Il presidente russo Vladimir Putin festeggerà il suo 70esimo compleanno in un’atmosfera tutt’altro che festosa. Niente passeggiate in Siberia, cavalcate nella steppa o partite di hockey con altre celebrità come in passato, ma un sobrio incontro a San Pietroburgo con gli ultimi capi di governo che gli sono rimasti alleati.

Raramente Putin è apparso così politicamente debole, come ha scritto oggi il giornale russo indipendente Moscow Times. La guerra va sempre peggio, le regioni appena annesse vengono riconquistate pezzo a pezzo dagli ucraini e i luogotenenti del suo regime sono sempre più divisi e fuori controllo. Al presidente russo non resta che celebrare l’ingresso nell’ottava decade della sua vita con una serie di minacce nucleari che appaiono sempre più disperate.

Una vita al potere

Nato a San Pietroburgo il 7 ottobre del 1952, Putin ha fatto carriera nei servizi segreti sovietici, il famigerato Kgb, ed è stato scelto come successore dall’allora presidente Boris Yeltsin nei convulsi anni seguiti alla caduta del regime comuniste. Scelto come primo ministro nel 1999 ed eletto presidente l’anno successivo, Putin è al potere ormai da oltre vent’anni.

Da sempre un leader autoritario e allergico a qualsiasi forma di opposizione che non sia attentamente controllata, negli ultimi anni e in particolare dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, putin ha stretto la morsa del suo controllo, trasformando la Russia in una vera e propria dittatura personale.

Il suo regime si regge sui siloviki, i dirigenti dell’apparato di sicurezza scelti in gran parte tra i suoi ex colleghi del Kgb, in particolare quelli provenienti dagli uffici di San Pietroburgo, la roccaforte del suo potere. I grandi oligarchi, gli industriali arricchitisi nella caotica epoca delle privatizzazioni degli anni Novanta, hanno accettato di non occuparsi di politica in cambio della tranquillità nella gestione dei loro affari. Un baratto che, tacitamente, Putin ha fatto con la popolazione russa più in generale. E anche grazie a un mix di repressione sempre più dura e, fino a pochi anni fa, di crescita economica e stabilità, è uno scambio che ha funzionato. Fino ad oggi.

La scommessa sbagliata

L’invasione dell’Ucraina il 24 febbraio ha scosso dalle fondamenta il regime di Putin e la recente decisione di lanciare una mobilitazione “parziale” per fornire truppe fresche al dissanguato esercito russo ha causato proteste in tutto il paese e la fuga di centinaia di migliaia di cittadini russi maschi, tra cui alcuni dei professionisti più istruiti e formati nel paese.

Putin ha costruito la sua immagine di presidente di successo sui successi militari e sul ritorno della Russia alla grandezza del passato. Ora che le sconfitte militari e l’isolamento internazionale mettono in dubbio questi risultati, le crepe nell’edificio putiniano si moltiplicano. La Duma, il parlamento russo, ha iniziato a discutere la possibilità di rimuovere il capo di stato maggiore dell’esercito Valery Gerasimov. Il ministro della Difesa Sergei Shoigu viene ormai apertamente attaccato da esperti militari, ospiti dei talk show e persino da funzionari del regime (ieri il vice presidente della regione occupata di Kherson lo ha invitato a suicidarsi, per il momento senza subire conseguenze).

Per ora, in una classica dinamica dei regimi autoritari, la ricerca dei colpevoli di questo disastro si concentra sui “cattivi consiglieri dello zar”, ma in un regime autocratico, dove ogni decisione passa per il leader supremo, si tratta di un esercizio retorico. Tutti sanno benissimo chi ha la responsabilità più grande per il disastro che ha colpito il paese. 

L’ultima speranza

Anche se le dinamiche interne del Cremlino rimangono misteriose anche per i più acuti osservatori e nessuno fuori dalla cerchia ristretta dei siloviki ha accesso ai pensieri privati di Putin, la gran parte degli esperti sostiene che Putin rimane convinto che questo non sarà il suo ultimo compleanno al potere e che uscirà vincitore da questa situazione.

«Putin è sicuro che sul lungo periodo otterrà quel che vuole dall’Occidente e che la situazione sul fronte ucraino è importante, ma non è l’elemento decisivo», ha detto all’Associated press Stanislav Belkovsky, un consulente politico con molti contatti nella classe dirigente russa. 

La sua scommessa è che l’Occidente e la Nato si stancheranno presto di sostenere l’Ucraina e che torneranno presto a trattare con la Russia per ottenere il ripristino delle forniture di energia. A quel punto, Putin spera di ottenere un mantenimento dello status quo, con circa un quinto dell’Ucraina occupata e pianificare con calma la sua prossima mossa.

Proprio oggi, in occasione del compleanno, il patriarca ortodosso Kirill ha chiesto ai russi di pregare per la salute e la fortuna del loro presidente. Mai come oggi Putin sembra davvero averne bisogno.

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