 916mila preferenze andate alla sua lista – quasi il doppio di quelle raccolte da Lega e FdI – guardando i presenti con aria interrogativa.

Ora questo potere personale, scollato dalle organizzazioni e spesso in contrasto con le loro battaglie e le loro agende, rischia di trasformarsi in un elemento di debolezza.

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